sabato 1 febbraio 2014

Dallas, Lousiana

Il mio lettore sa quanto detesto i tearjerkers (o strappalacrime), e la giovane Hillary Swank fu complice di Clint Eastwood nel 2004, nella realizzazione di uno dei più famosi e acclamati esempi di questo genere, per il quale ebbe anche un Oscar (sui 4 vinti); anche se è già in lizza per gli Oscar con 6 nominations questa volta il film non è uno strappalacrime, ma viene davvero da piangere:


Dallas Buyers Club di J. M. Vallée (2013)
☻☻☻+
è la storia romanzata di Ron Woodrof, elettricista Texano malato di AIDS a cui i dottori davano solo un mese di vita, e che invece non solo tirò avanti altri sei anni, ma divenne una sorta di Robin Hood dei disperati che si trovavano nelle sue condizioni, spacciando farmaci sperimentali e illegali negli USA attraverso il Club del titolo; nella sua attività Ron, interpretato da un convincentemente cadaverico Matthew McConaughey 

che per questo ruolo ha perso 21.3188 Kg. (o 27 libbre=)

è affiancato da un travestito, una grande interpretazione di Jared Leto

as Rayon

che di chili ne ha persi solo 13.6078 (o 30 libbre); e forse dopo tutto è meglio nella versione femminile; anche lui fu coinvolto in quella tremenda reclame della coca travestita da dramma sociologico a titolo Requiem for a Dream, uno dei film più inverecondi a memoria d'uomo, ma evidentemente l'esperienza degli strappalacrime è servita a entrambi;

*SIGH*

DBC è ovviamente un film da Oscar, ma è diretto da un Francese, e questo è avvertibile praticamente in ogni scena, non si arriva mai a quell'eccesso fastidioso che caratterizza e sminuisce la maggioranza delle produzioni Americane, soltanto per la loro americanità; credo sia solo una questione di misura, anche e specialmente nel caso in cui il protagonista sia un popolano del Texas che beve, sniffa e frequenta solo prostitute, interpretato da un vero Texano (...) dalla parlata buffa; e ancor più specialmente, nel caso in cui la vera protagonista sia la tremenda Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, dove ogni conseguenza patologica è una premessa poco allettante; il film di Vallée segue l'eroe patologico nella sua lunga ma agile odissea contro il muro di gomma delle istituzioni sanitarie e legali, facendone un moderno crociato in una guerra persa in partenza, laddove il suo nemico n.1 non è tanto la malattia ma lo stesso ente che approva o pone il veto sulle porcherie chimiche rifilate ai malati Americani, il famigerato Food and Drugs Administration, ovvero il racket delle medicine; che è ovviamente  un organo governativo; in questo film, durante la sequenza della "riunione", si rivela una realtà scomoda e temo poco nota ai pazienti (o meglio, clienti farmaceutici) di tutto il mondo, la fatidica fase X in cui Big Pharma ottiene il permesso per passare dai roditori alle cavie umane, e inizia la sperimentazione clinica grazie al supporto degli ospedali, che non possono promettere una guarigione ma ovviamente hanno l'unico motivo ritenuto buono da simili istituti per somministrare ai pazienti qualcosa in luogo di qualcos'altro, e qui il gesto di  McConaughey/Woodroof per illustrare quel motivo è chiaro e lampante anche per lo spettatore Italiano:

UNDERSTAND?

viene davvero da piangere, dicevo, perchè la vicenda particolare di Mr. Woodroof è soltanto un caso fra milioni, in cui l'utente si trova condannato a morte -letteralmente- da una diagnosi resa infausta e anzi fatale solo dalla iniquità del sistema sanitario, dai dottori foraggiati dalle percentuali lusinghiere delle grandi case farmaceutiche e dalle cliniche al soldo delle stesse; qui vediamo non soltanto i retroscena ospedalieri, ma anche la realtà -esperita personalmente da Woodroof- della medicina proibita, importata da qualunque Paese la producesse e spacciata in patria come una qualsiasi altra droga; di fatto negli USA il termine "drug" vale per medicina quanto per droga, con gli aggettivi "prescription" per quelle vendute in farmacia, e "illegal" o "illicit" per quelle da strada, qualunque cosa siano; questa è la realtà dei fatti, per quanto riguarda tutte le droghe in quanto tali, e l'interessante caso che vediamo ricostruito qui è degno di tutta la nostra attenzione, perché siamo tutti (potenziali) utenti sanitari; conoscendo quanto basta di questo esecrabile mercato della salute, devo ammettere che non mi dispiacerebbe emulare il Nostro, prima o poi, e trovare l'occasione giusta per sputare in faccia a un dottore qualsiasi:


anche se immagino che non ne valga la pena;

questa invece è per me un'altra buona occasione per condividere le informazioni che provengono dall' interno, ovvero dal nido di serpenti che è Big Pharma, nelle parole di una ex-CEO dell'industria farmaceutica, e oggi "whistleblower" che ne denuncia gli abusi e le attività "legalmente criminali", una donna saggia e coraggiosa di nome Gwen Olsen, che qui dice come vengono "manipolati" i dottori:


Gwen Olsen, autrice del libro Confessions of an RX drug pusher (Confessioni di una spacciatrice di ...farmaci) ha un sito personale qui. E' uno dei rari casi in cui la fonte delle informazioni è autorevole e indubitabile, e l'unico motivo valido per cui si potrebbe scagionare dall'accusa di concorso in omicidio plurimo premeditato e aggravato è la sua conversione alla causa della "vera salute" (rispetto alla "salute commerciale") di cui per il momento ovviamente si legge solo su internet.... e solo ricercandola.

Per quanto riguarda il blogger, spero che l'Oscar per il miglior film vada a questo titolo; non mi stupirei se lo vincesse, ma mi stupirei ancora meno se ciò non accadesse.... Non c'è speranza, sarà ancora una volta la noia a vincere.
Per questa sera, è stata una piacevole variazione.

P.S.: nel film il Texas è interpretato dalla Lousiana, da cui il titolo del post

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