The counselor di R. Scott (2013)
☻☻
è un altro raffinato, moderno western filosofico che ricorda inevitabilmente -anche per la presenza di J. Bardem, e altri metodi di esecuzione capitale "alternativi", No country for old men (2007) dei Coen, ma è inevitabile anche il rimando all'inclassificabile Savages di Stone (2012), compreso il cattivo in gonnella, in un altro "cockatil micidiale" di droga e denaro; anche qui lo scenario è il solito deserto sconfinato tra USAe Mexico, dove l'irrilevante Michael Fassbender
(l'androide gay di Prometheus) è Il procuratore del titolo, complice del solito narcotrafficante, che un giorno si accorge di dover pagare per le sue malefatte tutto in una volta, senza possibili dilazioni; a partire dall'uomo-titolo, tutto il cast mi risulta da sempre inspiegabilmente antipatico, con Brad Pitt che ha ritrovato il suo cappello da cowboy
e la intollerabile Cameron Diaz, per la quale è arduo trovare anche degli aggettivi proporzionati, oltre "intollerabile"
(che era Hitler in Der Untergang) sul destino del popolo Gentile avaro di eroi e assoggettato al dio dei giudei mi ha lasciato perplesso (soprattutto riguardo l'identità dell'autore) però è degno di nota, perché può apparire come la confabulazione di un vecchio giudeo saputo sulla via dell'Alzehimer, mentre è il mero riflesso della nostra realtà storica e quotidiana, e questo dovrebbe se non altro destare qualche preoccupazione. In qualche non-ebreo, almeno.
The counselor è un gran pezzo di cinema ben interpretato da un cast ben diretto, con una ottima fotografia di Dariusz Wolski (Dark City) ma non cerca nemmeno di coinvolgere lo spettatore, proprio come nel ripugnante flashback con la Diaz che si "fotte" la Ferrari di Bardem (che dice "She fucked my car!") incurante delle reazioni del proprietario, è "troppo ginecologico" anche per il più perverso spettatore, è come la "crisi economica" che non risparmia nessun utente monetario, a parte chi stampa i soldi; o forse, meglio ancora, è proprio a questo che allude Bruno Ganz, e la sua similitudine religiosa in tal caso è pregnante; questa di Scott mi è sembrata la stessa confezione sofisticata, elegante ma anonima che ricordo del macabro Hannibal (2001), un film che ti lascia con un vago malessere per qualche istante dopo i titoli di coda, e dopo un té caldo non riesci a trovare un solo buon motivo per ricordartene;
a parte ovviamente un post nel tuo blog;
a parte ovviamente un post nel tuo blog;
di tutt'altro genere è
The spectacular now di J. Ponsoldt (2013)
☻☻☻+
che è una innocente, fresca, sincera commedia romantica oltremodo aggravata dall'etichetta teen movie e la cui minaccia apparentemente incontrastabile nei primi istanti della visione ha rivelata ben presto l'unicità di un'opera d'esordio perfettamente riuscita sotto ogni profilo, paragonabile solo al magico Before Sunrise di Linklater, un vero instant classic che anche il più ottimista fra i bloggers cinefili si potrebbe aspettare tutt'al più da un Francese, una di quelle rare, piccole cose belle del cinema che colla loro minuta, semplice e imprevista bellezza possono rincuorare il vero amante del vero cinema; ancora una volta, l'alchimia è incomprensibile nella sua apparente perfezione, nel trattamento di un tema apparentemente già esaurito nel Pliocene come l'innamoramento fra due adolescenti; una storia che chiunque -letteralmente- potrebbe avere scritta, è ancora una volta la più interessante per la sua mera singolarità; questo film non solo ci mostra due tra i pochi ragazzi "americani" simpatici in circolazione, che in comune hanno un tipo di bellezza non troppo "americana" ma piuttosto "popolare", e per questo -a mio parere- del tutto irresistibile;
Shailene Woodley e Miles Teller
perché in fondo il blogger è un "inguaribile romantico" (purtroppo anche e soprattutto nel senso più poetico del termine) ma il poter riconoscere in qualche altro esemplare, o esempio di umanità qualche buon motivo per amare l'essere umano, al di là di ogni possibile e finanche imperdonabile difetto (compresa l'eventuale ebreità) è sempre qualcosa che mi restituisce -almeno per qualche ora- un senso di benessere metafisico, il minimo per arrivare a sera; questo è il caso dei due personaggi del film, ma anche dei loro interpreti, del cantore della loro storia immortale e insomma, come ben sappiamo, non esiste un film fatto da una sola persona...
(e con un piccolo contributo di "papà" Kyle Chandler)
il giovane Teller è una vera sagoma, un talento naturale, ma la rivelazione per me è Shailene Woodley, già famosa per le numerose apparizioni televisive e per il suo ruolo in The Descendents di Clooney, per cui fu nominata al Golden Globe come miglior attrice non-protagonista;
pluripremiata, elencata tra le Most Beautiful at Every Age da People nel 2012 è più o meno agli antipodi della bellezza canonica degli standards americani, e forse per questo una delle cosine più adorabili viste ultimamente (negli ultimi 30 o 40 anni) sugli schermi; cosa che in un film d'amore fa sempre comodo;
nonché una straordinaria attrice;
i due, vincitori per e con questo film al Sundance Film Festival, compaiono nel cast dell'imminente Divergent (2015); anche se li rivedrò volentieri in azione difficilmente potrei apprezzarli in una grossa produzione come in questo memorabile quanto piccolo, intimo capolavoro del cinema indipendente.
Che naturalmente non verrà mai distribuito in Italia.
Un altro punto a favore della pirateria, che io continuo a chiamare file sharing.
Nessun commento:
Posta un commento