venerdì 26 settembre 2014

AGNI-TIONEM

o anche "CHI E' IL DIO DEGLI INGLESI?"


da http://it.wikipedia.org/wiki/Agni (grassetto mio)

Presso la religione induistaAgni è il dio del fuoco, figlio del cielo e della terra (rispettivamente Dyaus e Prthivi), è una divinità vedica che rappresenta le forze della luce; è inoltre un invincibile guerriero ed è il signore del luogo della cremazione e del fuoco della foresta; suo è il "calore" generato nelle pratiche yoga.
[...] È raffigurato in forma di uomo rosso con due teste, quattro braccia e tre gambe, occhi scuri e fiamme che gli fuoriescono dalla bocca, sempre a cavallo di un ariete (infatti, da Agni deriva il segno zodiacale dell'Ariete, che è appunto un segno di fuoco). Nelle mani sorregge gli strumenti per ravvivare il fuoco, e il cucchiaio dei sacrifici. Secondo altre rappresentazioni, il suo aspetto è caratterizzato da sette lingue e capelli di fuoco oppure da un corpo dorato, denti possenti, mille corna e mille occhi.
da http://it.wikipedia.org/wiki/Agnus_Dei


Agnus Dei è un'espressione evangelica in lingua latina che significa "Agnello di Dio" e si riferisce a Gesù Cristo nel suo ruolo di vittima sacrificale per la redenzione dei peccati dell'umanità.
Con Agnus Dei o agnello pasquale si indica anche una particolare immagine della simbologia dell'arte ecclesiastica: unagnello che porta una croce, e che rappresenta appunto Cristo.

Questo "simbolismo" è tristemente poco simbolico per il blogger vegano, quando si tratta appunto di "Agnello Pasquale", ovvero di una creatura che è realmente, naturalmente INNOCENTE, che non ha nulla a che fare colle simbologie malate dei Gentili, non potrebbe davvero importargli di meno, ma questo non gli evita di finire scannata, fatta a pezzi, cotta e divorata da coloro per festeggiare la loro maledetta festa di morte
questa è una visione parziale e relativa del fenomeno, mentre la relazione diretta dell'Ariete -il maschio adulto della pecora- che è assimilato al vedico Agni, con l'Agnello -il giovane maschio della pecora- che è simbolo del cristo (K-R-S-T) giudeo, è qualcosa di naturalmente inconfutabile; sono la stessa cosa, in due età -tempi, o modi- differenti;
l'apparente contrasto fra il candido agnellino, in Latino agnus, vittima sacrificale della superstizione umana, e la figura descritta e rappresentata in termini alquanto diabolici, con tanto di pelle rossa, corna e fuoco, della divinità Indiana di Agni, considerato un "Dio della Luce" (come Lucifero?), trova una possibile chiave nel ruolo di quest'ultimo come "accettatore" e "ministro" dei sacrifici (http://en.wikipedia.org/wiki/Agni);
Nel Rigveda Agni definisce il personaggio divino e l'energia stessa, rappresentata dal fuoco, che egli impersona; questa distinzione è necessaria nella nostra lingua, mentre ovviamente non lo è nella lingua sacra per antonomasia, il San-scrito, dove le parole hanno un valore e un significato reale e immutabile, corrispondente a concetti tradizionali, eterni, che noi conosciamo solo nella versione "filosofica" -ma niente affatto sacra, al di là del nostro personale amore per il sapere- dell'archetipocome leggiamo ancora su Wikipedia, il particolare tipo di sacrificio dedicato dai fedeli ad Agni corrisponde a quello definito "olocausto" (ovvero completamente consumato dal fuoco) nella versione Greca dell'Antico Testamento;
la ambiguità linguistica, di cui non voglio preoccuparmi oltre, riguarda la ovvia assonanza tra Agni e Ignis, che in Latino è, perlappunto, fuoco; 
Wikipedia Italia prosegue:
"La sua principale manifestazione è "il fuoco che brucia sull'altare dei sacrifici"; brucia i demoni che minacciano di distruggere tali sacrifici ed è un mediatore tra gli dei e gli umani da cui i sacerdoti comprendono molto sulla vita dell'aldilà. In questa divinità persiste anche la concezione di "fuoco universale" che nell'uomo si individua nel calore della digestione (infatti, secondo l'Ayurveda, Agni è il fuoco vitale, che anima tutti i processi biologici, e rappresenta il metabolismo digestivo) e nel moto animico della collera e del "bruciante pensiero"." (Ibid.)

Lascio al mio lettore il piacere della ricerca a partire da questi indizi, mentre il mio post è dedicato ad una scoperta che non lascia dubbi di sorta; "Scripta Manent," e lo troviamo scritto sul sito ufficiale della CEI:

 Apocalisse 11, 8 - I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso
e nella versione Inglese autorizzata della Bibbia di Re Giacomo (Cambridge Edition):
 Revelation 11:8 - And their dead bodies shall lie in the street of the great city, which spiritually is called Sodom and Egypt, where also our Lord was crucified.
(Trad.: E i loro corpi morti giacerannno sulle strade della grande città, che è spiritualmente chiamata Sodoma ed Egitto, dove anche il nostro Signore fu crocifisso)

(enfasi MIA)
Lo stesso libro (Apocalisse/Rivelazione) lo stesso capitolo (11) lo stesso versetto (8) ma non le stesse parole; come se non bastassero le discrepanze tra le versioni antiche, tra il Greco e l'Ebraico e il Latino, quello che separa la versione Italiana moderna da quella Anglosassone "autorizzata" (la King James Version) è un vero abisso, e il fatto che per gli Inglesi il significato di "Egitto" sia SPIRITUALE, mentre per gli italofoni è SIMBOLICO, rappresenta un altro enigma di questo libro di enigmi, l'anima del Mistero Occidentale.
Io non altro da aggiungere a proposito, sono un ricercatore e un osservatore; ho ricercato, ho trovato, e ora osservo ciò che ho trovato con la stessa incredulità del mio lettore:
certo, in un vasto corpus mitologico di scuola cabbalistica, dove ritroviamo intrecciati miti, mitologia, eventi, personaggi, simbologie e simboli tra i più antichi, la cui leggera patina dell'ebraismo, lo zucchero a velo sulla torta, per così dire, oggi rappresenta tutto ciò che è accessibile all'utenza spirituale cattolica, c'è ben altro che meriterebbe tutta la nostra attenzione, come di fatto se l'è meritata durante i tanti anni del mio percorso gnostico; e come si è detto già le questioni che riguardano la translitterazione di certi nomi, epiteti, termini particolari, può impegnare uno studioso di professione per una vita intera; se poi parliamo addirittura di traduzioni, come quella fatta nel 1611 per il Re Giacomo I (e VI, e Figlio di Maria Stuarda, derivata da diverse fonti compresa la Vulgata, si rischia di cadere nel ridicolo profondo, oltre alle eventuali emicranie; infatti, non voglio dilungarmi oltre, riporto solo ciò che troviamo stampato oggi sul "Libro dei Libri", nelle due distinte versioni che a tutt'ora sono le più diffuse, le uniche "bibbie ufficiali" in circolazione in Italia e nei Paesi Anglosassoni. Oltre il dilemma fondamentale che rappresentano questi versi, ovvero quale Signore sarebbe stato crocifisso in Egitto, o a Sodoma, e quale dovrebbe essere il significato, spirituale e/o simbolico di questo duplice nome, c'è il dilemma che riguarda l'appartenenza del Signore stesso; e' il nostro o il loro Signore che fu colà crocifisso? E se questa pare una questione di lana caprina per qualcuno, non possiamo nemmeno immaginare che gli autori, i copiatori, i traduttori di queste parole, abbiano trattata con leggerezza una simile questione; perché il Signore degli ebrei (in teoria) non era quello degli Egizi o dei Sodomiti, e di certo si tratta di un Signore con la S maiuscola. 
Un altro punto (interrogativo) a nostro sfavore.

lunedì 15 settembre 2014

A farro e fuoco

Oggi voglio appuntare nel mio blog qualche altra breve informazione nutrizionale, a proposito del farro, in particolare quello che ha costituita la mia cena odierna, lo spelta; 
ancora una volta non occorre spulciare siti di "nutrizionismo alternativo" per ottenere le informazioni necessarie, si tratta solo di prestare la dovuta attenzione all'argomento:
ci interessiamo qui delle CARATTERISTICHE ALIMENTARI, per come sono esposte su Wikipedia:

Povero di grassi, ricco di fibre, di vitamine e di sali minerali e di ferro.  Nel farro è presente anche il glutine, ma una forma di glutine leggermente diverso rispetto al glutine del frumento ed è per questo che è considerato più digeribile.  La coltivazione del farro è stata rivalutata negli ultimi anni, in particolare modo da aziende agricole interessare alla produzione biologica essendo una pianta rustica che non necessità di chimica per la sua coltivazione, ed anche per le sue ottime proprietà nutrizionali.  Con la farina di farro è possibile fare un ottimo pane con un gusto più aromatico rispetto alla farina di frumento.  Il farro è uno dei tipi di frumento meno calorici: 100 g apportano circa 340 kcal; inoltre contiene l'aminoacido essenziale metionina, carente in quasi tutti gli altri cereali.  Il farro contiene rispetto ad altri cereali buone quantità di vitamine del gruppo B e anche proteine. (SIC - http://it.wikipedia.org/wiki/Farro#Caratteristiche_alimentari - Corsivo aggiunto)

Fingiamo di non sapere che qualcuno considera il Triticum Durum, o "grano duro" responsabile di un avvelenamento cronico e multi-generazionale in atto da oltre quarant'anni; per quanto mi riguarda, lo specchietto qui sopra sarebbe già abbastanza per convincermi di non aver mai fatta la scelta giusta per quanto riguarda la mia alimentazione, e in particolare per ciò che da queste parti viene considerato il cibo per antonomasia, la base stessa dell'alimentazione "mediterranea", il pane, assieme all'altro prodotto derivato dal "grano duro", la pasta; riguardo la fatidica metionina, essa è un amminoacido essenziale, ovvero 

che un organismo vertebrato non è in grado di sintetizzare da sé in quantità sufficiente, ma che deve assumere con l'alimentazione.

(http://it.wikipedia.org/wiki/Amminoacidi_essenziali) -- ne leggiamo sempre su Wikipedia alla voce metionina:

"...È anche un potente acidificante delle urine, utile per il controllo di batteri patogeni ed inoltre di grande impiego per il trattamento di alcuni tipi di calcoli renali e delle vie urinarie"

(http://it.wikipedia.org/wiki/Metionina)
come spesso capita, la versione di Wikipedia in Inglese è paradossalmente più generosa di informazioni, e per il mio lettore riporto un elenco parziale degli alimenti che contengono metionina in quantità rilevante; questa annotazione è di carattere personale (mi ricordo meglio tutto ciò che scrivo) e quindi faccio volentieri  a meno di riportare ogni tipo di cadavere più o meno macinato che troviamo elencato nella tabella (qui per intero in Inglese):

  • semi di sesamo
  • noci del Brasile
  • germe di grano
  • avena
  • arachidi
  • ceci
  • mais, giallo
  • mandorle
  • fagioli pinto, cotti
  • lenticchie, cotte
  • riso integrale, grano medio, cotto

Riguardo i benefici derivanti dal consumo regolare di questo amminoacido essenziale, ne leggiamo su aminoacidstudies.org: 

"... la deficienza di L-methiotina può causare o esacerbare i sintomi di depressione e allergie e portare ad un accumlo di tossine."  (http://aminoacidstudies.org/l-methionine/)

oltre ai cibi di Wikipedia, il sito aggiunge alla lista (ovviamente qui censurata):

  • vegetali verdi
  • broccoli
  • germogli
  • spinaci
e ancora, dallo stesso articolo:

"La L-metionina è responsabile della riduzione dei livelli di istamina nel sangue, motivo per cui può risultare positiva contro i sintomi allergici. Inoltre, è importante nella regolazione dell'equilibrio acido base e produce gli atomi di zolfo necessari in vari processi chimici organici. In questo modo può contribuire alla detossificazione da metalli pesanti (come il mercurio delle otturazioni dentali) attraverso la formazione di complessi e di cartilagini." (http://aminoacidstudies.org/l-methionine)

a questo proposito, sarà interessante approfondire con questo articolo di Wikipedia: 
http://it.wikipedia.org/wiki/Chelazione


Il farro, tra parentesi, è un alimento più che ottimo, delizioso, e la sua consistenza si può paragonare solo a quella del khorasan (Triticum turanicum) --altresì noto con il nome di "Kamut" (il quale è un marchio registrato negli USA) --  uno dei pochi cibi che rendano tutta la bontà naturale malgrado la cottura, senza la quale sarebbe impossibile consumarli; per le questioni più "pratiche", leggiamo su Cibo360 in un articolo dedicato al famoso Farro della Garfagnana (IGP):

"Il farro è, storicamente, uno dei cereali più antichi di cui si ha testimonianza, sembra che le prime coltivazioni di farro risalgano al 7000 a.C. in Mesopotamia, sicuramente era un cibo molto consumato dai Greci e dai Romani, ma poi, durante il Medioevo al farro sono sttai preferiti altri cereali, come il frumento. Le ragioni dell'abbandono, quasi in tutta Italia, della coltivazione del farro risiedono in una questione puramente pratica e commerciale: il farro, infatti, ha una bassa resa per ettaro e la sua raccolta è molto difficoltosa, in quanto i chicchi etndono a cadere sul terreno una volta maturi." 
(SIC -- corsivo aggiunto --  da http://www.cibo360.it/qualita/certificazioni/cereali/farro_garfagnana.htm)

Nel caso, a questo punto rileggetevi quel vecchio post sul durum, che tra i grani è sicuramente il più duro da mandar giù; io sto già pensando al miglio (Panicum miliaceum), che forse è anche migliore del farro, perché non contiene nessun tipo di glutine.

Quello di cui mi sono reso conto nel frattempo è che, in un Paese dove già il pane comune costa uno sproposito, e in una regione particolare del Paese dove il pane è un'arma chimica (cosa che non migliora certo la situazione già tragica riguardante la scelta della materia prima) ogni genere di alternativa al grano duro viene venduta a prezzi addirittura offensivi per l'utente alimentare medio; la stessa cosa vale per la pasta; mezzo chilo di pasta comune costa attorno all'euro, le paste di farro, di khorasan, di canapa, ma persino quelle di riso costano almeno il doppio, e fino a quattro volte tanto; il racket del grano non lascia molte speranze di poter migliorare la propria alimentazione, se non pagando a caro prezzo questo cambiamento che io considero fondamentale, e di cui riconosco i grandi benefici a pochi mesi dall'inizio della sperimentazione su me stesso; benefici, in ogni caso, indescrivibili. Ma il punto è che non si tratta di "mangiare meglio", come abbiamo visto, si tratta innanzitutto di non avvelenarsi mangiando, e una volta fatto questo si possono poi apprezzare gli effetti che degli alimenti sani, e tutti teoricamente "economici" (una teoria che non si confà alle leggi del mercato, ma soprattutto del supermercato) possono avere su di noi.

ADDENDUM: PANE PER I NOSTRI DENTI?



FARINA
rum. faina; prov. e cat. farina; fr. farine; port. farinha; sp. harina = lat. FARINA, da FAR farro, grano, di cui sembra forma aggettivale (v. Farro)




da "Il consumo e i regimi alimentari" -- Il Mondo dell'Archeologia (2002)

Sumeri

"Esiste in sumerico un'amplissima terminologia relativa ai diversi prodotti della macinatura, che differenziava tra semole utilizzate per la panificazione e semole (soprattutto di orzo e farro)"

Mesopotamia

"Il pane, inoltre, non era di norma lievitato, perché l'uso del lievito non si confaceva al tipo di cereale generalmente usato (farro), particolarmente povero di glutine. "

Comunità Egee dell'età del bronzo

"Dal repertorio dei dati archeobotanici si può ben comprendere come anche il farro e l'orzo, elementi base della produzione cerealicola, dovessero indubbiamente costituire una parte essenziale della dieta alimentare."

"...L'alimento più comune doveva essere in ogni caso la zuppa di orzo, o un porridge fatto con il farro o con la farina d'orzo."

Mondo Etrusco-Italico

"La specie di grano più diffusa era il farro (Triticum dicoccum), facilmente coltivabile anche in terreni poco dissodati, ma è probabile che, almeno in alcune aree, fossero coltivate già all'epoca qualità più nobili di frumento, che fornivano farine più raffinate e adatte alla panificazione, come la siligo, che in età romana era prodotta a Chiusi, Arezzo e Pisa. Almeno inizialmente, il farro veniva consumato sotto forma di pappa bollita con l'aggiunta di acqua o latte, come avveniva anche
presso le popolazioni italiche; ancora in età imperiale Marziale (XIII, 8) citava le clusinae pultes, una sorta di polenta a base di farro tipica di Chiusi e la farinata (farrata) era considerata da Giovenale (XI, 109) tipica della cucina etrusca. I rinvenimenti archeologici, nell'età del Ferro, confermano le notizie riportate dalle fonti: nell'abitato di Luni sul Mignone, di epoca protovillanoviana (X sec. a.C.), i rinvenimenti paleobotanici hanno attestato il consumo di cereali (Triticum dicoccum e/o Triticum spelta, orzo) e legumi (fave, lenticchie e ceci)."




da I pasti e le bevande nell'antico Egitto

“L'Egitto era un paese agricolo e offriva molti tipi di cibi: grano, orzo, farro, sesamo, aglio, fave, lenticchie, cipolle, fichi, datteri, melagrane e uva. Il pane, invece veniva impastato con farina di farro o di orzo, che era l'alimento essenziale. Esso veniva consumato semplice o arricchito con grasso e uova, oppure addolcito con miele e frutta”




Un chicco di farro agli albori della civiltà

"Il farro è con tutta probabilità il primo tipo di frumento che l’uomo ha iniziato a coltivare e raccogliere, sin dai tempi del Neolitico. Per i Romani era strumento di paga dei legionari, che d’altra parte di farro si nutrivano durante le lunghe campagne militari in Europa. Varie ricerche hanno seguito le tracce del farro nell’antichità, concentrandosi sull’area della cosiddetta Mezzaluna Fertile, in Medio Oriente. Là, secondo un team di scienziati norvegesi che ha esaminato il DNA di 68 specie di farro, è nata la coltivazione del cereale, oltre 11mila anni fa. Come riportato sulla rivista Science, le varietà di farro coltivate all’epoca appaiono molto simili a quelle selvatiche. Scegliendo le spighe con chicchi più grossi, col fusto più robusto e usandole come sementi, le popolazioni dell’area avrebbe selezionato la pianta, favorendo nell’arco di poco tempo il passaggio da una civiltà di raccoglitori a una di agricoltori. Dietro al farro e alle sue caratteristiche particolarmente favorevoli, dunque, potrebbe esserci una delle ragioni della nascita delle prime civiltà agricole umane."



da Il farro dall'antica Roma ad oggi

"Questo cereale fu definito da Plinio il Vecchio “il primo cibo dell’antico Lazio” ed era, di fatto, alla base dell’alimentazione degli Etruschi prima e dei Latini poi. Sono molteplici le testimonianze di quanto il farro fosse importante nell’antica Roma. In base alle XII tavole della Roma Repubblicana (V secolo a.C.), persino gli schiavi avevano diritto ad una razione giornaliera
di “far” ed è altrettanto noto che l’unica forma di matrimonio riconosciuta era la confarreatio, durante la quale ai due sposi veniva offerta una sorta di focaccia preparata con la farina di farro.

Per la sua valenza nutrizionale veniva impiegato anche tra i legionari romani, che portavano con loro un sacchetto con diverse razioni di farro. Va menzionata anche la puls, una polentina preparata con farina di farro e acqua o latte, condita con pepe e sale, oppure con il garum, una salsa simile all’attuale pasta di acciughe.

Il suo impiego rimase ampio anche nel Medioevo e nel primo Rinascimento, prima di essere soppiantato da quello del frumento."



da Il farro La «pastasciutta» dei romani

"Si dice che il l’Impero romano fu fatto più con il farro che con il ferro. In effetti fu il «carburante» energetico grazie al quale le legioni romane poterono conquistare il mondo. Il farro infatti era la base dell' ’alimentazione militare. Ai legionari ne veniva distribuiva mensilmente una certa quantità, il cui valore veniva detratto dalla paga. I soldati partivano per la guerra con un pugno di questo cereale nella bisaccia, masticandone i chicchi durante la marcia."



-- Ritengo che, se non altro la varietà delle fonti da cui provengono gli articoli succitati dovrebbe essere sufficiente ad affrancare la validità di queste informazioni al di fuori del contesto propagandistico anti-culturale globale, come quello che -ad es.- ha rimosso dal nostro vocabolario il significato originale del termine "farina" -derivato da "farro"- per assimilarlo più o meno esclusivamente a quello della semola di "frumento", o semplicemente "grano" (Triticum aestivum - T. durum...) così come i due "prodotti tipici" onnipresenti nel menù dell'Italiano medio, il pane e la pasta.
Il farro era coltivato e utilizzato regolarmente nell'alimentazione quotidiana di Sumeri, Babilonesi, Turchi, Elleni, Egei, Fenici, Egiziani... Insomma, la realtà alimentare e nutrizionale dell'antichità che vediamo riassunta brevemente qui sopra, e che abbraccia un periodo di millenni in cui si susseguirono tutte le grandi civiltà sorte nel bacino del Mediterraneo e nel vicino Oriente, era fondata sull'impiego di vari cereali -miglio, orzo, riso- fra i quali primeggiava sempre il farro, una coltivazione oggi ridotta ai minimi termini per via della sua scarsa resa (economica, non certo energetica!);
il consumo alimentare di canapa -così come il suo uso in ogni aspetto della vita quotidiana degli antichi- è in genere inevitabilmente trascurato -o meglio, oscurato- per ovvii motivi nelle "fonti ufficiali"; quello è probabilmente il vero "cibo degli dèi", per il corpo così come lo è per la mente; ma questa è un' altra storia;
questo breve excursus che consegue alla mia personale, felice ri-scoperta dell'Antico Grano, il cui gusto sublime e la cui consistenza straordinaria hanno risvegliato in me l'interesse per ciò che è lecito chiamare cibo, ribadisce un concetto importantissimo nella nostra dieta filosofica come in quella alimentare, che non bisogna prendere mai, assolutamente, nulla per scontato;
come nel caso della bontà del pane
il pane non è buono, se non per il suo particolare gusto al quale siamo stati abituati fin da bambini; come è noto, siamo in grado di abituarci veramente a tutto senza che l'abitudine sia in qualche modo positiva, e in genere tutto ciò che è abitudine tende a essere l'opposto; questo vale per ogni sorta di droga, dall'eroina al caffé e dal tabacco allo zucchero raffinato, passando per i carboidrati (zuccheri complessi);
la mia personale conclusione è che molto probabilmente il grano moderno, il cosiddetto grano duro, classificato come Triticum durum, è il peggiore tipo di grano che sia mai stato possibile ottenere nella storia dell'umanità, che esso rappresenta uno dei gravi problemi che oggi affliggono l'utenza alimentare globale, e da quanto si è potuto capire i così detti "celiachi" si possono dire fortunati perché il loro organismo risponde prontamente all'offesa prima che in esso si sviluppi una qualche sindrome patologica di sorta: in genere smettono di mangiare pane e pasta e affini, e tutto si risolve bene, mentre i non-celiachi -la maggioranza della popolazione- che si ostinano a mangiare il loro "buon pane quotidiano" continuano a intossicarsi giorno dopo giorno e anno dopo anno, ignari delle cause di tanti, strani, diversi e inspiegabili sintomi che in alcuni casi possono risultare invalidanti.
Sulla reale, scientificamente provata, e grave perniciosità del “frumento”, invito ancora alla lettura dell'articolo seguente: http://www.greenmedinfo.com/page/dark-side-wheat-new-perspectives-celiac-disease-wheat-intolerance-sayer-ji

Infine, una curiosità enciclopedica per chiudere il post in bellezza (Trad. mia):


ETIMOLOGIA

L'etimologia della parola Italiana farro è probabilmente derivata dal Latino Volgare farrum, dal Latino far, farris, 'tipo di grano' (come in 'farina' (cibo)); [in Inglese, N.d.T.far è derivato dalla radice Indo-Europea  *bʰar-es- : 'spelta' che diede origine anche al termine Inglese barley, all'Albanese bar: 'erba', allo Slavonico  брашьно (brašĭno) : 'farina' e al Greco  Φήρον (Phḗron): ' deità pianta'

Corsivo e grassetto, ovviamente, sono tutti miei.

Addendum (11.27.14): a proposito del temibile Triticum Turgidum Durum, leggiamo su WiseSociety:

Il grano duro più usato nel mondo per la panificazione si chiama Creso ed è un grano geneticamente modificato, ottenuto nel 1974 in Italia dall’ ENEA attraverso un incrocio tra la varietà messicana Cymmit e l’italiana Cp B144, mutante del grano Senatore Cappelli sottoposto a irraggiamento di raggi gamma o raggi x. Oggi la quasi totalità di pane, pasta, dolci, pizze, certi salumi, capsule per farmaci, ecc., è ottenuto nel mondo da questa varietà di grano duro. Alcuni studi scientifici hanno lanciato il sospetto che l’uso di questo grano e delle varietà che ne sono derivate, a causa del suo contenuto di glutine più elevato del normale, sia la causa dell’aumento nel numero di casi di celiachia. I prodotti biologici possono essere un’alternativa solo in parte perché le sementi usate possono sempre essere della varietà Creso.
(http://wisesociety.it/alimentazione/varieta-e-valori-alimentari-del-grano/)
Io del grano "Creso" non avevo mai letto o sentito parlare fino ad oggi... Che strano...

giovedì 11 settembre 2014

Nuovo Lago Paradiso

Eden Lake di J.Watkins (2008)

Il genere horror è sempre stato particolarmente generoso di sottogeneri, di cui quello country/folk è tra i più abusati; l'incipit con la coppia o il gruppo di turisti sprovveduti che finiscono inevitabilmente nelle grinfie di uno o svariati (fino a 2,000) pazzi forsennati armati di scure, falce, o qualunque attrezzo da usarsi impropriamente e con violenza inaudita, è uno dei clichès più consunti a memoria d'uomo, assieme ad ogni stereotipo della fauna umana locale, e dell'ambiente idilliaco che si rivela improvvisamente ostile;

Oh Green World... Don't desert me now...

questo elegante caso particolare dal Vecchio Mondo contempla la solita base di hillbillies sciroccati pronti a far la festa alla coppietta di cittadini, dove la solita minestra è speziata con qualche tocco raffinato di "exploitation off", à la Haneke, senza mostrare particolare simpatia per gli effetti speciali, accessori di scena ben dosati nell'insieme; 

"Va bene, avete ragione! Quel film era una vera vergogna!" sembra dire il povero Mike ai suoi aguzzini

qui non è l'accento pesantemente Gallagher della gang di bifolchi assetati di sangue a fare la differenza maggiore, rispetto al tradizionale "americanaccio" delle comunità bucoliche degli horror statunitensi, quanto la loro età; si può parlare quindi di un raro fenomeno di hillbullies, di ragazzini in età scolare che giocano estremamente pesante anche con i malcapitati adulti e non mostrano il minimo indizio di pietà, insistendo con la loro straziante parlata dialettale e l'occasionale pugnalata al fianco; ma nemmeno questa è una novità; 

Ma si usa ancora postare i video di gente arsa viva su Facebook? Forse nelle campagne Inglesi...
abbiamo visto praticamente già tutto anche all'interno di questo sottogenere, compresi i minori-killer privi di identità o umanità di sorta, tra cui ricordiamo ad es. Ils (2006), e il più recente e più ambiguo Hors Satan (2011), con la sua strana prospettiva in controcampo estatico;
sull'esempio del memorabile Deliverance (1972), Eden Lake mantiene le distanze dal sottogenere attraverso il suo messaggio ecologico di fondo, dove il nuovo stereotipo dello hillbully incarna la natura semi-selvaggia di un habitat violentemente antropizzato, in cui la cieca ignoranza del volgo si sposa alla bieca insofferenza e al malessere recondito dell'urbe; 

Sicurezza, è la parola-chiave

lo scenario incantato su cui si svolge la scena, il Lago Eden del titolo, è in effetti una cava allagata, l'esito di un intervento umano disastroso che ci rimanda appunto al "contrasto selvaggio" magistralmente messo in scena da Boorman; il film inizia dove quello era finito, ma non ha nient'altro di interessante da dire a proposito; in compenso ci vorrebbero i sottotitoli per capirlo;

SPOILER! l'ennesimo colpo-di-scena: uscita quasi intatta dall'incubo forestale la poveretta sta per essere investita da un furgone. A un passo dalla tragedia, quella associata al titolo Long Weekend (2008)
Le analogie con il capolavoro boormaniano non vanno oltre, il film di Watkins si risolve con un ripasso generale della messaggistica pedagogica adeguata al grande pubblico, la violenza genera solo violenza, cane mangia cane, chiodo scaccia chiodo, non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire, i panni sporchi si lavano in famiglia, contadino scarpe grosse e cervello fino, chi va al mulino si infarina, una mano lava l'altra, etc. etc. L'abissale divario tra la mentalità del cittadino raffinato, che vorrebbe solo godersi un weekend sulle rive della vecchia cava allagata prima che l'edilizia deturpi il panorama, e quella del giovane popolano che vuole solo ascoltare il rap a manetta sulla stessa spiaggia, bere birra e sniffare colla, permangono nella medesima situazione di stallo iniziale, millenario, con la conferma dei nostri peggiori sospetti impietosamente posta a chiusura del dramma, e la minaccia inesorabile che le cose non cambierannno nei millenni a venire; ma perlomeno non è la minaccia di un sequel.
Fassbender (visto di recente in The Counselor) non mi ha mai convinto in nessuna delle sue prove d'attore, e continua a non farlo qui; certamente quella di Kelly Reilly (Mary in Sherlock Holmes) è di qualità superiore

(probabilmente la sua epidermide ne ha beneficiato, grazie allo strato di fango che la ricopre per una buona metà del film)
ma non mi risulta convincente comunque; il migliore è forse il giovane Jack O'Connell (This is England) che come bastardo psicopatico a capo della mini-gang risulta se non altro veristico

"tha fook you meant with that?"

Non conosco gli altri lavori di Watkins, che è diventato famoso per il pupazzo di neve assassino Jack Frost (1 e 2, per ora) e forse soltanto per il mio inguaribile senso di autostima temo che non li conoscerò mai.  Chi si accontenta gode, o almeno questo è quanto suggerisce il suo film.

Prima o poi dovrò invece convincermi a guardare anche 2,000 maniacs! (1964) e ancor prima Brigadoon (1954), il famoso musical al quale fu ispirato...
Prima o poi, lo farò.

P.S.: l'altro giorno ho scoperto che è possibile modificare gli articoli postati su Facebook prima di condividerli; è capitato proprio con la più minacciosa notizia possibile, l'avvertenza dell'astrofisico Stephen Hawking riguardo la pericolosità degli esperimenti con certe particelle atomiche... ed è finita così:


a tarallucci e vino!

Vita Proibita

Dopo questo interessante articolo
pubblicato ieri su WestInfo, a cura della Commissione Globale per la Politica delle Droghe (cliccare il titolo per leggere il PDF online) dove si propongono alternative sensate alla "drug war", colgo volentieri l'occasione del post di Cannabis Training University su Facebook per ornare degnamente il mio post di oggi, perché questo:


è il tema;

oggi sono in bolletta, tanto per cambiare; non è ancora finita l'estate e io ho appena i soldi per mantenermi in vita a stento;  nel mio cassettino mi restano un paio di biglietti di banca, ma non quelli del colore giusto, e una cifra approssimativamente stimata di 140.000 euro; ma come, si chiederà il lettore, sei "in bolletta" e hai 140.000 euro nel cassetto? Ma come è possibile una simile assurdità?

Questa mattina il cielo è grigio, e dopo la grandinata colossale di questa notte il tempo non promette niente di buono; ho tutto il tempo di descrivere la situazione, questa realtà assurda, intollerabile, semplicemente vergognosa, in cui gravito qui e ora, prima del risotto alla milanese vegan della mamma; 
senza quello oggi non mangerei, tanto per cambiare, eppure ho più di centomila euro proprio qui, nel mio cassettino;

la stima è basata su un conto approssimativo dei semi di cannnabis indica che ho raccolti negli ultimi mesi; sono (sempre stato) un consumatore, non uno spacciatore né un coltivatore, anche se la mia unica esperienza in botanica -nei remoti anni '90- è stato un evento memorabile per qualcuno; 
sono un semplice consumatore, e consumando, si sa, capita sempre il semino che non si può buttare, perché è sacro quanto la canapa ed è anzi l'anima stessa della canapa, ogni seme è una pianta pronta a nascere, e pur di non gettarli li raccolgo in uno scatolino che tengo nel cassetto; inutilmente;
i semi di canapa sono forse il cibo perfetto per l'uomo, ma ovviamente io sono un "consumatore abituale" delle infiorescenze; con la fibra di canapa è possibile costruire una casa, un'auto, un letto, un computer, o qualunque altra cosa, ma questo non mi importa, sono un drogato di fiori, e tutto il resto se lo possono tenere;

"conto" di avere raccolto un centinaio di questi semi, che in altre circostanze potrei piantare e crescere facilmente, a qualunque latitudine, e rivendere poi sul mercato nero al costo medio attuale di sette euro al grammo; calcolando una media (bassa) di duecento grammi di infiorescenze da ogni pianta, otteniamo così la stima (bassa) dei 140.000 euro;

adunque questo è il paradosso che vivo qui e ora, e l'ho sempre vissuto da che ho iniziato a fumare, il paradosso del consumatore che non ha i mezzi né lo spazio adeguato per essere un produttore, e provvedere naturalmente e direttamente al proprio fabbisogno quotidiano, che per quanto posso ricordare è anche una delle più grandi soddisfazioni mai conosciute; la legge non consente di curarsi da soli perché la cannabis, il più grande nemico del malessere umano, a differenza dei farmaci di sintesi tende a guarire le peggiori malattie come cancro, sclerosi multipla, AIDS, etc.;
la coltivazione di questa pianta è ancora illegale nel nostro Paese, come nella maggior parte dei paesi del mondo; per questo, e solo per questo motivo, è possibile vendere e comprare il fiore secco di una pianta, non trattato o elaborato in alcun modo, alla cifra inaccettabile di sette euro al grammo (le varietà d'importazione possono arrivare fino a quindici euro);

ho riassunta ancora una volta questa condizione vergognosa vissuta sotto il regime proibizionista, che è sempre stata una offesa all'intelligenza dell'uomo, che viene mantenuta dal 1937 a oggi ed è aggravata ogni  giorno dalla sua mera esistenza nel nostro sistema legislativo, nel momento in cui mi ritrovo a fronteggiare ancora una volta i miei bisogni di consumatore, di paziente, di essere umano creativo e consapevole, e di consumatore in bolletta, che deve rivolgersi ancora una volta alla fantomatica "mafia" per avere i suoi fiorellini sacri, la sua "pianta magica" e terapeutica, una cosa che potrebbe avere in quantità più che sufficiente per sé in ogni stagione, in ogni momento, senza grandi sforzi e nessuna spesa oltre l'innaffiatura quotidiana;
è l'ennesima occasione per esprimere il mio più profondo, solenne, insopprimibile senso di vergona nei confronti di quelli che dovrei considerare i miei simili, di tutti coloro che accettano l'assurdità delle piante proibite, che sappiamo istintivamente essere buone per l'uomo (e per le quali abbiamo una preferenza naturale) come la canapa, il papavero, la coca, senza nemmeno dimostrarsi contrari a questo abominio;
io credo che per quanto mi riguarda in genere basti un'occhiata per comprendere quanto sono contrario a tutto questo, ma sono anche un blogger, e di tanto in tanto devo postare; è un effetto collaterale desiderabile;

ieri sera ho visto

Identity di J. Mangold (2003)
☻☻

che era tra i pochi titoli mai letti o sentiti prima in una qualche top-twenty dei migliori thrillers su internet; 
il film ha dei numeri al di là del solido cast, con il solito inerte John Cusack protagonista e il sempre sorprendente Ray Liotta qui preso in prestito; soprattutto nell'avvicendarsi -è il caso di dirlo- iniziale di misfatti e accidenti che portano un gruppo di persone a rintanarsi nel canonico motel sperduto in una notte di tormenta (cosa che peraltro coincideva con il meteo locale di questa notte); 


con l'imbrogliarsi esponenziale dei singoli casi che si intrecciano a formare il tessuto narrativo e la rivelazione dei personaggi l'interesse inizia presto a scemare (sono tutti Americani!) e per quanto mi riguarda al "climax" del film è corrisposto un principio di noia, che non mi ha impedito comunque di vederlo tutto senza skippare una sola sequenza; il finale è decisamente catastrofico in un senso non-teatrale, e se per alcuni titoli può valere tutto il film in questo caso sarebbe la parte da evitare; potrei concludere che tutto sommato Identity è una fregatura, ma non ne ho avuta notizia fino agli ultimi minuti, e questo si può considerare un pregio; consiglierei quindi al mio lettore la visione del primo tempo, e qualunque cosa si possa inventare per il secondo sarà senz'altro migliore di quello che è. Se non che egli sia uno sceneggiatore Londinese figlio di uno sceneggiatore Londinese, che nelle sue note biografiche su Wikipedia si trova citato il pargolo come autore di questa sceneggiatura; non è proprio quello che io direi lusinghiero, per nessuno dei due. 

martedì 9 settembre 2014

Nuvologia applicata

Un bel giorno di primavera, anzi una pessima giornata -il 23 Marzo 2014- il cielo prometteva tuoni e fulmini ma infine non cadde nemmeno una goccia; il blogger vagava per le strade, e fu testimone di questo evento celeste unico, sconcertante e per certi versi spaventoso ma in qualche modo eccitante, che ho fotografato con il telefonino; le immagini, non soltanto per la scarsa risoluzione, non rendono minimamente l'impressione che io me ne sono fatta camminandoci sotto, e osservando il fenomeno nell'insieme, cioè che il cielo in quel momento fosse piegato, curvato, inclinato in qualche modo rispetto alla terra, e che il movimento sopra di me non riguardasse soltanto le nubi, le quali erano soltanto la parte visibile di uno sconvolgimento immane:




come è ovvio, non erano quel tipo di nuvole che sono solito fotografare in cielo:


e per quanto mi riguarda, giurerei che quel giorno c'erano delle presenze nascoste tra le nubi:


La strana e poco estiva estate seguente, che prosegue ancora oggi, è stata caratterizzata da una quantità di "cirri pleonastici", ovvero non soltanto dei così detti cirri ("ricci") di cui ho collezionati alcuni scatti:




ma anche da un numero di piccole "virgole" simili a queste, per così dire aggiunte in un angolo a moltissimi cumuli; dopo quel fatidico spettacolo della inclinazione celeste, ho vista una quantità \di cumuli nei mesi seguenti posti in posizione diagonale:



con una tendenza alla verticalità rispetto alla lunghezza del cumulo:





però il fenomeno nuvologico più duraturo e persistente di questa stagione è anche il più interessante, e riguarda la forma dei cumuli, che mai come quest'estate hanno mostrate delle caratteristiche geometriche quasi-regolari, ovvero una tendenza dei bordi alla rettitudine, che per quanto ne so è sempre stata una delle qualità meno frequenti in assoluto tra le nuvole di ogni tipo; segue una piccola galleria con alcuni esempi di linee quasi-regolari dei contorni:













(strana struttura)




(notare il "taglio" regolare)



In qualità di serio, longevo e appassionato guardatore di nuvole, posso affermare che questa tendenza mi era del tutto estranea fino alla scorsa primavera, quando il fenomeno mi è apparso evidente e la mia osservazione l'ha confermata come un fattore costante della geometria nuvolare per i mesi seguenti; queste immagini sono datate fra Marzo e Agosto, e tra loro abbiamo anche dei triangoli, uno in "positivo" e l'altro in "negativo":



è possibile che questo fenomeno sia conseguente alle fatidiche "scie chimiche", ma se lo è si tratta di una nuova sperimentazione o di un effetto cumulativo (appunto=) perchè nei decenni precedenti di "aerosol globale"non abbiamo constatato nulla di simile nella morfologia nuvolare; la tendenza ad una regolarità geometrica delle forme che si presentano da sempre fra le più "tonde" in natura è sicuramente qualcosa che merita almeno un post nel mio blog
comunque sia, la magia è sempre grande e sempre visibile sopra le nostre teste: le nubi in cielo sono sempre uno spettacolo tra i più affascinanti, incantevoli e tra i meno noiosi, perché non sono mai le stesse; io cammino spesso con il naso all'insù e rischio anche di farmi male; moltissima gente invece non guarda praticamente mai in alto e non sa nemmeno dell'esistenza delle così dette chemtrails che ormai ci affliggono da oltre vent'anni; figuriamoci quanto possono apprezzare della tendenza geometrica stagionale dei cumuli; il mio unico consiglio al lettore è di non dimenticare di guardare in alto, di tanto in tanto; c'è sempre qualcosa di bello da vedere; anche quando è "brutto":