lunedì 24 febbraio 2014

Forchette e coltelli


Di ben poche cose posso dirmi "orgoglioso", se mai lo sono di qualcosa; potrei dire che il risultato migliore che io abbia mai conseguito in vita mia è anche, paradossalmente, il più indispensabile alla mera esistenza del mio organismo, alla forma di vita umanoide che rappresenta il mio "ego" Qui e Ora, ovvero: quello che mangio; so che questo "dettaglio" è perlopiù trascurato dalla stragrande maggioranza della popolazione mondiale, sulla quale l'indottrinamente "piramidale" (V.) scolastico ha lasciato un segno indelebile, un errore spesso incorreggibile -soprattutto per ignoranza, ovvero mancanza di informazioni "alternative"; conosco quanto basta di quello che dev'essere propriamente considerato il "problema alimentare", che è la fabbrica di malati, cioè di utenti sanitari e clienti farmaceutici, che è sempre aperta, sempre in piena attività, e continua inesorabilmente a produrre Malessere, generazione dopo generazione;
oggi ho ri-pensato a questo "dettaglio" dopo una magnifica insalata di cavolo nero, cipolla, germogli di mungo e clementine, come sempre estasiato dai sapori nudi e crudi della natura, sentendomi soddisfatto, satollo, e sentendomi "bene", come di fatto non mi sono sentito MAI, perché da questo punto di vista ogni giorno è migliore del precedente; oltre alla consapevolezza istintiva, immediata, del puro benessere che deriva da una dieta a base di vegetali (perlopiù crudi) viene quella del malessere che è stato all'ordine del giorno, puntualmente, assieme al menù, per i tutto il tempo prima della mia "svolta"; quando avrei dovuto essere nel pieno delle mie forze, al massimo rendimento, nel "fiore della vita"... 
Quando mangiavo bistecche, salsicce, insaccati, merendine, biscotti, formaggi e latticini, e mi drogavo di zucchero, caffé e sigarette... Solo oggi SO quanto male mi facevo, e che non c'era modo di saperlo allora perché quelle erano le mie abitudini, abitudini che avevo assunte "per abitudine", con la loro continua reiterazione nel tempo, cresciute ed evolute -peggiorate- con me, con tutto me stesso; erano abitudini mortalmente insane, e la grandissima maggioranza della gente le mantiene in quanto tali, come abitudini quotidiane ereditate dai genitori, condivise in famiglia, più o meno modificabili ma tutte essenzialmente e drammaticamente SBAGLIATE; per non parlare della scuola...
TUTTO quello che viene propagandato da quegli stessi enti che hanno edificato il mostruoso monumento alla morte chiamato "piramide alimentare", e che di fatto costituisce la base per ogni possibile "personalizzazione" di una dieta individuale, è ovviamente, e totalmente SBAGLIATO; come ho già scritto prima, non è possibile parlare di "errore", e bisogna quindi saper riconoscere l'Orrore maiuscolo, dietro un simile progetto di intossicazione psico-fisica e spirituale globale, che ha portato gli organi "educativi" statali ad insegnare ai cuccioli di uomo a divorare ogni altra creatura vivente; se non è orrore questo, non so cosa lo sia;
un uomo che ha lottato per tutta la vita contro un profondo, misterioso malessere, conosciuto come "depressione cronica" oggi può affermare di aver conosciuto ANCHE il benessere, ottenuto quasi esclusivamente dal cambiamento della propria dieta alimentare; certamente negli anni ho modificata anche la mia dieta filosofica e culturale, ma ogni mutamento in quest'ordine di idee non ha sortiti effetti paragonabili a quello, all'interno della mia esistenza; anche se "è tutto nella mia mente", l'interazione con la forma fisica (illusoria) del mio organismo è ciò che mi permette di esprimerla in questa sorta di realtà di cui partecipo qui e ora, e come ben sanno i neuro-gastroenterologi anche i misteri del "secondo cervello", costituito dalle nostre viscere addominali, sono più vasti e più sottovalutati di quanto possa anche solo immaginare l'utente medio, che pure sa ben poco anche dei "visceri pensanti" del proprio cervello; come TUTTI noi;
quello che cerco di descrivere qui è un cambiamento completo, e di tale portata che è inevitabile tirare in ballo la questione spirituale, o metafisica, e pertanto non è possibile darne una idea adeguata al lettore come non sarebbe possibile per il blogger averne una, se non fosse lui stesso la cavia del proprio esperimento, in grado di esperire direttamente una situazione, uno stato-in-essere che sarà in (qualche) grado di condividere con l'utenza alfabetica; 
che per anni, attenendomi ai "doveri" imposti dalla infame piramide, la quale prevede pezzi di cadaveri d'ogni specie e prodotti derivati da latte (soprattutto) vaccino, ho provveduto a ridurre e mantenere costantemente ai minimi termini il mio sistema immunitario, attraverso l'acidificazione costante del sangue e la produzione eccessiva di muco, che costituiscono nell'insieme il terreno perfetto per la coltivazione dei peggiori soggetti di ordine microbiologico (germi, virus);
mi sono già espresso altrove sulla mia sana incredulità riguardante i principi rinnegati del pensiero ippocratico; i medici pronunciano il tradizionale giuramento, questo: 
(il Testo "moderno")
"Consapevole dell' importanza e della solennità dell' atto che compio e dell' impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell' uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell' esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d' urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell' esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall' "accanimento" diagnostico e terapeutico."
(http://www.unicz.it/didattica/corsi/anatomia_umana/giuramento_di_ippocrate_testo.htm)

Una volta stabilito il fatto che la "morte di un paziente" non sarà mai "provocata deliberatamente", ma solo a conseguenza di un Sistema (Militar-) Industriale che prevede certe lobbies al governo, per cui la così detta "terapia" prescritta in base a un determinato catalogo di farmaci di sintesi -che in generale non combattono la causa del malanno ma ne riducono i sintomi, provocando ogni inevitabile "effetto collaterale"- non prevede alternative valide attraverso le quali ogni medico potrebbe averne un minimo guadagno, adeguato alla sua nobile professione, soltanto una volta stabilito che la morte del paziente sarà la conseguenza di un insieme di circostanze generali, multi-nazionali, globali, in cui qualsiasi dottore è una pedina, così come ogni automedonte è causa di inquinamento atmosferico, e ogni onesto lavoratore è complice del peggiore vampiro bancario, una volta stabilito questo, allora il medico può vivere con l'anima in pace, certo di aver tenuta fede al suo giuramento, e godendosi le vacanze in Marocco mentre ripensa ai malanni che gliele hanno pagate, come James Stewart ne "L'uomo che sapeva troppo";
del resto, la possibile dipartita di un paziente, di OGNI paziente, sarà PRINCIPALMENTE dovuta alle sue proprie abitudini, le stesse che hanno prodotta in origine l'anomalia funzionale del suo organismo, definita "patologia" con un assieme di paroloni impressionanti, da non lasciare alcun dubbio al povero malato, e come tale trattata dai professionisti della salute; che stanno alla salute del prossimo così come le professioniste dell'amore stanno all'amore, non possiamo negare il  fatto che in entrambi i casi, come in tutti i casi del mondo, il profitto è l'Entimema Assoluto, e quella di Mammone è l'unica religione che veda associati e in accordo uomini e popoli di ogni Paese, in ogni continente; che sia l'opposto di una religione, e che le sue conseguenze siano le peggiori possibili per tutti (cioè, per la "maggioranza", o "utenza") da sempre, è tutto un altro discorso; questa è la "triste realtà dei fatti"; ben pochi sono pronti ad ammetterlo, a diventare "whistle-blowers" come la nostra eroica Gwen Olsen, ma la sua, di "insider" di alto livello, è la unica testimonianza attendibile, e inconfutabile, di questa vergognosa realtà; 
i medici pronunciano questo giuramento, attribuito (nella sua forma classica ) a colui il quale è "considerato il padre della medicina", ma rinnegano in toto i principi dello stesso Ippocrate, e la sua "teoria degli umori"; per concludere il discorso sulla mia "sana incredulità", che al solito consegue all'esperienza personale e diretta e non dalla conoscenza di altre parole stampate altrove, fuori dalla mia mente; che i principi della medicina ippocratica sono essenzialmente validi, essendo una "versione riveduta e (in) corretta" dei principi tradizionali della medicina ayurvedica, nella quale si ritrovano gli "umori" ippocratici" nella loro essenza "metafisica", o energia vitale, chiamata "dosha", e da quella ha tratta l'idea che la carenza o l'eccesso di qualcosa produca la malattia; in particolare (nel mio caso particolare) riguardo quell'"umore" da colui chiamato flegma, o muco, che per i sofferenti cronici di malanni dell'apparato respiratorio è il nemico principale e -con il supporto di latte e latticini- più che invincibile, reso del tutto intoccabile grazie ai farmaci di sintesi; 
anche se conosciamo poco o punto dell'ayurveda, sappiamo che si basa perlopiù sulla fitoterapia, l'unica possibile terapia efficace per chi è nato dalla stessa Terra dalla quale nascono tutte le piante; già questo dovrebbe bastare ad allontanare definitivamente simili idee dall'establishment, malgrado la maggioranza dei farmaci brevettati siano composti sulla base di molecole sintetizzate, cioè "rubate" a quelle dei principi attivi presenti nelle piante stesse; sono quelli, che vuole l'utenza;
per il cyber-navigante "social", tra i gruppi di salutisti, ecologisti, naturalisti e gli inevitabili teorici del complotto, ormai la nozione del muco -che in Inglese stranamente è rimasto phlegm, come l'antico "flemma" di Ippocrate- come nemico della salute è prossima al livello di meme, e impossibile da trascurare; spesso su Facebook si pubblicano le liste di alimenti che ne favoriscono la produzione, accanto a quelli che lo riducono; certo è che per il "vegano" e quasi "crudista" il muco non PUO' essere un problema, non ha modo di esserlo;
il blogger sopravvissuto a sé stesso dopo anni di Marlboro, di "yogurt", di sottilette e salsicce, di parmigiano e caffé zuccherato, di birre al pesce e di chewing-gum al culo di castoro (V.) non può aver dubbi, almeno per sé stesso, per il suo misero pondo; nel momento in cui dovrebbe iniziare la sua lenta, penosa discesa verso l'oblio della vecchiaia il suo intero organismo è nel pieno di una rinascita meta-molecolare, psichica e (quindi) spirituale, e tanto più si accanisce sulla frutta e sulle verdure crude tanto più è ovvio come soltanto queste, le piante e i loro frutti, mangiati così come sono spuntati, siano gli unici alimenti perfetti per l'uomo (assieme al burro di arachidi=); 
pertanto, posso essere "orgoglioso" soltanto di questo, di quella che forse è stata la decisione migliore mai presa, ma ovviamente il mio percorso continua, sul sentiero verso l'Utopia dell'autotrofismo; non dovrebbe essere questo il percorso di ogni umanoide terricolo, da principio? Quanti anni di inutile, crudele sofferenza mi sarei risparmiati se fossi cresciuto con quelle che oggi sono le mie abitudini quotidiane, e che non sono più o meno "difficili" da mantenere di quelle precedenti, perché non c'è alcuna difficoltà nel mantenere una cosa come una abitudine, una volta  che è stata "adottata" come tale?
Ma io, come ogni possibile lettore "onnivoro saprofita" e perlopiù ignaro delle gravi colpe contro sé stesso, prima ancora di quelle (impossibili da ignorare) contro ogni individuo di ogni specie masticato a tavola, non avevo la minima idea di cosa fosse un "benessere", di come questo sia direttamente relazionato, legato a filo doppio alla nostra "forma fisica" e come la manteniamo a partire dall'aria che respiriamo, all'acqua che beviamo, al cibo che mangiamo; l'abitudine a respirare male (e poco), a bere acqua "inerte" (la stessa che mi tocca oggi) e a mangiare veleni ogni giorno mi ha reso un buon cliente di Big Pharma, grazie alla patologia nota come "asma bronchiale";  la natura stessa mi ha guarito -non "curato"- attraverso l'intuizione, l'autoterapia, con l'uso di quella paradossale pianta che è illegale per la sua dannosità, e che inspiegabilmente cura (anche) il cancro e l'AIDS; ma quello è un discorso a parte;
nessuno che NON conosca qualcosa farà mai qualcosa per ottenerla, e nel caso della salute, senza nemmeno parlare di benessere, diciamo uno stato di non-malattia, quest'idea è TREMENDA; perché mi sono reso conto che il mondo è popolato in maggioranza da malati, il cui malessere interessa ogni attività a partire da quelle intellettuali, che spesso ne risultano irrimediabilmente compromesse, e in questo modo si spiega un mondo che "funziona male" come questo; non ricordiamo nemmeno un mondo che funzionasse bene, perché l'umanità è abituata a mangiare gli altri abitanti di "Terra" da tempo immemorabile, e probabilmente prima di allora c'è stato soltanto quel tempo leggendario, in cui uomini e dèi camminavano fianco a fianco, chiamato "Età dell'Oro".
Infine, quando rileggo questa nota e, trovandomi per il momento ancora perfettamente d'accordo con l'autore, decido di pubblicarla nel mio blog, posso riassumere la situazione in questi termini: se c'è qualcosa di cui posso andare fiero è di aver capito cosa mangiare, lo stesso risultato che potrebbe vantare uno scimpanzè di due anni; questo può anche apparire scoraggiante per un umano di "mezza età" come il blogger, ma mi chiedo cosa potrebbe significare questa nozione per quanti invece non l'hanno ancora capito...

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