domenica 2 febbraio 2014

Censura melodica


Werckmeister harmóniák di B. Tarr (2000)
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è un film dell'Ungherese Béla Tarr, che su IMDB viene presentato con questa citazione: "Non ho nulla a che fare con la comunità cinematografica di Budapest. Io non gli piaccio, perché non faccio film convenzionali. Non posso parlare con loro di films, perché vivo e penso differentemente da loro. Loro sono film makers e io no. Io non so cosa sono." 

Dal canto mio non potrei presentare altrimenti la sua opera, perché sarebbe davvero troppo difficile definire una simile personalità cinematografica, ovviamente straordinaria, dal momento che non saprebbe farlo lui stesso; il suo film, tratto dal romanzo Az ellenállás melankóliája (La malinconia della resistenza) riflette questa indefinibilità, e lo spiritato protagonista Lars Rudolph, non meno obliquo

as János Valuska

dà un volto spettrale e inquieto all'opera, imperniata sull'arrivo al villaggio di una fiera viaggiante che offre al pubblico pagante soltanto la vista (e la puzza) di una balena morta;


sulla via della rivoluzione, o "rivelazione del nulla", il cammino silenzioso è il tema portante del film, diviso in "39 carrellate dal ritmo languido" a cura di sei cameramen di diverse nazionalità; Werckmeister harmóniák è uno dei rari casi in cui suggerirei a chiunque la visione, senza però suggerire un possibile merito particolare, senza poter effettivamente identificare la fonte dell'immenso fascino dell'opera che forse, a sentire l'Autore, è una mera conseguenza del suo proprio, personale mistero;


Glaciale. Ipnotico. Superbo. 
E, per quanto mi riguarda, non meno inafferrabile dei temperamenti Werckmeister, che a detta di zio György (Peter Fitz) ci hanno esiliati da tante "province di Dio".

C'è il Fuherer in persona


nel mirino di quello che si direbbe un semplice cacciatore, nell'incipit di questo


Man Hunt di F. Lang (1941)

dove l'avventuroso Walter Pidgeon

as Captain Alan Thorndike

si rifiuta di firmare la confessione del suo tentato omicidio di Hitler, con tutte le imprevedibili conseguenze a partire dalla sua esecuzione sommaria, che è solo l'inizio dell'avventura (warning: spoiler);
con un inedito George Sanders in versione Nazi


tutt'altro che improbabile nel ruolo, malgrado il suo invidiabile accento Mid Atlantic, "little monkey" Joan Bennett


(quella che salta sul divano)

che ravviva la scena con il suo cockney, e il giovanerrimo ma riconoscibilissimo Roddy McDowall

al suo esordio Americano;

il film è caratterizzato dalle preziose inquadrature del pluripremiato Arthur C. Miller







in un crescendo continuo di colpi di scena! Thriller! Passione! e Risate! in un'opera di grande equilibrio e rigore stilistico, degna di un vero maestro del cinema; anche la colonna sonora molto "avventurosa" di Alfred Newman, anch'egli vincitore di vari Oscar, contribuisce alla buona riuscita del film; il suo leitmotif è stato evidentemente l'ispirazione di John Williams (forse inconsciamente) per quello "imperiale" di Star Wars, uno dei temi da film più famosi nella storia del cinema... E non dimentichiamo l'inossidabile John Carradine, che qui ci ricorda un certo personaggio dei fumetti di Floyd Gottfredson:


anche se allora non aveva i capelli lunghi...

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