lunedì 24 febbraio 2014

The great cinema swindle

Forse la più solenne delusione che un cinefilo si possa mai aspettare da un film è


Chaucun son cinéma di T. Angelopoulos, O. Assayas, B. August, J. Campion, Y. Chahine, K. Chen, M. Cimino, E. + J. Coen, D. Cronenberg, J. P. Dardenne, M. De Oliveira, R. Depardon, A. Egoyan, A. Gitai, A.G. Iñárritu, A. Kaurismäki, T. Kitano, A. Konchalowskiy,  A. Kiarostami, C. Lelouch, K. Loach, N. Moretti, R. Polansky, R. Ruiz, W.Salles, E. Suleiman, H. Hou, M. Tsai, G. Van Sant, L. von Trier, W. Wenders, K. Wong, Y. Zhang (versione "breve" senza D. Lynch, 2007)

ovvero, 33 micro-film che rivelano l'immensa vacuità del cinema contemporaneo, attraverso memorie infantili o giovanili della sala cinematografica in qualsiasi angolo della periferia globale, ad ogni latitudine, tra scippi e lacrimucce, carezze nascoste e martellate in testa, non c'è un solo episodio dei 33 che sia degno di essere menzionato, mentre l'impressione dl'insieme è fastidiosamente dolorosa per il Vs. blogger cinefilo accanito; alla fine ricorderò CSC come un raro quanto efficace documento di propaganda anti-artistica che sicuramente merita l'attenzione del lettore per una visione sinottica in cui è inclusa la insospettabile pochezza di tutti i suddetti; dalla barzelletta (vecchia, anzi vecchissima) inscenata da Polansky


al documento antropologico in stile Blair Witch Project: Congo


dall'inesorabile samba brasileiro "improvvisato" sulla strada davanti a un cinema 


agli strani frutti condivisi fra gli spettatori asiatici


CSC è un giro del mondo in 100' che rivela senza alcuna ombra di dubbio la più completa, desolante mancanza di creatività, tanto per i soggetti quanto per gli aspetti tecnici e le invenzioni scenografiche;
David Cronenberg si inventa "ultimo ebreo al mondo che minaccia di suicidarsi in diretta nell'ultimo cinema del mondo"; che sarebbe una fantastica idea, se invece che al cinema lo vedessimo al TG.


Ma è soltanto la sua ennesima allucinazione commerciale.
Opera corale e multirazziale, che vede riuniti nel breve spazio di un film "standard" 33 nomi più o meno famosi nel mondo con l'intento di mettere in scena "il cinema", può soltanto fare la gioia (cinica) del blogger pirata, che ancora una volta si deve accontentare di non aver pagato un biglietto.
Un titolo riprovevole a tutti gli effetti.

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