giovedì 7 maggio 2015

Tutti i colori del ghiaccio

Gli neozelandesi non solo hanno l'accento più stranamente buffo --come ben sanno gli spettatori dello spassoso serial TV Flight of the Conchords-- ma come possiamo constatare di qui, ascoltando ALTRI abitanti del "mondo al contrario" che è l'Oceania, hanno anche delle voci, cioè dei timbri vocali, che non sono meno stranamente buffe del loro accento.

Antarctica: A year on ice di A. Powell (2014)

Per qualche motivo mi ricordano i bresciani, o i bergamaschi, che sembrano avere delle voci particolarmente basse e gutturali in accordo con la loro gravissima cadenza nel parlare, per cui mi chiedo se la voce si sia adattata alla parlata o viceversa; ma i neozelandesi, a differenza di questi nord-italiani non hanno soltanto voci basse e gutturali, ma anche vocette fesse e pressappoco ridicole, che sembrano quelle di doppiatori anglofoni (possibilmente Britannici) alle prese con dei cartoni animati o con un film comico di bassa lega, ovvero dove è accettabile sentire una vocetta fessa uscire dalla bocca di un personaggio che ne sia degno.
E nel loro particolare caso non solo mi chiedo se sia l'accento a interessare la voce, o vice-versa, ma anche se la loro particolare posizione geografica abbia un'influenza di qualche grado in questa loro peculiarità vocale, perché in fondo stare a testa in giù per tutta la vita potrebbe modificare la struttura delle corde vocali e dell'ugola...


Scherzi a parte, il neozelandese Anthony Powell, che vanta una voce buffa almeno quanto il suo accento, non ha migliorata la propria condizione trasferendosi per un Numero di stagioni (inverni o estati, non ci sono altre scelte) in Antartica, che sta -dicono qui- "sul fondo della Terra"; qui Powell si è dedicato a tempo perso al time lapse, che si potrebbe definire l'applicazione più artistica della fotografia, in cui il tutto rappresentato dalla Natura 

--con le nuvole come protagoniste assolute, vere primedonne cosmiche--

in toni decisamente surrealisti

viene ripreso in uno spazio artificiale definito dal tempo 'condensato' degli scatti automatici, un film lunghissimo che vediamo in pochi istanti; 

una spettacolare aurora boreale; tra le tante scene spettacolari del film

Purtroppo la maggioranza della popolazione della base antartica statunitense McMurdo è -guarda caso- statunitense, quindi molte delle persone che sentiamo parlano il solito 'americano', che è un Inglese slabbrato e deforme, quasi repellente; 

no, questa non è McMurdo...

scopriamo così che gli americani sono americani anche al Polo Sud, e in questo caso non ci sono 'Cose' particolarmente interessanti -tra gli umani- da vedere, ma tra le cose interessanti che sentiamo dire sono degne di nota quelle che riguardano gli strani effetti che a lungo andare l'ambiente produce sulla memoria dei suoi abitanti occasionali, tanto da dimenticarsi le abitudini quotidiane, le cose appena fatte oppure quelle che conoscevano fin da bambini, come il numero di telefono di casa; questo fenomeno chiamato 'T3 symdrome' sembra una sorta di buco nero nella memoria, che come un vero buco nero non lascia passare il minimo spiraglio di luce, rappresentata qui dal ricordo;


fintanto che lo vediamo a latitidini meno ingrate, ma anche meno stupefacenti di quelle esplorate da Mr. Powell, possiamo mantenere un bel ricordo di questo reportage apparentemente infinito, ma che al comparire dei titoli di coda, come un time lapse, sembra esser durato un attimo; come sempre, la quantità dei fotogrammi raccolti è il più valido indizio del mio apprezzamento; 

Uno degli straordinari time lapse notturni della volta celeste; qui l'inquinamento luminoso non esiste 

Consiglio al lettore interessato di reperire una copia simile a questa visionata dal blogger (1920x1080) per rendere al meglio il senso di magnifica incombenza e grandiosità immacolata che ispira lo scenario;
segue qualche esempio:






Ma anche l'aspetto umano, o finanche umanistico è interessante, da che in questa location impossibile si vedono riuniti svariati esempi di umanità, dalla cassiera al biologo, costretti ad una intimità familiare e all'isolamento totale per diversi mesi o un anno intero; malgrado tutte le stranezze vocali, i racconti delle loro (ripetute) esperienze meritano tutti di essere ascoltati;



questi sono proprio dappertutto, è il caso di dirlo


altri bipedi in circolazione


Un'atmosfera che evoca memorie del capolavoro carpenteriano...


ma l'unico mostro qui è il ghiaccio, che si infiltra ovunque



e non lascia via di scampo a nessuno


Interessante dal punto di vista cine-fotografico quanto da quello avventuristico, è uno dei rari documentari che per l'intensità della situazione riesce a trasmettere un senso di timor panico nei confronti di una natura tirannica e totalitaria, contro la quale l'uomo può poco o niente; 


non di meno, nessuno degli occasionali abitanti del continente di ghiaccio ha intenzione di contrastare la silenziosa, ululante, splendida e minacciosa bellezza che circonda le basi antartiche con migliaia di chilometri di ghiaccio in ogni sua forma; possono soltanto ammirarla, proprio come lo spettatore di questo documentario. Notevole.

1 commento:

  1. about the time-lapse picture of the starry sky: YOU JUST TRY AND GET A SHOT LIKE THIS OF THE STARS ABOVE YOU WHILE YOU'RE ON A BALL SPINNING AT 1000KM/H ON ITS AXIS, WHILE ORBITING AT 30 KM PER SECOND AROUND A FAR POINT WHICH IS NOT THE FIXED POINT YOU CAN SEE HERE (POLARIS, THE NORTH STAR) BUT "THE SUN"!!!!!!!!! you really think it would look like this?? really?

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