Ho letto un libro molto interessante, qualche anno fa, "Il secondo cervello" , dove constatare l'esattezza del titolo costa al lettore un certo numero di pagine ricche di gergo scientifico alla scoperta dei grandi misteri delle "grandi viscere" del corpo umano, paragonabili in quanto tali solo alle "piccole viscere" che costituiscono il nostro apparato pensatorio, il cervello. Il nostro intestino contiene molte più terminazioni nervose del cervello, ed è un sistema autonomo, in grado di vivere separato dal resto del corpo, se il paragone tra un intestino umano e quello di una cavia può reggere; il cervello al contrario dev'essere collegato a tutto ciò che interagisce con esso, quindi necessita di un intero corpo per funzionare correttamente; ma la sola idea del paragone tra questi due tipi di visceri può risultare repellente, malgrado le loro evidenti affinità biologiche formali; è una reazione istintiva, perché questo è un argomento che ci tocca nel profondo, visceralmente.
Non è strano che una semplice "idea", ovvero il frutto di una "visione", ci possa "stringere la bocca dello stomaco"? Una descrizione cruenta e grossolana di certi dettagli può provocare la nausea o addirittura dei conati di vomito, e la classica avvertenza per il pubblico recita "non per i deboli di stomaco"; vedi o leggi qualcosa che dovrebbe rovesciarti il cervello, come reazione estrema ad una informazione indesiderata, ed ecco che ti si rovesciano le budella.
Cervella e budella sono ovviamente interconnesse in qualche modo.
Me ne sono fatta un'idea in proposito, leggendo della tossicità della "colla alimentare", il glutine, e in part. il rapporto dell' Ontario ministry of Agriculture food & Rural affairs secondo il quale, trattando dell'alimentazione dei bovini:
"Nutrire con il grano (wheat, frumento) i ruminanti richiede cautela da che esso tende a provocare più indigestioni acute degli altri grani negli animali che non vi sono adattati. Il problema principale sembra essere l'alto contenuto di glutine che può risultare nel rumine di una consistenza "pastosa" nel contenuto del rumine e ridurre la motilità del rumine." (SIC)
Non ci chiediamo cosa stesse ruminando l'autore durante la compilazione del rapporto, ma prendiamo per buone le informazioni che riguardano il bestiame bovino, il pio bove alla cui salute gli allevatori tengono molto fino al momento di scannarlo. Se si tratta di bestiame umano, ormai lo abbiamo visto ripetuto in troppi settori per poterne dubitare, c'è sempre da ricavarci molto di più fintanto che il bestiame è malato; non soltanto a livello politico (perché una bestia malata è insicura, teme per il suo futuro, è remissiva e tende a seguire l'andazzo generale per avere un qualche senso di sicurezza), ma anche a livello pratico e commerciale, perché il bestiame umano tende a "curarsi" con i farmaci di sintesi, anziché quelli naturali (quelli che utilizzano i bovini al pascolo, per intenderci) e pertanto questa tendenza risulta estremamente, enormemente proficua per qualcuno.
Questo vale dunque per gli umani, ma se si tratta di bestiame BOVINO, cioè dei futuri cadaveri le cui parti andranno a intossicare gravemente quello umano, tutto dipende dalla salute dei capi e dalla possibilità che giungano a pezzi e bocconi, ma tutti perfettamente sani, puliti, intatti e certificati, sulla tavola del consumatore; che provvederà a ingerirli con ogni conseguenza più o meno nota del divorare parti di una carcassa animale. Le agenzie governative preposte non hanno il benché minimo interesse nel mentire agli allevatori, quando scrivono "date pure questa schifezza da mangiare alle vostre bestie, perché costa poco e riempie tanto, però noi vi abbiamo avvertito"... questo è il succo (digestivo) della faccenda.
E del resto noialtri non siamo ruminanti, abbiamo un solo stomaco, e per questo io non ho privato del grano i miei capi bovini, ma la mia persona.
Il glutine deve il suo nome al termine latino che designava la COLLA ("glue" in Inglese, dove glutine è scritto come nella forma latina, gluten) e come tale viene ancora utilizzato nelle lavorazioni industriali, come ad es. nella legatoria; unendo grano macinato ("farina") e acqua si forma questa colla, e cuocendola in forno oppure essiccandola si ottiene un "pane" o una "pasta secca", che la gente si ostina a mangiare "in ogni salsa".
La mia sperimentazione in VIVO non mi ha lasciato alcun dubbio in proposito, ma temo che quella praticata su sè stessi sia l'unico tipo di sperimentazione valida per poterne apprezzare gli esiti, in questo come in ogni altro caso possibile; con la mia prolungata astinenza-da-glutine ho provato a me stesso - e solo per me stesso- la realtà delle gliadine come "narcoproteine" che al pari delle "droghe pesanti" causano dipendenza, assuefazione e astinenza; ho vissuti in prima persona gli effetti di una "fame eterna" e insaziabile che è di fatto un sintomo dell'astinenza da gliadina; qualunque altro cibo, anche in grandi quantità, non ne contiene, e quel particolare, inesorabile "appetito" non diminuisce MAI.
Il reinserimento di glutine nella dieta scongiura l'ossessione della "fame eterna", al costo di intossicarsi quotidianamente; infine l'impressione intensa di una visione "più vivida" delle cose ("alertness") che sottintende una deficienza a livello neuro-cerebrale causata dal glutine, è stata come si è visto la proverbiale goccia, per cui se è possibile vivere in questo mondo di gliadinomani inconsapevoli è inevitabile farsi qualche dose di glutine di tanto in tanto... Mi azzardo a concludere così il discorso in quanto "vegano-quasi-crudista" e ormai quasi totalmente astemio, che si astiene anche da zucchero e caffé (!) ormai da anni; ma non oserei dire altrettanto al saprofita umano, perché aggiungere a una dieta di cadaveri e disparati veleni della colla potrebbe essere davvero troppo; come di fatto è, per la maggior parte dei pazienti multi-nazionali e clienti di big pharma e del sistema (anti) sanitario globale.
Tornando al discorso viscerale, può essere il momento di fare 2+2; abbiamo un sistema neuro-gastro-enterico che è autonomo, indefinitamente più sviluppato -anche in lunghezza- delle viscere cerebrali, e che reagisce istintivamente e in modo spesso incontrollabile agli stimoli esterni, dalle poetiche "farfalle nello stomaco" degli innamorati allo "stomaco chiuso" per la tensione emotiva alle estreme conseguenze di uno spavento che -almeno per modo di dire- lasciano il segno; e i modi di dire, e le allusioni correlate sono infiniti, per i ragazzi sboccati ci sono cose che "fanno vomitare" oppure anche "cacare", meno volgarmente certe altre cose "non si digeriscono" o non "si mandano giù", o "ti restano sullo stomaco"... perché le affinità tra ciò che assimila la mente e ciò che assorbe il corpo non si contengono nei ristretti, inestimabili confini della logosfera; esiste un rapporto diretto tra grandi e piccoli visceri, e come si è visto quelli piccoli non vivrebbero senza quelli grandi, mentre è più che verosimile il contrario.
Per quale motivo un organismo simbiontico mutante come il corpo umano dovrebbe sviluppare simili paradossi per me è un vero mistero, ma tutti noi ne incarniamo uno, non ci resta che accettarlo; nel microcosmo neuro-gastroenterologico, ci limitiamo ad osservare questi fatti espressi nelle fatidiche PAROLE-CHIAVE ("keywords") che nella nostra infinita odissea su Google corrispondono al numero imprecisato (N) di informazioni che determinano infine la nostra incognita (X); in realtà, dietro la facciata di "Matrix" sono soltanto "1" e "0", unità simboliche di energia.
Se nel cervello l'energia è trasmessa sotto forma di segnali elettromagnetici, i quali si manifestano in impulsi elettrici che si dipartono in tutto il corpo e ne determinano in qualche grado l'attività, nel sistema digestivo l'energia stessa che l'organismo -cervello compreso- utilizza per il proprio funzionamento viene CREATA assorbendo ed elaborando tutti gli elementi chimici necessari.
Un cervello può tenere in vita una piccola impresa, una libera professione, una famiglia, una nobile causa, una missione, un "sogno", o anche un impero; ma solo un intestino tiene in vita un cervello; e come lo fa, e a quale costo, è tutto da stabilire; a completa discrezione dell'utente cerebro-intestinale.
Il saprofita umano medio utilizza gran parte dell'energia ottenuta dal cibo per digerire e metabolizzare il cibo; non bastassero i cadaveri, e i TESSUTI animali come il latte e le uova, al bestiame umano si è sempre rifilata la colla da mangiare; mi rendo conto che non siamo ruminanti, ma il mio dubbio riguardo gli effetti di queste abitudini sul nostro "rumine" (il bolo e il chilo) e ciò che ne consegue, mi pare più che lecito; non esiste però un ente preposto che ci avverta della "tendenza" del grano a mantenerci in uno stato di perenne in-digestione più o meno acuta, e la cui causa (narco-proteica) tende a riprodurre tutti gli effetti di una droga "pesante"; cioè, impossibile da digerire. Il "pane" fatto con la colla di frumento è divenuto sinonimo di nutrimento per un motivo preciso, ovvio, e scientificamente provato, malgrado la sua estrema impopolarità tra gli stessi consumatori abituali. E' una vera e propria dipendenza causata da una sostanza di origine vegetale, così come per le più "tradizionali" droghe pesanti, estratte dalle piante del papaverum e della coca; siamo tutti letteralmente drogati dal nostro stesso cibo, in vario grado, e per quanto ne so -in questo caso ne so più di tanti- siamo davvero PESANTEMENTE drogati da questo "cibo" particolare, uno pseudo-oppiaceo colloso che è nel contempo il cibo per antonomasia e la droga d'elezione dei popoli Occidentali. Ne ho dedotto che: "L'oppio è il pane dei popoli più fortunati".
Per concludere, una ennesima informazione indesiderata dagli U.S.
"Gli ammorbidenti per tessuti sono la causa primaria di inquinamento aereo domestico. Ogni volta che senti quel "profumo di lavanderia", stai inalando composti organici volatili (VOC) tossici"
Che non sia desiderata non significa che non sia vera.
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