"In ogni luogo del Mondo riviene à meglio pertanto di essere felice più tosto, che savio; e saper guadagnare senza saper giucare; che di perdere con istima, e pregio di valente giuocatore. Vorrei anzi essere Timoteo, di cui dicevasi, che dormendo la fortuna li gettava in grembo le corone, e le palme di vittorie, e conquiste, che Annibale famato per il terzo Capitano dell'Universo, che perdette la battaglia di Adrumetto, e con essa rimase la sua patria soggiogata, e distrutta."
Il Mercurio overo historia de Correnti tempi di Vittorio Siri ( (1635-1655) - Tomo Undecimo p.4
"MARCO AURELIO, OVERO GEMINO, E TITO CLAUDIO, OVERO NERONE.
Questo anno fu nobilitato da un grande incendio, dalla moltitudine dell'acque, da una non picciola carestia, e dalla morte di Quinto Fabio Massimo, i quale fu Augure lo spatio di quarantadue anni: huomo d'una intera e piena età, e degno di tanto cognome, havendo col tenere il nimico a bada restituita la patria, e prima che la guerra fosse finita, fu sovrapreso da malattia,e si morì. La cui vita diligentissimamente scrisse Plutarco. Havendo inteso i Romani, che Annibale era andato in Africa, furono molestati da diversi pensieri: dandosi a credere, che Annibale dovesse esser più terribile nella sua terra, di quello che era stato nell'altrui, come haveva predetto Fabio. Era alhora Annibale in Adrumeto. Ma andando alla volta di Zama, le spie, che egli haveva mandato inanzi, havendo prese, volle, che fossero menate per il campo, accioche elle vedessero il tutto.
Dipoi le rimandò libere ad Annibale. Per lequai cose Annibale non divenuto più allegro, s'abboccò con Scipione: ma non havendo potuto far cosa veruna, dimandando egli la pace, e Scipione ricusandola, si dipartirono.
Vedi lettore presso a Livio le loro ingeniosissime orationi. Appresso havendo deliberato di far giornata, come vennero al fatto d'arme, i Romani vincitori tagliarono a pezzi trenta mila Africani: et ugual numero fu preso, insieme con le insegne de' Capitani. Annibale salvatosi con la fuga, si ricoverò in Adrumeto. Dal quale chiamato, andò a Carthagine: che fu trentasei anni dopo, che fanciullo si era partito: e persuase i Carthaginesi a dimandar del tutto la pace. A cui contrariando Giscone, essendo commossa contra di lui la turba, egli si fuggì al Re Antioco. Alhora Vermina figliulo del Re Siface, con ugual danno fu rotto da' Romani. Per questo i Carthaginesi si affaticarono di chieder le conditioni della pace da Scipione. Lequali essendo apportate a Roma da gli Ambasciadori de' Romani, e de' Carthaginesi, la città tutta ripiena di allegrezza, ordinò, che per tre giorni si facessero preghi a gl'iddii."
Le dignità de' consoli, e de gl'imperadori, e i fatti de' romani, e dell'accrescimento dell'imperio, ridotti in compendio da Sesto Ruffo (Rufius Festus) e similmente da Cassiodoro (Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus) e da M. Lodovico Dolce, CON PRIVILEGIO (1561)
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