martedì 10 marzo 2015

The Home That Jack Built

Da http://en.wikipedia.org/wiki/This_Is_the_House_That_Jack_Built:

This is the house that Jack built. This is the cheese that lay in the house that Jack built. This is the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the cat that chased the rat That ate the cheese that lay in the house that Jack built. This is the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the maiden all forlorn That milked the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the man all tattered and torn That kissed the maiden all forlorn That milked the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the judge all shaven and shorn That married the man all tattered and torn That kissed the maiden all forlorn That milked the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the rooster that crowed in the morn That woke the judge all shaven and shorn That married the man all tattered and torn That kissed the maiden all forlorn That milked the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the farmer sowing his corn That kept the rooster that crowed in the morn That woke the judge all shaven and shorn That married the man all tattered and torn That kissed the maiden all forlorn That milked the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built. This is the horse and the hound and the horn That belonged to the farmer sowing his corn That kept the rooster that crowed in the morn That woke the judge all shaven and shorn That married the man all tattered and torn That kissed the maiden all forlorn That milked the cow with the crumpled horn That tossed the dog that worried the cat That chased the rat that ate the cheese That lay in the house that Jack built.



Jack Daw ("Taccola") è il mio avatar su Facebook, all'origine del gioco di parole del titolo; lo si può leggere in cima al  camino, accanto allo spioncino da cui occhieggio (cliccare per l'ingrandimento).
Avrete notato, il titolo non corrisponde a quello della popolare nursery rhyme Inglese (di cui Branduardi produsse una popolarissima versione Italiana musicata, qualche decennio fa -- il che rafforza l'ipotesi di una origine giudaica della filastrocca Anglosassone, o se non altro peggiora le cose) che parla di una "house" e non di una "home"; quest'ultimo è il termine con cui nel linguaggio telematico si indica tanto la pagina principale di un sito web quanto, nel caso di Facebook, la pagina in cui sono pubblicati i posts provenienti da ogni amicizia o gruppo di appartenenza, di fatto più simile ad un  flusso che non ad un edificio, ma a partire dall'idea della home lo possiamo immaginare come un grattacielo a cui vengono aggiunti svariati piani ogni giorno, praticamente ogni istante, e che ha già raggiunta un' altezza virtualmente impossibile dal 2009, anno della mia iscrizione al Social per antonomasia; purtroppo questa mia 'casa virtuale', condivisa con qualche centinaio di milioni di coinquilini, non è Cherrington Manor

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/94/The_Manor._-_geograph.org.uk_-_424831.jpg
nello Shropshire, che si ritiene -per qualche motivo- essere la 'vera' Casa che Jack Costruì
l'Inglese 'home' si distingue semanticamente da 'house', che indica la costruzione fisica rispetto alla 'dimora', assimilabile generalmente al concetto dell'interno rispetto all'esterno, per quanto paradossalmente la location faccia parte del quadro 'casalingo' che ognuno si fa; 
non abbiamo una simile raffinata distinzione nella lingua Italiana, se non altro perché sinonimi come 'dimora' o 'magione' -e finanche 'residenza- sono ormai piuttosto desueti nel parlare comune; malgrado la sua definizione standard nell'ambito dell'IT come abbiamo visto la architettura di FB(I =) non rimanda a una 'fissa dimora' quanto a un porto di informazioni tra le più svariate, frequentato da gente di ogni schiatta e da ogni angolo del mondo virtuale, un'idea opposta alla verticalità infinita della impaginazione che rimanda invece al grattacielo; forse il principio della 'cascata' è l'unico che riassuma efficacemente le due idee, anche a livello socio-culturale, benché non sia decisamente la figura più prossima a quella di una abitazione;
ultimamente sto utilizzando FB  più che altro come piattaforma di gioco, in uno dei periodi in cui un moto ludico irrefrenabile si oppone alla stretta mortale della cattività urbana, ma ormai da anni esso partecipa delle mie abitudini cotidiane assieme alla email, alle news di Google, a Youtube, a Simplynoise, e a quello che ogni blogger tende a riconoscere come la propria abitazione su internet, ovvero il proprio blog;
in questo caso, e non in questa casa, il post mattutino è dedicato a questa idea della casa intesa come 'home', cioè dimora fissa o luogo di appartenenza, il cui valore ho ri-conosciuto trovandomi qualche settimana fa privo di un sistema operativo, di un 'computer' come strumento di accesso a questa abitazione completamente virtuale, e allo schiacciante senso di estraneazione e di smarrimento che ne conseguirono;
questo incidente (che purtroppo non è ancora del tutto risolto) mi ha portato ancora una volta a riconsiderare la realtà fisica dell'essere umano -la categoria a cui sono comunemente associato mio malgrado- nel contesto della "teoria olografica" dello uni-verso in cui gravitiamo Qui e Ora, nel mondo-delle-parole; 
che questo senso di 'appartenenza' ad una dimensione virtuale rispecchi la nostra natura metafisica nell'unico modo possibile per tutto ciò che non è sensibile, comprensibile e de-scrivibile, così come il codice di un programma non è immediatamente comprensibile dall'utente, è un insieme di caratteri alfanumerici apparentemente casuale, ma non di meno è l'unica forma di linguaggio che permetta a quel programma particolare di funzionare;
ancora una volta, il "linguaggio mitologico" ri-ammodernato sempre dai falsi-ebrei produttori della saga cinematografica di 'Matrix' fa il loro antico, immortale doppio, o meglio multiplo gioco, attraverso la tecnica infallibile del mosaico, in cui certe particelle di una  realtà occulta, o generalmente ignota, sono intelligentemente disposte in un quadro sinottico in cui appaiono indistinguibili da quelle scaturite dalla mente dell'autore; la medesima realtà umana rappresentata dallo schiavo del Sistema chiamato 'matrice', invisibile ai più perché si riferisce a tutto ciò che è fisico -mater/materia- ed è quindi  semplicemente accettato come tale dall'abitante della dimensione fisica, non è direttamente assimilabile a quella dell'utenza telematica media, tantomeno oggi dopo oltre un decennio di continua esplosione informatica, questo lunghissimo boom  (commerciale) di apparecchi, dispositivi e gadgets digitali di ogni sorta, per cui al di là della effettiva utilità (o perniciosità) per l'individuo e il consorzio telematico, oggi anche i bambini sono dotati di cellulare o Iphone, e a giudicare dal ritmo di questa digitalizzazione totale non è possibile nemmeno immaginare cosa ci aspetti in una possibile continuazione di questo decennio; 
in fondo la logosfera telematica, così come il concetto stesso della videosfera è una (d)evoluzione o una definizione arbitraria (filosofica) di un periodo evolutivo nella storia della comunicazione, altre parole, per definire la solita, vecchia falsa realtà dell'uomo moderno; al di là della accessibilità delle informazioni, che ad es. la lingua Inglese rende immediatamente disponibili all'utente anglofono Italiano, la summa mass-mediatica che internet rappresenta è ancora perfettamente riconoscibile nella sua architettura "ipertestuale", come un mosaico di parole, immagini più o meno in movimento, e innumerevoli "applicazioni" che eludono anche i confini della "rete" informatica per estendersi infinitamente nella logosfera individuale dell'utenza telefonica, in cui la "spersonalizzazione" dell'utente corrisponde alla "personalizzazione" di una entità virtuale collettiva, una sorta di mostro informatico composto dei nostri "dati sensibili" a cui corrispondono le caratteristiche singole accessibili da amici e perfetti sconosciuti alla stessa stregua, per cui possiamo vedere cosa mangia l'amico di Hong Kong accanto ad un messaggio pubblicitario mirato, derivato dalle nostre abitudini e dalle parole-chiave immesse nei motori di ricerca... 

E' dal 1996 che la corrispondenza certa, matematica e indubitabile della lettera ebraica "vau" con le lettere dell'alfabeto latino "V" e "W" alimenta il sospetto più che lecito di una corrispondenza 'profetica' dell' utenza moderna, la massa consumatrice che oggi frequenta il "WWW", come entità diabolica, la bestia di biblica memoria, che è di fatto solo un ennesimo prodotto della fantasia malata dei soliti burattinai, i principali responsabili di ogni male al mondo. Da una simile informazione che corrisponde ad una realtà matematico-letteraria (la lettera Wau dell'alfabeto ebraico corrisponde senza dubbio al numero 6, persino su Wikipedia!) non è possibile cercare scampo nella vaghezza di qualunque sfericità filosofica, almeno all'interno della logosfera cattolico-imperiale imposta dal sistema militar-industriale, se non che si decida di trovar casa altrove, con l'unico problema di doversi risistemare in una dimensione altrettanto materiale senza dover lasciare definitivamente il pondo, infine l'unica idea universalmente accessibile di una "casa" in fondo ai cieli.
Non cercate una definizione biblica di questo concetto dantesco del 'peso' nella bibbia, perché a differenza di quelli prodotti da Google il risultato potrebbe essere sconcertante, e certamente scomodo per molti.

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