mercoledì 21 ottobre 2015

Impressioni foto-grafiche


A volte penso che purtroppo non a tutti è dato di ricordare i propri sogni, ma so per certo che sono pochi o pochissimi quanti al risveglio fanno tesoro di queste memorie trasformando in parola scritta le loro esperienze oniriche, benchè io non saprei trovare un termine migliore per descriverle, oltre "tesoro"; e soprattutto, di fronte alla "incredibile realtà" che può essere derivata dallo studio dei sogni, mi rendo conto che un certo "tipo" di realtà non è quello adeguato alle stesse masse umane dietro i fenomeni mass-mediatici, che leggono il giornale e guardano il tele-giornale per la loro porzione di parole quotidiana; questo "tipo" di "realtà inconscia" o "subconscia" di cui abbiamo vaghi indizi soltanto attraverso l'attività onirica, tende a confermare un tipo di realtà di cui possiamo avere notizia solo attraverso la nostra intuizione, e non certo con lo studio di osservazioni ed esperienze altrui; dalla sperimentazione quantistica sappiamo che l'attività dell'osservatore determina gli esiti dell'esperimento stesso, e questo accade a livello, appunto, "particolare";
potremmo limitarci al concetto aristotelico del Nous, chiedendoci a cosa può servire una intuizione intellettuale quando siamo ammaestrati dal principio a reiterare dati e informazioni il cui stesso apprendimento costituisce una buona parte del nostro "passato" (l'educazione scolastica) durante il quale le nostre risorse mentali non hanno avuta una occasione migliore per esprimersi; ma scendiamo più in basso, nel regno infero della psiche, dove tutte le cose sono mostruosamente semplici, immobili o quasi, cicliche e ripetitive, probabilmente eterne, come gli dèi e i demoni e ogni possibile archetipo di un possibile "inconscio collettivo"; l'impressione che dovrebbe avere l'osservatore dell'immagine qui sopra dovrebbe limitarsi a questo, che è a mio parere l'esercizio intellettuale più difficile in assoluto per l'uomo moderno e, devo aggiungere, adulto; a questo proposito, la mia impressione è che il Sole non si trovi a 1.496×108 km di distanza da quelle nuvole; non riesco nemmeno a immaginare come le radiazioni elettromagnetiche provenienti da un corpo posto a 1.496×108 km da qui potrebbero essere percepite dal mammifero terricolo come "calore", ma del resto posso immaginare qualunque altra cosa senza nemmeno ricorrere alla Bibbia; 
l'idea che il Sole sia trasportato nel cielo su un "carro" ricorre nelle antiche mitologie di tutto il mondo, come vediamo su Wikipedia, fin dalla proto-religione Indo Europea, dalla dea Xihe dei Cinesi con il suo calessino trainato da un drago


all'Indiano Aruna il cui carro è trainato da sette cavalli che corrispondono ai giorni della settimana, dal carro solare di Trundholm dell'età del bronzo alla "barca Solare" di Ra e Horus in Egitto, fino a quelli più famosi dalle nostre parti, di Helios e/o Apollo;
possiamo quindi ben dire che il culto del "carro solare" è uno dei più antichi e più diffusi nel mondo intero, da Oriente a Occidente e da Nord a Sud, ed è piuttosto strano osservare un tipo di "realtà religiosa" dell'antichità che non riflette quella osservabile in natura, come possibile interpretazione o "giustificazione" di una realtà dove apparentemente non ci sono carri, o barche, o altri mezzi di sorta per il trasporto dello "astro padre"; come potrebbe quindi un uomo proto-storico anche solo immaginare una simile entità prodigiosa, osservando il moto regolare e "indipendente" del Sole attraverso i cieli, lo stesso che osserviamo oggi; è -forse- quello che Jung definirebbe un archetipo, un modello primordiale tramandato e accettato collettivamente, e che oggi conosciamo soltanto attraverso le reliquie del passato, quando nessuno scienziato della Nasa è disposto a mostrarci le immagini segrete del carro solare, o l'identità del suo pilota;
altro non è che la idea di una attività cosmica controllata, una nozione ancora accettabile ai tempi di Evemero, che rimane uno dei personaggi più sottovalutati dell'antichità, per un motivo o per l'altro; ma dal "250 a.C." è passata molta acqua sotto i ponti, e in fondo le teorie evemeriche non interessano il pubblico moderno quanto potevano nell'antichità, perché non abbiamo più tanti dèi di cui "scoprire gli altarini"; possiamo accettare la versione più recente, "migliorata" e benedetta dal placet ecclesiastico, di Sitchin e degli dèi-astronauti, lungi dall'essere coinvolti nell'indagine di una sorta di "verità" -sinonimo di mistero, e quindi di ignoranza- tanto chiara e patente come il Sole stesso. 
Abbiamo letto quanto c'è da leggere nella Bibbia, a proposito del "firmamento" della "volta celeste" e delle "luminarie" poste dagli "Elohim" a distinguere il  giorno dalla notte; sono tutte nozioni confutate dall' osservazione scientifica e dalla sua evoluzione tecnologica, ma per noi non-scienziati amanti dalla conoscenza si tratta di accettare un dogma in luogo dell'altro, non abbiamo fortezze da difendere che non riguardino direttamente la nostra sanità mentale, e ce ne impipiamo dello establishment e di questo "status quo secolare" quando non costituisca una seria minaccia per essa;
dobbiamo forse tener conto delle superstizioni pre-cristiane, e di tutto quel mondo barbaro e 'pagano' che rappresenta il mito del nostro passato, riscontrando simili corrispondenze nei testi di ogni tempo precedente il nuovo dogma scientifico; forse lo "uni-verso" è una "olo-grafia", come sostiene qualche studioso, e la natura artificiale di questa manifestazione riguarda la essenza stessa delle cose a livello subatomico, ma in qualità di blogger mi posso accontentare per il momento -questa mattina- di interrogarmi su una realtà che apparentemente ha poco o punto da spartire con quella descritta nella logosfera cattolica, infine l'unico genere di sfera che corrisponda letteralmente all'habitat umano, e al suo habitus attuale.

Nessun commento:

Posta un commento