mercoledì 17 giugno 2015

Altro vecchio, altro mare

In estate non smetterei mai di fotografare; tutto, e niente in particolare;

 
i fiori, certo, sono tra i miei soggetti preferiti


e le mie aMICIzie occasionali


...

ma in particolare amo fotografare le nuvole, il mio lettore abituale lo sa, ho già dedicato 4 lunghi posts a questo argomento negli ultimi tempi: Nuvologia Applicata, Non Solo Donne, La Testa Tra Le Nuvole e Nuvologia Applicata/2.
Una delle formazioni più notevoli però non è ancora stata incollata qui, eccola:


E lo so, le nubi hanno tutte le forme e ogni forma, ma ancora mi chiedo perché una nuvola dovrebbe avere questa forma, ancora una volta stranamente regolare.... e con quella strana angolazione...

(forse soltanto perché era la stessa inclinazione del ramo in primo piano?)


Oppure questa


...e lo vedete quel monolito nuvoloso all'orizzonte? Se avessi una vera macchina fotografica, ve la farei vedere io!


Abbiamo anche avuti degli ottimi, classici cumulonembi, come vuole la tradizione estiva; sono nuvole che ti danno l'impressione di essere in un cartone animato. Giapponese. Dello Studio Ghibli.


Oppure Altrove



e altre cose ancora




l'ennesimo, inspiegabile angolo retto...


un raggio di speranza...


Un altro temporale in arrivo...

A proposito di tempo e rali, questa sera mi sono deliziato con la visione di


All Is Lost di J.C. Chandor (2013)

nominato all'Oscar per il miglior montaggio sonoro, e malgrado non abbia vinto non è sicuramente questa l'unica qualità notevole di quest'opera, estremamente silenziosa ed estremamente rumorosa, che mette il vecchio, non più giovane, e attempato quasi-ottantenne Robert Redford in balìa delle onde, nel bel mezzo dell'Oceano, più o meno vicino allo Stretto di Sumatra:

forse;

un tour-de-forse, appunto, perché non c'è un solo istante in questo film in cui la sorte del nostro si possa dire nemmeno vagamente certa.. Tranne l'ultimo. Ma quello che succede nella realtà filmica durante i titoli di coda, e oltre, non lo sapremo mai, quindi in effetti no, non c'è proprio un solo istante di certezza; ci dobbiamo accontentare del sipario finale, per poter rimuginare sul simbolismo di questa barca che è la stessa per tutti gli spettatori, sapendo che sta per affondare e che poi è affondata, e che la nostra zattera di salvataggio è anche meno di un guscio di noce nell'immensità oceanica; è solo un guscio di gomma...


 Non occorrono molte parole, per dipingere con grande realismo una situazione disperata che si fa sempre più disperata, dopo il disperato messaggio iniziale che verrà affidato anch'esso al fato, rappresentato dalle onde di un mare che sembra infinito.


Redford, che non ho mai apprezzato particolarmente in passato, qui è perfetto nel ruolo dell'eroe con un piede nella fossa -pardon, nell'acqua- e la sua comprensibile, per quanto ben dissimulata fragilità senile rende il suo personaggio l'incarnazione ideale dell'uomo medio del 2013, che non immaginava nemmeno di poter arrivare al 2015; chi ha visto questo film quest'anno può solo auspicare che sia un buon presagio, e che nel 2017 potremo vedere A walk in the woods (2015).

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