"As an old memoria, memoria, memoria, memoria" ("Come as you are")
Domande:
può il bossolo espulso automaticamente da un Remington M11 rimbalzare sul pavimento dopo lo sparo, in modo da essere poi rinvenuto sul lato sinistro anziché sul destro del corpo del suicida, e quindi dell'arma immobilizzata nella stretta del rigor mortis?
(nella ricostruzione grafica, la "cartuccia" è visibile in fondo, sul giubbotto)
(a scanso di equivoci, la foto del modello M11 che come ogni fucile espelle il bossolo a destra)
Può una persona imitare la grafia di qualcun altro, ricopiandone la scrittura lettera per lettera, per comporre uno stereotipico messaggio d'addio?
Può un uomo che ha già in corpo una dose di eroina pari a tre volte quella considerata letale essere in grado di suicidarsi con un fucile? E, se anche fosse, PERCHE' dovrebbe farlo?
Può una donna acida e avida far fuori il marito rockstar prima che egli ottenga il sospirato divorzio, ottendendo così miliardi di dollari anzichè un magro assegno mensile?
La scena del delitto: non c'è nulla contro cui il bossolo avrebbe potuto rimbalzare...
Sono domande, all'origine dell'investigazione, e domande restano al termine del film:
L'esperto in materia parla chiaro: se vuoi il delitto perfetto, fai fuori un drogato. E questo è decisamente il caso Cobain
(Kurt Donald)
che si direbbe proprio un delitto perfetto, ma è un caso archiviato nell'attesa costante di essere riaperto; il fattore entropico che ha contribuito agli eccessi e alla concatenazione di eventi e personaggi più o meno loschi, che hanno condotto all'ascesa e infine hanno definita nella sua interezza "l'icona americana" del frontman dei Nirvana, raggiunge l'apice con la sua morte: etichettata ufficialmente come suicidio, fortemente sospettata di omicidio, è tutt'ora un mistero di cui abbiamo un efficace resoconto in stile noir narrato in prima persona dal P.I. Tom Grant, ex-sceriffo assunto in origine da Courtney Love per indagare sulla scomparsa del marito e poi coinvolto personalmente
"Inconsistencies" è la parola d'ordine; adesso è una questione personale per Tom Grant, P.I.
dall'ambiguità del caso, che ufficialmente si concluse nell'aprile del '94 con il ritrovamento, da parte di un elettricista, del cadavere di Kurt nella serra del suo cottage nei boschi.
Ciò che viene mostrato qui porta a pensare a tutto, tranne che a un "gesto disperato"; non vogliamo nemmeno sapere quanto l'eco mediatica del caso Cobain abbia influito sul successo dei Foo Fighters, come accadde per i New Order dopo la morte di Ian Curtis... Ma gli aspetti commerciali del caso non si possono eludere facilmente, nel caso di una "celebrità" della musica, e il fatto che il suicida fosse in procinto di divorziare dalla sua labile metà fa ricadere pesantemente i sospetti sulla quasi-famosa e totalmente odiosa Love... Non mi pare che questa ipotesi sia in alcun modo evitata dal Ns. caparbio e zelantissimo inquirente, che nel suo rapporto filmico elenca una serie di incongruenze notevoli, specialmente per quanto riguarda le indagini non-private; basti dire che la scena del crimine fu interamente smantellata solo venti giorni dopo il fattaccio, per volere della inconsolabile vedova.
L'implacabile Tommaso; non ci crede, finché non ci ficca il naso
Come dice il titolo (parafrasando il titolo dell'album d'esordio dei Nirvana,
Bleach) tutto è "inzuppato nella candeggina", avvolto nelle spire di gas ammorbanti che possono deformare la visione dei fatti, e malgrado il ricordo delle cronache sbiadisca rapidamente l'icona del più grunge dei rockers è destinata a rimanere, e il mistero della sua scomparsa è certamente degno di una seria indagine, oltre che di un altro documentario su un morto famoso, uno del "club dei 27".
Che a me va benissimo, fintanto che lo pesco dal torrent e non dall'Acheronte.
Foto d'archivio: sembra un'operazione di macabro product placement...
Ricostruzione della scena del delitto: il prodotto è ancora piazzato, ma è cambiato lo sponsor...
e che fine hanno fatto quei soldi?
Il documentario, in cui delle registrazioni sonore vengono sovrapposte a ricostruzioni di stampo classico ma non televisivo, e con un commento musicale minimalista ispirato alle ruvide sonorità proprie del grunge, ci propone tra una tessera e l'altra del mosaico scorci e squarci di una America varia, dalla periferia più sordida di Seattle al Set maiuscolo di L.A., con foto di famiglia e d'archivio e testimonianze di prima mano; è un tipo di "making of" triste quanto raro, quello dell'idolo morto e non risorto. Finora.
Per quanto riguarda il blogger, la cosa che più mi interessa è il fatto che proprio nel 1994 anch'io conobbi l'ebbrezza profonda del coma:
come accadde a Cobain a Roma;
purtroppo non un coma di tipo farmaceutico, come se lo potevano permettere i ricconi, ma di un tipo molto più economico, stradale, anche se non proprio pedestre. Il mio breve interesse per il grunge sparì assieme ai miei unici jeans ormai troppo stracciati, e alla mia unica camicia a scacchi. E a Kurt Cobain.
May he rest in peace, finally.
P.S.: ve lo ricordate il ritornello di "Come as you are"? Faceva "No I don't have a gun... No I don't have a gun..." Ironia del destino? O del suicida innocente?