domenica 6 aprile 2014

Nipponerie

Due cose occorre constatare di


47 Ronin di C. Rinsch (2013)
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 al di là di ogni merito e di ogni difetto e di ogni altra possibile qualità dell' opera in sè: 
1) che l'Inglese parlato dai Giapponesi è, in vario grado, ma invariabilmente, ridicolo 
2) che tutti gli attori Giapponesi (al 99,9%) nel cast parlano Inglese; 


(Keanu Reeves, per inciso, parla un decente "Inglese Americano", e questo dà un ulteriore tocco anacronistico e quindi meta-surrealistico al tutto); 


questa peculiarità linguistica del film -che temo non sia stata riprodotta nella versione doppiata in Italiano, ma non ne sono certo- sulle prime inganna facilmente lo spettatore, che però in breve si lascia sopraffare molto volentieri da un flusso narrativo denso, altamente spettacolare e costante per tutta la durata; 


la messinscena riproduce la vena "pittorica" dei classici del cinema nipponico, con una eccellente ricostruzione stor/icono/grafica, costumi inclusi (per non parlare delle frecce!) e la direzione della fotografia è sempre all'altezza della situazione, compresi i "momenti caldi" che ne fanno tra l'altro un ottimo action movie in costume; 






(e con l'inserto gratuito "La Baia dei Pirati")


complice lo sceneggiatore dell'esageratissimo Wanted (2008); qui la commistione di una solennità estetica fortemente Giapponese, assieme con la recitazione "Engrish" di un cast più o meno impeccabile dal punto di vista strettamente drammatico, l'elemento soprannaturale reso con panorami digitali e inserti animati in CGI




non sempre di fattura eccelsa, ma generalmente buoni- e la mera presenza di Keanu Reeves  sul set, rendono questo uno dei films più ambigui degli ultimi 100 anni -- e  non è detto che la sua ambiguità sia da considerarsi una pecca; anzi, probabilmente è il film che meglio rappresenta un momento di ambiguità più o meno universale;

compreso "Mister Seno 2013"

una visione soddisfacente sotto troppi aspetti per occuparsi di tutte quelle ambiguità che infine passano inosservate, e che pure sono il cuore dell'opera, ovvero Keanu Reeves (a.k.a Sad Keanu, a.k.a. L'Uomo che Mangia il Cupcake) meme vivente e protagonista di "basso profilo" estremamente fuori luogo (come il suo personaggio Kai, il cui epiteto di "mezzosangue" è eufemistico) in un cast completamente Giapponese che parla Inglese, in un Chūshingura -- il primo hollywoodiano --  ovvero un film "storico" che comprende giganti, demoni rettiliani, streghe, e un intero drago sputafuoco; non grosso come lo Smaug, ma quanto basta per riempire lo schermo; 


per un sabato sera solitario, non si potrebbe chiedere di meglio;
il film è meglio noto nell'ambiente come il più colossale fiasco della storia del cinema, avendo superato il precedente record fallimentare di Mars Needs Mom, per una perdita totale stimata di 152 milioni di dollari;

sempre a proposito di Giapponesi, lo scorso "weekend cinema" è stato in parte funestato -e in parte no- dalla riduzione per il grande schermo di 


宇宙海賊キャプテンハーロック (Harulocko: space pilate) di S. Aramaki (2013)
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passato quasi inosservato da noi, e di cui un mr. harlockbcn  (BCN come Barcelona) su IMDB ha identificato ed enumerati con esattezza i difetti principali, oltre una durata eccessiva, a partire dal titolo del suo commento: "Una grande opportunità sprecata. Ha tutto tranne una buona sceneggiatura", e insiste sull'effettiva facilità con cui la "dark matter" viene rifilata come deus-ex-machina; e ha ragione;


d' accordo con mr. harlockbcn, lamentiamo la perdita di questa occasione che cogli stessi mezzi, compreso regista e cast, e con una sceneggiatura meno "aliena" rispetto alla serie animata, magari un tantino meno pretenziosa, avrebbe potuto immortalare con successo questo affascinante personaggio dell'universo manga-anime Giapponese; 


questo Captain Harlock "riattato", in grado di reggere il confronto con i personaggi super-umani hollywoodiani attuali, tradisce però l'anima del personaggio del pirata dall'inafferrabile quanto inesorabile fascino romantico che, sarà pure una cosa obsoleta, ma continua a distinguerlo dal comune brigante (e come abbiamo visto nell'ultimo Captain famoso, i moderni pirati ne hanno ben poco, di questo fascino...) 

La "nuova", immortale Arcadia; a carbone? No, a Dark Matter.
Alla fine, un pirata che combatte "per la libertà" del pianeta Terra può attirare la simpatia dello spettatore, ma dei pirati in corsivo da cui invece dipende il destino del pianeta e dell' umanità intera, per il momento ne abbiamo abbastanza senza doverli ricostruire con il computer... La realtà supera sempre la fantasia, compresa quella dei Giapponesi! 


Visto in una impeccabile versione BDrip doppiata in Italiano, con degli inattesi passaggi dei dialoghi in lingua originale che non lo hanno reso meno antipatico nell'insieme per quanto, definitivamente, ben fatto

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