Naboer di P. Sletaune (2005)
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si può percepire il divertimento pazzo (è il caso di dirlo) dell'autore/regista nel giocare colla mente dello spettatore; va tutto bene, fintanto che abbiamo accettato il gioco in partenza; anzi, credevamo davvero che fosse un horror; invece Wikipedia lo cataloga come thriller psicologico;
i Nordici giocano duro, ma lealmente; tra l'altro, questo è uno strano esempio di film di grande violenza erotica -il quarto film vietato ai minori di 18 anni nella storia del cinema Norvegese in cui non si dice nemmeno una parolaccia; (altrimenti, non avrei persa l'occasione di riportarla nel mio post=);
una efficace messinscena intrappola lo spettatore assieme al protagonista in un set labirintico e claustrofobico
estraneo ma nel contempo abbastanza ordinario da risultarci familiare;
ma alla comparsa dei titoli di coda il gioco di Sletaune si è rivelato molto più interessante come gioco di specchi, di metafora sociale; viviamo davvero gran parte della nostra vita rinchiusi tra le pareti -quattro, o quattromila, come sembrano essere quelle del film- come topi in un labirinto, e viviamo tra gente di cui conosciamo poco o niente, a partire da noi stessi....
(qui l'abulia di Michael Nykvist, già apprezzata in Män som hatar kvinnor risulta utile all'ambiguità del suo ruolo) |
un valido spunto di riflessione per qualunque cittadino del mondo, al di là dei suoi rapporti più o meno movimentati con l'altro sesso;
fino alla svolta o, come dicono gli Anglofoni, il "twist", che trasforma il film in un mosaico di violenze, segreti e rivelazioni, è inevitabile apprezzare l'opera come analisi della coppia moderna, quasi una parodia estrema di come lui e lei tendano sempre a ferirsi nel peggiore dei modi possibile, e talvolta non troppo figuratamente; una metafora non tanto estrema come il rapporto tra Matthew Barney e Bjork (in Drawing Restraint 9) ma, quantomeno, vivida;
quello di Naboer è un orrore psicologico, intelligente per come riesce a incastrarci nel suo simbolico labirinto di interni in cui si riflette il dedalo di memorie che poco a poco rivelano il possibile "presente" del protagonista, a cui assistiamo più o meno increduli; fors'anche infastiditi, dall'estremo realismo degli eventi drammatici che si limitano, per usare il gergo psicologico, a un sacco di botte;
ma è proprio questo genere di violenza tristemente nota, primitiva, brutale, quella che più spesso interessa le coppie, in ogni senso; come vediamo qui, infatti, è qualcosa che a qualcuno può anche piacere...
il protagonista, Kristoffer Joner as John (pron. "i-ion") si direbbe un bravo ragazzo...
potete immaginare quanto NON lo sia?
Ancora una volta devo ringraziare il torrente multimediale, per avermi procurata una visione piacevolmente originale; il P2P non è pirateria, specialmente quando si tratta di un film (Norvegese, parlato in Norvegese/Svedese) che non avrei mai potuto reperire altrove.
P.S.: La solita didascalia di Variety sulla locandina recita "Un hommage a Roman Polanski che ammicca a David Lynch"; anche in questo caso non si menziona il fattore più essenzialmente attraente dell'opera, che si riassume nell'aggettivo qualificativo: Norvegese.
P.P.S.: il titolo del post, "fantasmi sanguinanti", è il pittoresco sottotitolo (dopo Next Door) della dist. Francese
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