venerdì 18 aprile 2014

Fantasmes sanglants

In qualche momento, guardando

Naboer di P. Sletaune (2005)
☻☻☻

 si può percepire il divertimento pazzo (è il caso di dirlo) dell'autore/regista nel giocare colla mente dello spettatore; va tutto bene, fintanto che abbiamo accettato il gioco in partenza; anzi, credevamo davvero che fosse un horror; invece Wikipedia lo cataloga come thriller psicologico;
i Nordici giocano duro, ma lealmente; tra l'altro, questo è uno strano esempio di film di grande violenza erotica -il quarto film vietato ai minori  di 18 anni nella storia del cinema Norvegese in cui non si dice nemmeno una parolaccia; (altrimenti, non avrei persa l'occasione di riportarla nel mio post=); 
una efficace messinscena intrappola lo spettatore assieme al protagonista in un set labirintico e claustrofobico


estraneo ma nel contempo abbastanza ordinario da risultarci familiare;



il dedalo di memorie e realtà filmiche è abbastanza intricato da non lasciare scampo fino alla fine


ma alla comparsa dei titoli di coda il gioco di Sletaune si è rivelato molto più interessante come gioco di specchi, di metafora sociale; viviamo davvero gran parte della nostra vita rinchiusi tra le pareti -quattro, o quattromila, come sembrano essere quelle del film- come topi in un labirinto, e viviamo tra gente di cui conosciamo poco o niente, a partire da noi stessi....

(qui l'abulia di Michael Nykvist, già apprezzata in Män som hatar kvinnor risulta utile all'ambiguità del suo ruolo)
un valido spunto di riflessione per qualunque cittadino del mondo, al di là dei suoi rapporti più o meno movimentati con l'altro sesso;


fino alla svolta o, come dicono gli Anglofoni, il "twist", che trasforma il film in un mosaico di violenze, segreti e rivelazioni, è inevitabile apprezzare l'opera come analisi della coppia moderna, quasi una parodia estrema di come lui e lei tendano sempre a ferirsi nel peggiore dei modi possibile, e talvolta non troppo figuratamente; una metafora non tanto estrema come il rapporto tra Matthew Barney e Bjork (in Drawing Restraint 9) ma, quantomeno, vivida; 
quello di Naboer è un orrore psicologico, intelligente per come riesce a incastrarci nel suo simbolico labirinto di interni in cui si riflette il dedalo di memorie che poco a poco rivelano il possibile "presente" del protagonista, a cui assistiamo più o meno increduli; fors'anche infastiditi, dall'estremo realismo degli eventi drammatici che si limitano, per usare il gergo psicologico, a un sacco di botte


ma è proprio questo genere di violenza tristemente nota, primitiva, brutale, quella che più spesso interessa le coppie, in ogni senso; come vediamo qui, infatti, è qualcosa che a qualcuno può anche piacere...
il protagonista, Kristoffer Joner as John (pron. "i-ion") si direbbe un bravo ragazzo... 

potete immaginare quanto NON lo sia?

Ancora una volta devo ringraziare il torrente multimediale, per avermi procurata una visione piacevolmente originale; il P2P non è pirateria, specialmente quando si tratta di un film (Norvegese, parlato in Norvegese/Svedese) che non avrei mai potuto reperire altrove.
P.S.: La solita didascalia di Variety sulla locandina recita "Un hommage a Roman Polanski che ammicca a David Lynch"; anche in questo caso non si menziona il fattore più essenzialmente attraente dell'opera, che si riassume nell'aggettivo qualificativo: Norvegese.

P.P.S.: il titolo del post, "fantasmi sanguinanti", è il pittoresco sottotitolo (dopo Next Doordella dist. Francese

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