mercoledì 9 aprile 2014

Forever Teenage Alien

Festeggiamo il superamento del 1000mo lettore del Word-Wide Weblog (!) con la visione di


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e in questa occasione, sfogliando i precedenti posts nel precedente blog che riguardano i primi titoli della serie cinematografica mi sono accorto che la media del mio proprio gradimento non è pari a quella del me stesso (ex) telespettatore della serie TV, che al contrario ricordo pressoché perfetta; infatti su tre titoli due non raggiungono la fama immortale decretata dai miei tre smileys (オンリー・ユー Urusei Yatsura: Onry You (1983) e うる星やつら3 リメンバー・マイ・ラヴ - Urusei Yatsura 3 Rimenbā Mai Ravu (1985)), mentre il terzo -invero, il secondo della serie- うる星やつら2 ビューティフルドリーマー Urusei Yatsura 2 Byūtifuru Dorīmā (1984) supera di gran lunga questa insufficienza media, destinato a restare nelle mie memorie digitali come un capolavoro del surrealismo cinematografico; 


com'è ovvio dalle faccine qui sopra, il n.4 della serie rappresenta la via di mezzo, per quanto l'impressione generale lasciata al pubblico sia quella di un "capolavoro stratificato" opposta a quella di "pasticcio senza capo né coda"; in questa dicotomia troviamo di nuovo riflessa la genialità pregnante della serie tele-cinematografica, dal momento che essa si può sovrapporre comodamente alla descrizione della vita stessa;

qui l'abbattimento del tricentenario e smisurato ciliegio Tarōzakura, cresciuto per generazioni dalla dinastia Mendou


è all'origine di una serie di eventi quantomeno inattesi, che sorprendono tanto gli abitanti del quartiere Tomobiki quanto il blogger, benché per entrambi sia ormai familiare l'imprevedibilità della coppia Ramu+Ataru Moroboshi, e le disastrose conseguenze di ordine cosmico che tendono a scaturire dalle loro azioni, dai loro pensieri, e finanche dalle loro mere fantasie; mentre la bellissima Oni dai capelli verdi


non riesce più a folgorare il suo tesoruccio e a volare decentemente, di nuovo la realtà alternativa dell'Universo Tomobiki prende vita attraverso la messinscena del microcosmo rappresentato dal set cinematografico



su cui si cimenta il sempre ingegnoso Megane, con il prestigio del nome di Mendou Shutaru come produttore


in un groviglio sempre più inestricabile di svariate realtà, cronologiche, poetiche e folkloristiche, e tutte le fantasie concesse alla realtà filmica del genere anime, compresi

la nascita di una montagna che contiene un lago

una inspiegabile quanto effimera invasione di insetti

un inatteso matrimonio di massa

Mendou -che qui improvvisa anche un Furusato- si trasforma in invincibile gladiatore in un'arena futuristica,

e sferra un attacco diretto e definitivo, forte della propria aviazione personale


contro lo sciagurato Moroboshi, il che introduce una sequenza finale apocalittica


ma anche post-apocalittica, nella migliore tradizione Nipponica;

Moroboshi si riconferma il debosciato che tutti noi amiamo odiare


meritevole di tutte le migliaia di volts che la sua premurosa mogliettina è pronta a scaricargli contro, e di tutte le botte che occasionalmente piovono dalla inesorabile, erculea Shinobu

che qui lo mena usando un banco di scuola;

di nuovo, una potente vena malinconica, a tratti straziante, corre tra le frenetiche, surreali vicende dei liceali di Tomobiki, tra una gag comica e un bombardamento a tappeto, con il supporto di una colonna sonora dalle sonorità prepotentemente, So '80s, il film di Yamazaki ci trasporta oltre i confini del mero intrattenimento, dà l'impressione che si sia persa del tutto la bussola, e come sempre non c'è modo migliore per trovare qualcosa; nulla di particolare, forse, ma pur sempre qualcosa che altrove è sempre più difficile da trovare, anche nel cinema Nipponico. 

Il messaggio che lancia questo film è: Meno Bussole, Più Sorprese!

come un internezzo circense sotto la neve di Aprile
Perché le bussole si trovano dappertutto, le sorprese no.

Segnalato da IMDB nella sezione trivia, nel film vediamo un "cameo" dell'autrice del manga, Rumiko Takahashi (che aveva odiato questo film) fra gli abitanti di Tomobiki; è quella con la giacca rosa:


Non posso che ringraziarla, ancora una volta.


questo film è una bomba... fortunatamente, non come la intendono gli Anglofoni

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