Una mano irrompe sullo schermo per strappare -con un suono di carta strappata nel silenzio- lembi dello sfondo nero, dove compaiono i titoli di testa
è l'inconfondibile mano di Saul Bass;
infine la mano strappa via l'intero sfondo, rivelando il microcosmo filmico
che è quello di
Bunny Lake is Missing di O. Preminger (1965)
☻☻☻
un caso a parte nella storia del cinema, un caso interessante tanto per ciò che riguarda il thriller psicologico narrato quanto per la particolarità della produzione, per un titolo in bilico tra il cinema "classico" a cui Preminger apparteneva di diritto, e il "new cinema" che entro la fine del decennio avrebbe spazzata via ogni convenzione e ogni dogma cinematografico; qui la sparizione della piccola Felicia "Bunny" Lake, figlia illegittima di Ann Lake
(Carol Lynley) |
e nipote dell'apatico-ma-diagonale zio Stephen
(Keir Dullea) |
Americani a Londra, chiama in causa il molto britannico sovrintendente Newhouse
(Lawrence Olivier) |
per una indagine che lo porterà presto -assieme allo spettatore- al più drastico dilemma: è mai esistita una bambina di nome Bunny Lake? Le sorprese non mancheranno per entrambi...
Ambientato in una City affollata e caotica
il film è impreziosito dalle inquadrature di Denys N. Coop (già operatore in alcuni capolavori come The Third Man e Lolita)
che sembra già spiare "oltre" il cinema tradizionale
e con una colonna sonora estremamente variegata, a tratti quasi-sperimentale, a cura di Paul Glass;
una capatina al super-macabro ospedale delle bambole di Londra
e una particina per il poliedrico talento di Mr. Noel Coward, grande tespiano nel ruolo di un laido gigione
che mentre tesse le lodi della frusta che fu di De Sade viene sopraffatto da una risata evidentemente genuina;
un momento impagabile, ma destinato soltanto agli spettatori anglofoni; in Italia fu doppiato da Carlo Romano;
il momento storico è documentato invece con ben tre canzoni della band The Zombies nella colonna sonora, il cui video musicale viene tramesso in TV al pub:
infine, grazie a questo film scopro oggi l'esistenza di una cosa chiamata junket
che apparentemente è ancora oggi un dessert comune nei paesi Anglosassoni --dove pure il termine junk significa rifiuto-- mentre da noi prende il nome di giuncata, ed è considerato alla stregua di un formaggio molle; l'unica cosa buona in tutto ciò è che non l'avevo mai sentito nominare, e adesso che lo conosco, posso evitarlo come la peste....Fate lo stesso, nel nome del benessere universale.
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