domenica 23 marzo 2014

Kidz with (planet-size) gunz

"The most exciting thing we could do, that's what all is everything about is really enjoing and getting genuinely excited about the possibilities -not necessarily achieving anything of our ambitions but just going into it with a sense of sort of wonder again, you know." - Damon Albarn


Bananaz di C. Levy (2008)
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Non c'è molto altro da dire a proposito; queste sono le parole di un "re del brit-pop" che a un certo punto della sua carriera sembra essersi accorto di poter fare musica (molto, indefinitamente) più interessante di quella prodotta "per lavoro" nel suo tempo libero, con il suo I-phone, a partire da quando raccolse le proprie registrazioni fatte durante un tour con la band, i Blur; 


il disco (Democrazy, 2003) non è proprio un granché, e io personalmente lo ascolterei un'altra volta solo per quella canzone da cui venne l'ispirazione per "Clint Eastwood" (tutto sommato, immagino di averla già riconosciuta al momento dell'ascolto) -- ma in esso giace il seme del cambiamento, che si materializzò poi attraverso l'incontro con il fumettista Jamie Hewlett e la nascita della band portata sugli schermi in forma di animazioni, interprete virtuale di sei albums straordinari, letteralmente incomparabili;



Qui scopriamo tra l'altro che i due hanno vissuto assieme per qualche tempo, e che tutti i pantaloni prestati da Hewlett al coinquilino poi sparivano nel nulla, malgrado la sua interessante ipotesi per cui avrebbe potuto lavarli e indossarli ancora;

Osservate i segni della violenza del mondo sul volto di Albarn, che qui appare tumefatto ed escoriato
e poi addirittura sdentato... memori della sua laurea honoris causa, alla cui cerimonia partecipò con una benda sull'occhio, ci chiediamo quali siano i suoi passatempi non-musicali... Ma non vogliamo una risposta
per chiunque conosca e possa apprezzare la musica dei Gorillaz, questo è un documento unico e insostituibile per conoscere qualche retroscena del fenomeno multimediale, con delle "chicche" inedite (anzi, pre-edite) dagli studio di registrazione, qualche intermezzo da road movie con i protagonisti, e qualche episodio decisamente goliardico che ci ricorda la natura "demoniaca" delle creature di Damon & Jamie;


mi pare di averlo già scritto in qualche post, ma non mi stancherò mai di ripeterlo: "questo mondo andrebbe molto meglio se tutti i suoi abitanti ascoltassero i Gorillaz"; purtroppo, lo so bene, specialmente dalle nostre parti i Gorillaz non solo sono poco ascoltati, ma circa tre anni dopo il loro scioglimento sono più o meno ignoti ai più, al di là dei vari "singoli" passati in TV e in radio, che come sempre rappresentano la parte "commerciale" del gruppo, e sono tanto irresistibili quanto (molto relativamente) banali rispetto all'insieme dell' opera; 


io certo non avrei mai comprato un disco come "Plastic Beach" per aver sentito "Stylo" (nel cui video appare Bruce Willis) o "Some kind of nature" (guest vocal il vecchio Lou Reed) alla radio, anche perché non avrei mai immaginato che potesse contenere canzoni come "Cloud of unknowing" o "To binge", e lo stesso si può dire di tutti gli altri dischi; definire questa musica "pop" non è semplicemente restrittivo, ma è più o meno il contrario della realtà dal momento che la musica davvero pop-olare oggi nel mondo è agli antipodi di questa; sicuramente il mondo della musica andrebbe molto meglio, se tutti i musicisti in erba avessero ascoltati i dischi dei Gorillaz almeno una volta;


al mio lettore consiglio di sfruttare Youtube per una generosa "anteprima", tralasciando ciò che è famoso per trasferirsi completamente nella dimensione Gorillaz che, parafrasando i versi di Albarn, riporta l'ascoltatore "indietro al cuore delle cose"(Back /To the heart of things)...
Ovviamente, un documento simile non poteva che essere firmato da un eletto di dio.


Ender's Game di G. Hood (2013)
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è un film tratto da un libro tratto da un racconto, da cui fu già tratta a suo tempo una serie a fumetti;
non conoscendo le suddette opere, mi posso solo chiedere il motivo di tanto successo, tale da portare alla realizzazione di questo film, che per il momento è noto soprattutto come uno dei più grandi fiaschi della scorsa stagione

questa espressione di Harrison Ford descrive l'esperienza cinematografica
Non c'è un solo aspetto del film di Hood che abbia colpito il blogger cinefilo, al di là della affinità con il più famoso Starship Troopers, e il fatto che qui i nemici insettoidi (invisibili per rtutta la durata) si chiamino "formics" (SIC)


è un indizio da non sottovalutare; 


Ender's game è qualcosa fra Tron: Legacy e The Black Hole in versione videogame, ma senza robottini simpatici. Un vero, colossale disappunto. Lettura consigliata ai marines, visione sconsigliata anche a loro.

Il titolo del post -riferito all'arma anti-planetaria del film- deriva dalla canzone dei Gorillaz:

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