sabato 21 dicembre 2013

Non disturbatevi a tradurre

Marilyn Monroe è stata, per me come per molti giovani utenti del millennio scorso, il primo amore cinematografico, che per un ragazzino significa un certo grado di "attrazione magnetico-animale" simile a quella per ogni individuo femminile in circolazione più un quid, un fattore indefinibile, o "certo-non-so-che" che probabilmente è stato determinante nelle simpatie del pubblico ambosesso, di ogni  età ed epoca, nei confronti dello strano caso di Norma Jean "Marilyn Monroe" Mortenson; ma tutti gli antefatti in questo strano caso non si devono trascurare, e quindi consiglio al lettore anglofono la lettura di ogni articolo sul progetto Monarch, e su Marilyin in particolare, sul sito whale.to (temo non esista nulla di simile in lingua Italiana); 

quanto riportato dalla stampa specializzata (che non è scandalistica, mentre si può sempre facilmente screditare come opera di teorici del complotto, essendo coinvolti i segretissimi servizi segreti USA) dovrebbe bastare per fare un quadro completo della situazione, e della condizione surreale di quella che fu probabilmente una vera "fidanzata d'America" anche in senso fisico, sessuale, la cui popolarità fu ulteriormente magnificata dal rapporto con l'allora Presidente J.F. Kennedy;

oggi le mie esperienze sul campo superano di gran lunga ogni possibile residuo di attrazione magnetico-animale, e mi basta pensare a questa figura, a questa icona del cinema, dal lato umano, anziché multimediat(ic)o, per sentire il fatidico groppo formarsi nella mia gola; sicuramente oltre che dal lato esteriore, estetico e fisico, quello di N.J. Baker è stato un caso psico-logico unico nella storia del cinema, una industria spietata dai retroscena più o meno inimmaginabili per il pubblico che ammira incantato le riviste patinate e i film al cinema e in TV; probabilmente solo Mulholland Dr. (di D. Lynch, 2001) dipinge un panorama adeguato di questo mondo "misterioso", visto cogli occhi del vero artista, con tutti i dovuti significati occulti e i suoi simbolismi che secondo qualcuno rivelano qualcosa (della programmazione mentale) "in ogni singola scena del film";

un mondo misterioso quanto repellente perchè --questo chiunque lo può immaginare, non ci può essere molto da nascondere oltre tutto ciò che riguarda il sesso e la droga, in ogni caso, abusi di proporzioni hollywoodiane-- se non che indaghiamo nell' ambito occultistico e satanistico... L'Entimema maiuscolo della industria dell'intrattenimento, o "arma di distrazione di massa"... Ma non voglio andare oltre; le informazioni offerte da Whale, il mostro abissale che giace sotto il mare di lustrini dello star-system, sono le uniche necessarie alla informazione del mio lettore, che potrà poi reputare più o meno interessante anche il mio post dedicato a una delle sue più famose vittime di sempre, tutt'ora famosa nel mondo come"Marilyn".

Tra la commedia delle coppie We're not married (di un tale Goulding) e Niagara (del Marquis Henri Léopold de Fiennes, alias "Henry Hathaway") nella filmografia di Marilyn del 1952 compare questo misconosciuto titolo di un regista misconosciuto:


Don't Bother To Knock di R. W. Baker (1952)

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tradotto letteralmente "Non disturbatevi a bussare", ma che delle menti più che contorte, attorcigliate, decisero di distribuire all'epoca in Italia come "La tua bocca brucia" (SIC!); con questa produzione si sarebbero dovute dimostrare tutte quelle qualità di Norma Jean che non fossero già più che ovvie per il pubblico, ovvero le sue capacità recitative. Questo dunque è il primo vero e proprio starring di "Marilyn Monroe", ovvero il suo primo ruolo da protagonista, il suo primo film da star, al fianco di un legnoso quanto giovane Richard Widmark, e della tremenda Anna Maria Louisa Italiano o "Anne Bancroft", nel ruolo di un pilota cinico lui e di una mediocre cantante da piano-bar lei, una coppia in profonda crisi -- evidentemente


"Marilyn" qui interpreta la nipote dell'immarcescibile Elisha Cook Jr.


umile ascensorista dell'hotel che ha avuta la pessima idea di proporla come baby sitter a una coppia di residenti, pur sapendo -warning-spoiler ahead- che la poverina è appena uscita dal manicomio; in questa atmosfera claustrofobica del microcosmo sintetico, un hotel (ricostruito negli Studios della 20th Century Fox) con i suoi ospiti fissi e occasionali, con le insegne al neon e la filodiffusione colle melancoliche canzonette del piano-bar, si svolge questo imprevedibile thriller alberghiero, su un trattamento decisamente moderno (di D. Taradash) e che probabilmente funzionerebbe bene anche senza una stella della grandezza di Marylin a illuminarlo; ma questa è una ipotesi vana e del tutto inutile, dal momento che Don't bother to knock è soprattutto -anche per il motivo di cui sopra- un film con Marilyn Monroe


di nuovo, la insostenibile fragilità muliebre incarnata dall'attrice, di cui avevo decantato il fascino funesto dopo la re-visione della straziante opera di John Houston The Misfits (1962) rivela il suo incanto ammaliatore in un gioco di specchi infinito (quello della attrice di Mulholland Dr., appunto -- e di INLAND EMPIRE)

Rossetto al peperoncino? Ideale per la distribuzione Italiana!
Qui vediamo il prototipo della sua Roslyn Taber (The Misfists) che ho definito a suo tempo "il personaggio più sofferto e più straziante mai visto sugli schermi", nonché "una delle più magistrali interpretazioni nella storia del cinema", Marilyn al suo esordio ufficiale come star di Hollywood.
Il suo personaggio è in effetti quello della star, ovvero dell'attore che è sempre un possibile "sè stesso", nell'interpretazione drammatica di qualunque personaggio; è una donna bellissima quanto disperata, e non è nemmeno possibile immaginare come sarebbero l'uno o l'altro volto distinto --la persona-- di Marilyn, perché questa è l'unica Marilyn che conosciamo, attraverso tutti i "suoi" films, le sue apparizioni pubbliche, attraverso il suo personaggio; di una tristezza sconfinata, insanabile, e contagiosa;


va notato poi che il lieto fine, per quanto riguarda la coppia Widmark/Bancroft --superspoiler ahead-- è giocato proprio sul coinvolgimento emotivo del pilota, apparentemente freddo e cinico, nella vicenda della baby-sitter pazza, che infine rivela alla sua amata lo "understanding heart" (cuore comprensivo) del suo compagno, e la mena tosta alla riconciliazione;


questo risvolto umanistico all'interno di un dramma psicologico perfettamente funzionale in quanto thriller ne riconferma l'originalità, senza contare poi che l'aspetto psico-patologico "minaccioso" del personaggio Marilyn qui evidenzia un lato del personaggio pressoché introvabile altrove, e che non soltanto dimostra pienamente la bravura dell'attrice, ma non può che aggravare la sorte dello spettatore sensibile che si appresti alla visione del documento filmato, anziché del dramma filmico, contemplando il vero volto di questa sfortunata creatura delle majors al di là della sua stessa immagine;


Fra tanti altri titoli diretti in seguito da Baker, B-movies come Scars of Dracula, Dr. Jekyll and Sister Hyde, o The Vault of Horror, questo è sicuramente il più spaventoso.

Infine, lo stesso dubbio sollevato nel blog scorso (e dieci anni dopo questo titolo) con The Misfits è destinato a rimanere: "Marilyn Monroe" era bravissima o era semplicemente sè stessa? D'altro canto, non è un dubbio lecito se pensiamo che quello di "Marilyn Monroe" era il personaggio quotidiano di N.J. Mortenson, ciò che era divenuta attraverso il "mito" cinematografico, e che con essa è scomparso, in circostanze ancora misteriose quanto, inconfutabilmente, tragiche.

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