C'è un tale su Youtube che lo ripete spesso nei suoi video; non consiglierei a nessuno di vedere i suoi video, ma il suo revival del concetto di "stupore" e di "ebbrezza" è una reminescenza biblica che non trova una collocazione valida nella logosfera cattolica moderna; si tratta di uno "stupore" e di una "ebbrezza" colle virgolette, di spessore -appunto- biblico, che non riguarda il singolo "ebbro" di questo o di quello, dall'alcool al potere, ma la nostra società intera, inebetita dallo tsunami massmediatico quotidiano, distratta in ogni modo possibile da ogni possibile questione importante in favore di mille nozioni spurie e mille problemini quotidiani, dalla bolletta al mal di schiena, in una sorta di "coscienza sospesa" che gravita tra le favolette che raccontano i TG, la Nasa i portavoce del governo e quelle che la chiesa replica da secoli e secoli, orchestrati in una cacofonia costante e incessante di fole, scempiaggini, assurdità e pure e semplici menzogne talmente enormi che in genere nessuno ha nemmeno il coraggio di ri-conoscerle come tali; il lettore di questo blog lo sa bene, non c'è Palla più grande di questo stesso mondo, descritto come uno sferoide oblato dagli scienziati, e per dirla tutta come una trottola sferoide oblata...
Voglio citare questa espressione di Mr. Francis Joy su Facebook, che stamattina in un suo commento l'ha utilizzata a proposito del consumismo: "hangover of the Industrial Era", ovvero "postumi della sbornia dell'era industriale"; che è parzialmente vera, nel senso che malgrado la capacità dell'uomo medio di prenderne coscienza egli partecipa di una società che è tutt'ora ubriaca fradicia, e molto raramente, se mai, mostra qualche segno di consapevolezza del proprio stato collettivo; l'idea stessa dell'industria per come la possiamo intendere oggi -parte del complesso militar-industriale- non è più "umana" fintanto che si scontra direttamente con la "realtà naturale" dell'uomo, e nondimeno qualunque attività umana supporta, e collabora attivamente a questa realtà che è essenzialmente la sottomissione totale alla divinità di Mammona.
Nessuno può comprendere davvero cosa significhi essere sobrio, se non smettendo completamente l'abitudine dell'alcool; per quanto si consideri ormai una mera abitudine e nemmeno un vizio, l'alcool rimane per me la madre di tutte le droghe, e il fatto che sia monopolio di stato mi dà ragione; sono ormai circa sei mesi che mi astengo dal mio solito aperitivo, che per decenni è stata una delle mie cattive abitudini, e posso finalmente dire che: nessuno può comprendere davvero cosa significhi essere lucido, se non smettendo completamente l'abitudine dell'alcool. Probabilmente non siamo nemmeno in grado di immaginare quali siano i veri effetti a lungo termine di questa sostanza sulla nostra mente, ma non bastasse l'evidenza di quello che provoca se assunta in eccesso sappiamo per certo che sul corpo sono devastanti, e dovremmo considerare questa sorta di indizio prima di morirne; l'alcool è la madre di tutte le droghe perché è la migliore, in quanto droga, cioè la peggiore; è economica, onnipresente, ed è accettata da chiunque in società, al contrario di ogni sostanza illecita, o droga illegale; il fatto che i suoi effetti siano più o meno l'opposto di psichedelici, ovvero che tendano a "offuscare", e "annebbiare" la mente del consumatore invece di rivelare alcunché della sua anima, oltre la miseria della sua condizione, non preoccupano l'utenza moderna come non hanno mai fatto dall'alba dei tempi.
Per quanto mi riguarda questa mia nuova "abitudine" all'astinenza dal solito è il segnale di una volontà che si rinforza giorno dopo giorno, alla ricerca di una sobrietà e di una lucidità che sempre più raramente compaiono nel mondo-di-parole che frequento, e che tutti noi frequentiamo in qualche modo; sono grato a Mr. Joy per avermi suggerito l'argomento per questo post quotidiano; con un cognome simile non poteva sbagliare.
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