Come ho appena scritto su Facebook, e ripeto qui e Ora,
"non ho MAI letto questo avviso su Google finchè non ho cercato 'Andrea Barnes'. Cose che ti fanno dire "hmm"..."
La esploratrice Canadese Andrea Barnes è citata in questo straordinario document(ari)o che lascia davvero pochi dubbi all'uomo di buon senso, riguardo la struttura del nostro scenario in fondo al cielo:
E merita un post a parte nel mio blog, perché proprio come il blogger, prima di dedicarsi alle imprese antartiche colei aveva pensato di dimostare la "verità" -un sinonimo ambiguo della realtà opposta alla menzogna che governa questo mondo- nel più semplice e nondimeno inconfutabile dei modi, proprio utilizzando un pallone aerostatico. Un normale dirigibile.
Ne ho letto qualche tempo fa sull'internet, ma nel momento in cui scrivo questo -come si vede dall'immagine in apertura- le informazioni sulla Sig.na Barnes elargite da Google sono "ristrette" per l'utenza degli Stati Uniti d'Europa e tutto quello che sono riuscito a recuperare al momento è questo succinto paragrafo:
1929 Andrea Barnes: Dirigible holds stable over England, and should be over New York in 4-5 hours with
Earth moving under it, but it’s still over same spot in England!
(http://www.indiana.edu/~ensiweb/lessons/flaterth.vid.ws2.tch.pdf)
ovvero: 1929, Andrea Barnes: dirigibile mantenuto stabile sopra l'Inghilterra, e dovrebbe essere sopra New York in 4-5 ore con la Terra che si muove al di sotto, ma rimane nello stesso posto in Inghilterra!
Questa è esattamente il tipo di PROVA a cui mi riferivo nei posts precedenti: economica, esauriente, facile da replicare in ogni punto del mondo da chiunque, e di cui pure l'esito dovrebbe risultare decisivo e irrefutabile per qualunque osservatore non dico qualificato o specializzato, ma soltanto dotato di occhi, magari collegati a un cervello; anche piccolo;
che si sappia infatti nessun (altro) pallone aerostatico mantenuto in quota sopra l'Inghilterra, dal 1929 a oggi, ha MAI raggiunta la città di New York in 4-5 ore, come vorrebbe la teoria della Grande Palla rotante, e non lo farà MAI per il semplice motivo che quella della Grande Palla è una teoria, e il motivo invece per cui tutti la CREDONO una realtà è perchè è stata propagandata come tale da tutti, da che abbiamo memoria, in ogni occasione possibile, a partire almeno dalle scuole elementari in avanti.
Come ho scritto poc'anzi, non occorre nemmeno un pallone aerostatico, io mi accontento di qualunque palloncino gonfiato con elio, e il mio umile "esperimento" si limita ad osservarlo salire pian piano, in verticale verso l'alto dei cieli, invece di vederlo subito scomparire in lontananza, sospeso sopra una trottola globulare che gira a mille chilometri all'ora. E così come il palloncino, ogni piccione, ogni passero, ogni merlo, ogni benedetto volatile che si alza in volo è una prova vivente del fatto che questa Terra non si muove in alcun modo, e i piccioni come i palloni non arrivano a New York in 4-5 ore in una comoda, lunga planata; così come gli aerei, che usano centinaia di litri di carburante per compiere un tragitto aereo alla velocità massima di 900 Km/h, mentre il mondo sotto di loro dovrebbe spostarsi fino ad un massimo di 1600 all'equatore... Etc., etc., etc.
Ma l'esperimento più immediato, più semplice, più economico, che non richiede ulteriori supporti o sforzi intellettuali per essere compreso da tutti, non richiede nemmeno la capacità del volo, che per noi atteri può essere problematica, e si può compiere con un semplice SALTO, fatto ovviamente sul suolo di questo "mondo" chiamato "Terra" dai suoi abitanti --per ogni possibile altro mondo, non potrei giurarci--
Se CREDIAMO dunque davvero che la Terra a questa longitudine teorica compia una rotazione teorica di ca. 1000 kilometri all'ora, vedremo che questa velocità equivale a
277.77777777778 mps
o metri-per-secondo; supponiamo che il mio salto duri un DECIMO di secondo, e quindi otteniamo questa interessante cifra, di
27.7777777778 METRI
che dovrebbe essere la distanza percorsa dalla Grande Palla rotante dal momento in cui mi sono staccato dal suolo, a quando ci sono ricaduto; SONO QUASI 30 METRI!
Ma lasciamo il più ampio margine possibile di errore, per questo semplice esperimento che -nel caso in cui riesca - può provare a chiunque e immediatamente la COMPLETA ASSENZA DI MOTO DELLA TERRA; poniamo che io sia talmente fallace, e approssimativo nei miei calcoli, per cui in realtà il mio salto dura solo un centesimo di secondo (come per la pulce) e allora la cifra scende alla meno interessante cifra di
2.77777777778 METRI
e per tacere del più accanito dei globularisti, mi spingo tanto oltre da dimezzare anche la presunta velocità di rotazione della Grande Palla, che forse in questo angolo in ombra del mondo potrebbe girare in effetti meno velocemente -sarebbe comprensibile- e quindi dimezzeremo anche questa non-impressionante distanza, che si riduce così a soli
1.38888888889 METRI
Neanche un metro e mezzo, quindi e ce l'ho messa tutta, per venire incontro a chi davvero CREDE alla Grande Palla che trottola nello spazio infinito della sua mente; eppure, chiunque voglia cimentarsi in questo economico, rapido (fors'anche indolore) ed efficace esperimento, otterrà presumo il medesimo risultato che ottengo io, e chiunque altro in grado di spiccare un balzo nell'aria della durata di un centesimo di secondo --non dico un decimo-- apprezzando positivamente il fatto incontrovertibile che la Terra sotto di lui non si è mossa di 1.38888888889 metri, ma neanche di 1.38888888889 centimetri, o 1.38888888889 millimetri, o 1.38888888889 micron; e che di fatto non si è mossa della distanza di 1.38888888889 atomi messi in fila, per il motivo piuttosto ovvio, invero, che la Terra NON gira. Non va proprio da nessuna parte, ne' a destra ne' a sinistra, MAI.
Quello descritto qui sopra sarebbe davvero ciò che io definirei
UN GRANDE BALZO PER L'UMANITA'
e ogni singolo essere umano dovrebbe soltanto fare questo minuscolo sforzo, di elevarsi sopra la Grande Palla per un centesimo di secondo, trovandosi sprovvisto di ali, di palloni, aeroplani, dischi volanti o altri sostegni atti al volo, per accertarsene personalmente, direttamente, per assicurarsi senza l'interferenza di alcun medium possibile, utilizzando solo le proprie gambe e il proprio cervello, che il punto X (possibilmente contrassegnato a questo modo, come sulla mappa del tesoro) non si è spostato di N millimetri, centimetri, o metri o tantomeno di quasi 30 metri -come si potrebbe invece supporre a partire dalle nozioni più tradizionali in materia- mentre compiva questa straordinaria impresa destinata all'immortalità.
Se invece di CREDERE alle parole del copione scritto da qualche sceneggiatore di Hollywood per essere recitate dal massone di 33mo Grado Neil Armstrong durante la diretta televisiva più seguita (allora) della storia (e probabilmente trasmessa dal Nevada o dall'Arizona) l'umanità tutta compiesse da sè questo grande balzo; di un decimo di secondo; o di un solo centesimo; come se non l'avesse mai fatto in passato e, preda della propria ignoranza, fosse continuamente e inesorabilmente inciampata, ad ogni tentativo di elevarsi al cielo per poi ricadere su un'immensa trottola vorticosa, sulla quale -teoricamente- dovrebbe anche essere difficile mantenere l'equilibrio;
una volta compiuta questa impresa straordinaria, tutti noi potremmo finalmente dire di aver I PIEDI PER TERRA; una Terra che non gira sotto la gente che salta, sotto le nuvole e le scie chimiche, sotto i dirigibili e le mongolfiere, sotto gli aereoplani, sotto palloncini, aquiloni, alianti, deltaplani, parapendii o jetpacks, e sotto NIENTE altro che non sia la nostra innata capacità di CREDERE a qualunque cosa ci sia data di credere. Una volta tornati con i piedi per terra, vedremo che la nostra capacità di illudere noi stessi è l'unica cosa in grado di far girare un mondo assolutamente piatto, e completamente immobile, che è QUESTO mondo, chiamato "Terra".
Paradossalmente, nell'epoca dei paradossi universali, l'unica vera rivoluzione possibile oggi sarebbe di prendere coscienza del fatto che non esiste alcuna rivoluzione a livello "planetario"; perché non c'è nulla che si possa definire propriamente come un "pianeta"; una volta opposto questo punto inamovibile, tutta la forza irresistibile della scienza delle parole non avrebbe più alcun effetto su di noi.
Un altro esperimento degno di menzione è quello che sto compiendo ormai da qualche giorno, in aperta opposizione alla mia volontà e alla mia voluttà di buona forchetta vegana, costretto dalla mia effettiva impossibilità -pena un dolore lancinante alla base della lingua, in seguito all'estrazione di un molare con tanto di sutura- di mangiare cibi solidi. Dapprima succhi di frutta, poi il più classico dei passati, quello di verdure (cereali e legumi compresi), e nei giorni successivi mi ritrovo a dover passare qualunque cibo, per evitare movimenti della lingua che mi provocano fitte dolorose; questa sera ho preparato del farro bollito e passato in un soffritto, condito con mille spezie, ma poi inevitabilmente ridotto in un pappone...
Spero di poter tornare alla manducazione vera e propria già da domani, ma già nel corso di questi lunghissimi giorni (e notti -- uno spuntino fuori orario con del sugo di pomodoro è patetico) ho constatato quanto sia importante oltre la forma la sostanza, la consistenza del cibo che mangiamo; quando riduci tutto il tuo cibo ad una pappa, una massa informe e niente affatto invitante che, al di là di ogni sua possibile qualità gustativa e olfattiva, appare per quello che di fatto è, come un mucchio di roba; ti rendi conto allora di quanto sia simile al prodotto di scarto che produrrai a breve di quel nutrimento, e la sola idea di mangiare mucchietti di roba per produrne altrettanti potrebbe risultare intollerabile per l'utente alimentare medio -e onnivoro- così come lo è per il blogger vegano.
Che solo qualche anno fa sarebbe stato un buon epiteto per un sinistro personaggio di fantascienza, e ora sono soltanto io, Qui.
Per ricordare anche a, me stesso, semmai, quanto siamo fortunati a poter distinguere la carota dal sedano e dalla cipolla e dal farro, dove i colori delle spezie si sposano a quelli dei vegetali in un armonia di sapori e textures, anziché confondersi in un unico mucchio dall'aspetto infame e dalla consistenza repellente.
Si dice che l'occhio voglia la sua parte, ma in questo caso oltre l'occhio la lingua e le narici reclamano la loro; di qualunque prelibato ingrediente sia composto, un mucchio di roba resta un mucchio di roba, e non è certo roba che mi potrei vantare di aver mangiata.
Questa sera ho affrontato i pezzetti di soffritto senza tema, e li ho sconfitti.
Grazie al cielo, ormai per me il passato è già (quasi) passato.
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