Inherent Vice di P. T. Anderson (2014)
Da uno degli autori americani più pomposi e pretenziosi dell'ultimo secolo, uno dei migliori film della stagione; delle ultime stagioni; delle stagioni, in generale; forse dell'ultimo secolo;
dal pedante, estenuante regista di There Will Be Blood e The Master (2012) un gioiello cinematografico che brilla di luce propria e ci immerge in una atmosfera filmica di rara densità in cui è bello affondare malgrado l'ameri-californismo linguisticamente criminoso del cast, che deturpa alcune battute fino ai limiti della comprensibilità.
Il merito è in gran parte della materia prima con una amichevole voce narrante e un copione che si dice essere nato da una ri-battitura completa del romanzo omonimo, opera del misterioso T.Pynchon;
il detestabile interprete di I'm Still Here (2010) poi riabilitato in un film che era quasi esclusivamente "basato sulla efficace prova dei due protagonisti" con P.S. Hoffmann) The Master, appunto -- qui compare nel ruolo di un detective assolutamente inconsueto, uno dei personaggi più originali e intriganti del millennio;
con Benicio del Toro, Josh Brolin, Martin Short, Owen Wilson, e con LA location, cioè L.A. di sfondo;
un film che -con i suoi 148'- non ha un solo minuto sprecato, e vale tutta la pena di essere visto fino alla fine;
Inherent Vice è il Lebowski del nuovo millennio, ma è molto, molto più elegante, molto più originale e molto meno chutzpa di quello. Con almeno due sequenze esilaranti.
Addendum:
il film di Anderson meritava una seconda visione con sottotitoli, anche per comprendere almeno una parte dell'intreccio narrativo E letterario E linguistico, a proposito della "eccessiva fedeltà" del regista a Pynchon che RollingStone.com descrive come un "genio nodoso" [gnarly] "il cui linguaggio quasi-Joyceano rifugge la traduzione in altre forme"; assieme ai due sfondamenti della quarta parete, incollo la mia raccomandazione al lettore, laddove sia possibile, di visionare questo titolo in lingua originale; ne vale la pena.
Sfondamento uno: Katherine Waterston as Shasta Fay Hepworth
Addendum:
il film di Anderson meritava una seconda visione con sottotitoli, anche per comprendere almeno una parte dell'intreccio narrativo E letterario E linguistico, a proposito della "eccessiva fedeltà" del regista a Pynchon che RollingStone.com descrive come un "genio nodoso" [gnarly] "il cui linguaggio quasi-Joyceano rifugge la traduzione in altre forme"; assieme ai due sfondamenti della quarta parete, incollo la mia raccomandazione al lettore, laddove sia possibile, di visionare questo titolo in lingua originale; ne vale la pena.
Sfondamento uno: Katherine Waterston as Shasta Fay Hepworth
Sforndamento due: Benicio del Toro as Sauncho Smilax, Esq
E uno snapshot del film con sottotitolo che sintetizza l'intera vicenda con grande puntiglio:
Raramente guardo un film due volte, di questi tempi mi accontento di vederlo una volta per intero, cosa che accade sempre più raramente; questo se non altro può dare un'idea concreta dell'interesse per l'opera in questione, tra le prime nella mia Top Ten personale del 2014.
Che non ho mai compilata, ma potrei anche farlo.
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