lunedì 12 maggio 2014

The Morton Connection

Per il mio lettore rimasto con il fiato sospeso, leggendo dell'enigmatico episodio che precede il ritrovamento del cadavere di Joe Morton as Solo in Trouble in Mind (V.), in 


è lo stesso Morton 


a rivelare l'arcano; ecco la traduzione della sua intervista:
"Avevo vista una performance di Bobby McFerrin  -per quelli che non lo sanno BMF è un cantante jazz - egli usa il proprio corpo per produrre ogni genere di suono, assieme ad una meravigliosa voce, per creare la melodia; ma una delle cose che aveva fatto erano "cinque modi differenti di respirare"; uno è come quando stai facendo l'amore, uno come quando stai scappando, uno come quando non hai più fiato... e quando lo vidi capii che quello era il modo in cui volevo morire nel film; così lo usai, parlai ad Alan [Rudolph, ndt] del concerto che avevo visto, e lo mettemmo nel film; tutta quella cosa con le campanelle che suono, vedendo il futuro ...senza vedere alcun futuro, venne da lì, e quando lo dissi ad Alan lui disse "Sì, facciamolo, mettiamolo nel film!"


L'attore prosegue:
"Il respiro è quello che lo porta infine a quell'enorme urlo che lascia uscire. E poi c'è la scena seguente con lui che è stato annegato nella sua auto. Quel respiro era la perdita del suo respiro... Quella era la connessione."


E' verosimile, a parer mio, che questo doc su Trouble in Mind sia stato girato appositamente per permettere all' ideatore di questa sequenza di spiegarla direttamente al pubblico... 

Il DoP esordienteToyomichi Kurita al centro, con Carradine e Rudolph in primo piano sulla destra, sul set del film
In quanto spettatore accanito di film e "cinema geek" devo ammettere di avere apprezzata la scena per l'ovvio rimando a Terminator 2, ma da ieri sera era già stata archiviata mnemonicamente (e digitalmente, nel post) senza nemmeno provare a dargli un senso, oltre quello di una sequenza del tutto ambigua in un film piuttosto ambiguo;

Il regista all'epoca delle riprese
il documentario che ho ricordato di avere (trovato) scaricato assieme con il film ha questo pregevole difetto, di rivelarci la verità sulla incomprensibile performance jazz-respiratoria del suo personaggio, che altrimenti avremmo ricordato tutti come la scena in cui Joe Morton (oggi più noto al pubblico televisivo per i serial Eureka e Law and Order) "respira come in Terminator 2" ... 

Questo enigma, d'altro canto, ci avrebbe lasciati in quel regno idilliaco di sogni e chimere che chiamano "ignoranza"; e l'ignoranza, si sa, è Buddha...

l'Alzheimer sembra incombere sul futuro di Chris
Qui ascoltiamo i protagonisti parlare della produzione, apparentemente tutta rose e fiori, a parte un budget ridotto all'osso e un accidentale cazzotto che fermò le riprese per qualche tempo; sembra che tutti conservino un piacevole ricordo di quella esperienza; per quanto mi riguarda, il film di Rudolph si meritava a stento un post nel mio blog, ma non sicuramente due;  né, tanto meno, un "making of postumo" 25 anni dopo, se non che quel documento non rivelasse proprio il significato della sequenza ambigua con Joe Morton e il suo respiro pazzo; questo giustifica il making-of postumo, e il mio post su di esso;
adesso finalmente sappiamo perché Joe Morton è bravo ad ansimare, lo ha imparato da Bobby McFerrin!
Lo sapevate che il padre di Morton era ufficiale dell' intelligence dell'esercito USA, mente il padre di Kristofferson era ufficiale dello USAAC (e poi dell'Air Force)? Coincidenze straordinariamente comuni, nel mondo di Hollywood...

A proposito di guerrafondai, dagli autori di alcuni tra i più grandi film mai prodotti, i gloriosi Arcieri (Archers) Anglosassoni viene questo


One of Our Aircraft is Missing di M. Powell, E. Pressburger (1942)

che è interamente visibile su Archive Org., e ora anche nel mio blog:



(auspicabilmente la versione scaricabile è meno peggiore di questa)

dove l'equipaggio del B for Bertie colpito durante una missione si paracaduta sulle ridenti  campagne Olandesi, viene accolto e rifocillato dai villici, e ricondotto in patria con l'aiuto dei partigiani indigeni, in una breve gaia odissea e piuttosto lineare. Il film si mantiene lontano dagli sfarzi e dalla potenza visionaria dei titoli più famosi del duo Powell/Pressburger come Red Shoes, Colonel Blimp e A Matter of Life and Death, ma nel suo piccolo rievoca il medesimo incontenibile senso del cinema, che mai prima aveva raggiunte simili altitudini in territorio Britannico; e, per inciso, è successo raramente anche dopo;




con un cast di facce pressoché ignote (Hugh Burden, Eric Portman, Hugh Williams, Emry Jones, Godfrey Tearle...) i cui dialoghi spesso ci ricordano che il livello di elio nell'atmosfera in quegli anni doveva essere molto superiore a quello attuale; e con l'inconfondibile volto obliquo di Bernard Miles (che fu poi l'umile ma onesto fabbro Gargery in Great Expectations, del '46)


Malgrado il film fosse essenzialmente propaganda, il semplice tocco dei due maestri lo rende degno di tutto il nostro interesse, e malgrado la insolita carenza di trovate visive merita una nota almeno questa sequenza, in cui le pale di un mulino girano in primo piano, "tagliando" (cut to) sulla inquadratura successiva:



e con l'esordiente giudeo gaudente, il roseo


Peter Ustinov in abito talare;

One of our aircraft is missing è uno dei rari film sonori privi di una colonna sonora musicale.

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