ovvero: ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA
E' un "gioco di parole" che il mio lettore è ormai abituato a leggere nei miei blogs, e anche se è ben rappresentato dal "moderno focolare" che irradia nei salotti di tutto il mondo, non è certamente l'unica arma di tale portata: in generale ogni mass-medium lo è, a partire dal Medium Maiuscolo che è la letteratura; per quanto mi riguarda, la scelta cromatica qui è attagliata al soggetto;
attraverso la "iscrizione" ai giusti "gruppi" su Facebook la mia distrazione quotidiana è perlomeno limitata ai miei interessi personali, in primis la natura;
ieri ho condivisa questa immagine della mia nuova amichetta, soprannominata con grande originalità "Kitty":
La micia è sempre molto felice di vedermi, e di farsi lisciare il pelo; la sua reazione alle mie carezze è incontenibile, deve rotolarsi a terra e, al culmine del piacere felino, non può resistere a mordicchiarmi la mano mentre con i piedi fa quella cosa che solo i gatti sanno fare -- questo:
E' un momento di dolorosa adorabilità.
Diffusa dagli intrepidi postatori di Facebook, l'informazione diviene un'arma della controffensiva popolare contro i leviatani dell'editoria, i produttori cinematografici e i network televisivi; da questo punto di vista -quello del blogger- internet mantiene intatto tutto il suo potere quasi-incontrollabile come strumento di informazione "alternativa", ovvero in opposizione alle fandonie ufficiali, che interessano in vario grado ogni aspetto della nostra vita quotidiana; ancora una volta, pesco dal flusso:
Veganism is the Future pubblica questa immagine:
consigliando a chiunque veda un ape tramortita a terra di rifocillarla con un goccio di acqua & zucchero che -a detta del postatore- restituirà immediatamente le forze per riprendere il volo.
Consigli per gli acquisti:
Perché l'essere tanto ignoranti da mangiare cadaveri, malgrado l'ovvia repulsione per questa idea, si può forse perdonare; mangiare cadaveri geneticamente modificati, e tritati in una ricetta contenente più numeri che lettere, è quel tipo di ignoranza che, se non è possibile far di meglio, dovremmo perlomeno lasciarla dove sta, al suo Paese, agli "Americani"... Cioè, a tutti quei wasichu ("visi pallidi") che adesso abitano quelle terre selvagge e maledette.
Sospendo momentaneamente il mio flusso mediatico, con questo ironico botta-e-risposta che è un tipico esempio della mia raffiniata stupidità, non di meno diffonde il messaggio importantissimo del Gruppo No Caccia; il commento di Jack Daw è il mio perché -per quanto se ne dica- Jack Daw sono io:
Il film di oggi è un piccolo capolavoro misconosciuto
The Great McGinty di P. Sturges (1940)
☻☻☻+
un ritratto senza tempo del baraccone politico, preso al volo dal morto-di-fame del titolo
che inizia la carriera politica dal fondo più basso, come elettore a pagamento, facente le veci dei morti; poi assunto come "recupero crediti" dal boss della città, con la faccia inconfondibile di Akim Tamiroff
(che fu Joe Grandi in Touch of Evil del 1958)
as The Boss
che riconosce il suo potenziale come aitante burattino, e lo sponsorizza nella sua scalata al successo
in cui viene coinvolta anche la segretaria del boss, donna dalle strabilianti acconciature
Muriel Angelus as Catherine
che per questioni di immagine si improvvisa Mrs. McGinty;
memorabile la sequenza in cui il neo-sindaco sposato di fresco scopre che la moglie ha già due figli a carico
seguita dalla prima pagina del quotidiano
in cui compare la famigliola al completo;
Il Boss conosce il gioco, e continua a scommettere su McGinty sostenendo la sua candidatura come governatore dello stato; le regole sono semplici, bastano monetine e i biglietti di banca
un po' di messinscena
e tante parole:
anche scritte
Per quanto mi riguarda, il funzionamento del motore di quello che gli anglofoni chiamano "political circus" non mi era mai apparso tanto chiaramente illustrato come in questa pellicola, che si meritò pienamente l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale nel '41; da sindaco della città a governatore dello Stato, mr. Nessuno si ritrova improvvisamente a contemplare il proprio potere con l'insana idea di poterlo utilizzare davvero per il bene comune, una fantasia suggerita dalla gentile consorte, donna dalle chiome lucenti di aulico splendore;
alloggiato in una piccola reggia con la sua ex-complice e neo-amante, due pargoletti adorabili (da un padre) e una bassottina dotata di cuccia mobile
il Grande McGinty se l'è già goduta abbastanza da superare la muraglia dell'egoismo, e da poter sperare di condividere il benessere da cui è stato circondato, quando un ciuffo bianco è ormai evidente tra i suoi capelli impomatati (e posticci)
Non occorre uno dei miei consueti "spoiler" per il futuro spettatore, il film stesso infatti è raccontato da un più canuto McGinty che fa il barman in una anonima "banana republic" in cui si è rifugiato in esilio
ma è facile dimenticarsene durante il lungo flashback che è di fatto il film, e il ritorno alla realtà filmica dopo la carriera parabolica di questo eroe dimenticato è un momento di rara intensità cinematografica;
il film di Sturges è notevole anche per la bravura di tutto il cast, con un trio di grandi protagonisti
che Wikipedia definisce "inexpensive stars" (stelle economiche)
in cui primeggia senz'altro l'Irlandese Brian Donlevy, un personaggio affascinante che ho scoperto su IMDB come interprete di una vita quantomeno avventurosa, e del quale i due interessi principali suggeriscono l'estrema peculiarità: scrivere poesie e cercare oro.
The Great McGinty è un piccolo grande film con alcune scenette davvero divertenti, una storia d'amore quantomeno originale, e probabilmente uno dei più onesti ritratti del mondo politico, una qualità che non è limitata al 1942, ma all'intera storia del cinema; insomma, quando viene definita "satira politica" significa che al contrario di quello che si vede in TV, o nei film "realisti", c'è del vero...
Come è evidente dalla quantità di screenshots, una nota di merito speciale va al DoP William C. Mellor -Oscar per A Place in The Sun (1951) e The Diary of Anna Frank (1959) (più uno alla carriera) che è grande nel dipingere il baraccone irrefrenabile dei politicanti
così come le intime atmosfere dei quadretti familiari su un set stranamente elegante e sofisticato per una produzione di quell'epoca, e di quel Paese:
The Great McGinty ha anche un titolo Britannico:
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/1/1f/Great_McGinty_poster.jpg
P.S.: e con BROWNIE
!!!
Nessun commento:
Posta un commento