sabato 18 gennaio 2014

Il grande vuoto

Scrivendo di questo mi sono reso conto -per l'ennesima volta- che recensire i film non è qualcosa che valga la pena di fare, così come non lo è leggere le recensioni; il film in questione è


The Great Gatsby di B. Luhrmann (2013)

che ho definito "tracotante, rutilante e ridondante", e anche "un musical", riferito all'alto contenuto di rap/hip-hop nella colonna sonora, generi musicali che vanno ben oltre la mia apertura mentale (e i Gorillaz restano il mio gruppo preferito, nel 2014) con l'aggravante imperdonabile di Beyoncé e Kanye West; ho scritto anche che l'idea di trasformare la tragedia romantica di Fitzgerald in un Moulin Rouge (con tanto di carrellate aeree supersoniche sopra il tripudio scenografico) è più che stupida, australiana; il romanzo, che ho visto definito come "ritratto della decadenza del sogno americano", nella prospettiva di Luhrmann diviene un sontuoso monumento alla decadenza americana, eretto a ritmo di rap e cocktails giganteschi; tutto nel film appare sfarzosamente frivolo, grandiosamente fatuo e fastosamente vacuo, e quindi del tutto irrilevante, nemmeno per sbaglio o per un solo istante coinvolgente, o interessante in qualche sua parte; è uno dei peggiori film visti negli ultimi 10 anni, e non lo consiglierei a nessuno nemmeno sotto minaccia armata.

Se invece volete sapere tutto su un film-maker molto Ebreo, molto Polacco, e molto famoso


Roman Polanski: A Film Memoir di L. Bouzereau (2011)
☻☻+

è il film che fa per voi; praticamente tutto, dalla nascita


(anche quella artistica)

attraverso l'orrore della guerra, fino alla morte


(di Sharon Tate)


alla fuga dagli USA dov'era accusato per lo stupro di una minorenne (consenziente) e oltre, attraverso una carriera straordinaria, fino a Gstaad, e all' intervista del suo amico di lunga data Andrew Braunsberg con cui parla di ogni cosa per 90';


consigliabile a chiunque lo voglia stare a sentire.

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