lunedì 17 agosto 2015

Il costo della vita

Pubblicato ieri da JackDaw su Facebook:


la parola del giorno è 'ostaggio', che ha accesa in me una scintilla d'inquietudine non per il significato del termine in sè ma per l'idea che appartiene al mio personaggio, per l'essere ostaggio di me stesso, e della condizione di questo me stesso in fondo ai cieli, come se la mia esistenza stessa sottintendesse il concetto dell' ostaggio; l'idea della 'uscita d'emergenza' che è il suicidio non smetterà mai di assillarmi, in un mondo dove esistono luoghi (a migliaia) come quello dell'immagine qui sopra, ma da tempo mi sono convinto della ineluttabilità della 'recita cosmica' (V. "lila") e al moto inarrestabile della ricerca ho sovrapposto l'antico ideale dell'acquiescenza, dell' atarassia, della sopportazione camusiana, e di una realtà non-illusoria, ineffabile, insensibile ma incontrovertibile, volgarmente chiamata spirituale, che nel peggiore dei casi è in grado di illudermi al di là della inconsistenza delle lusinghe terragne.
In questo modo sto riscoprendo l'umorismo che è una sorta di entimema applicato alla nostra debolezza di "comuni mortali" sull'eternità dello scenario cosmico, laonde non per caso lo schadenfreude è la più comune, e diffusa forma di humor, nata probabilmente quando Adamo scoprì la scivolosità della buccia di banana;  
a proposito, questo è ciò che rimane del mio progetto "Peggior logo dell'anno", non è detto che più avanti non pubblichi cose simili, per rallegrare la lettura


in qualche modo, questo logo -ri-conoscendo l'origine massonica della 'rosa dei venti' (V. "rosa del mistero")- rappresenta la condizione umana, riferita anche alle nostre distinte locazioni geografiche, quando possiamo solo considerarci fortunati di non esser nati a Nord (in riferimento al logo stesso); 
 in qualità di grafico, posso solo complimentarmi con Mr. Barton per la sua ottima scelta;
questo è quanto rimane del mio progetto "Miglior logo del secolo", e certamente non è una novità nel settore:


forse perché ricorda un po' i Jetsons (V.) ma rappresenta una sorta di innocenza storica che si sposa perfettamente con il design paradossalmente futuristico degli anni '50; purtroppo anche da Wetson's vendevano pane e cadaveri, suppongo.

Siamo ostaggi di una famiglia che ci ama, ricambiata o meno, di un circolo di amicizie e conoscenze, di rituali e doveri e piaceri e vizi che nell'insieme prendiamo per mere abitudini, siamo prigionieri di un Sistema Globale di produzione e consunzione totale, di una industria di malattia e di morte sorta in opposizione ad un habitat idilliaco, e alla stessa armonia cosmica; siamo tutti ostaggi di noi stessi; e in quest'ottica l'idea del suicidio è una minaccia ancor più subdola di quella del sequestratore "esterno", perché in questo sistema non si potrà mai chiedere nient'altro che il vile denaro in cambio della vita di qualunque ostaggio; per questo il benestante che si trova improvvisamente sul lastrico è il classico esempio del suicida di successo, fra i tanti aspiranti al titolo di defunto che devono ammettere il loro continuo fallimento nel corso dei decenni di una vita. Come si suol dire, piove sempre sul bagnato.

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