Ultimamente applico la mia RICETTA UNIVERSALE per la preparazione di qualunque verdura che non finisca in insalata. La ricetta universale è piuttosto semplice, oltre alle verdure tagliate a pezzi gli ingredienti sono solo due: olio e sale. Con questa ricetta si possono apprezzare le infinite sfumature del CIBO così com'è, riscoprire le delicatissime diversioni tra un fagiolino e l'altro, tra un tocchetto di zucchina e uno di melanzana... E' la cucina più raffinata in assoluto, dopo il metodo cogli&mangia.
Oggi quindi ho rispolverata la mia collezione di spezie (la polvere era sul tappo del barattolo, non sulle spezie ;-) per inventare questa ricettina; dopo aver bollito il riso con una foglia di alloro, in un soffritto fine e abbondante di aglio e zenzero ho gettato il melone a tocchetti (a palline, dovrei dire, perché ho usato il pallinatore) con il riso rimestando e saltando per due minuti, aggiunta una spolverata di garam masala e cumino, sale, pepe e peperoncino, e una spruzzata di limone finale.
Cinque minuti in tutto, ma a fuoco basso, mi raccomando: il fuoco è nemico del cibo, e le cose preparate sul fuoco sono nemiche dell'uomo, anche se questa nozione fondamentale è piuttosto trascurata in ogni cucina del mondo. Il sapore del piatto è deciso ma variabile da boccone a boccone, dalla dolcezza intensa del melone tiepido fino al singhiozzo provocato dal peperoncino di Cayenna, il tutto intriso dell'esotismo dato dal doppio misto di spezie e dal limone; il cumino è già contenuto nel garam masala, così come il pepe, e a volte lo zenzero; a questo pro, è sempre un piacere rileggere i condizionali delle enciclopedie, come quelli di Wiki Italia riguardo i possibili effetti anti-cancerogeni del cumino. In questo caso è su Wiki English che non se ne parla neanche, ma in compenso qui si menzionano gli effetti anti-ossidanti, antimicrobici e antimicotici.
Forse alla fine è per questo che non utilizzo più le spezie, la dieta vegana dovrebbe già provvedere a tutto quanto mi è necessario, in primo luogo all'assenza di veleni; e forse le ho usate oggi perché mi lascio ancora tentare troppo facilmente dal pane... Qualunque cibo è meglio del pane (esclusi cadaveri & affini, è sottinteso) ma dopo una vita passata a mangiarlo è più che un'abitudine e anche più di una dipendenza, è una sorta di rito interiore, è ormai parte di noi, del nostro circuito comportamentale e fisiologico.
E' una sorta di maledizione... più che altro.
Chiunque legga queste parole, e non si nutra esclusivamente di vegetali come fa il blogger, è pregato di considerare questo: che malgrado la mia "purezza" organica so ancora, e più che mai prima d'ora, distinguere gli effetti nocivi di un nutrimento, senza misurazioni scientifiche o metodi comparativi o formule matematiche, sulla base del mio stato generale, dell' energia e del benessere che ri-conosco in me durante la metabolizzazione di questi nutrienti. Come ho già annotato altrove, un piatto di comune pasta (secca) o pastasciutta, di quella fatta con la semola di grano durum (o "Creso") per me è un mattone; dopo il mio esperimento in vivo oggi preferisco relegare anche la pasta di altri grani (farro, saraceno) al ruolo di ultima risorsa, o per soddisfare l'urgenza improvvisa di una ajo e ojo, o di spaghetti al pomodoro, che in fondo è un modo per consumare aglio e/o pomodoro in una maniera diversa dal solito (cioè, crudi, come dovrebbero essere, e in generale sono nel mio piatto :-).
Quando infine mi riduco a mangiare un pezzo di pane o addirittura una focaccia, stremato dalle privazioni continue (!) e dal delirio dell'astinenza, mi rendo conto di farlo a cuor leggero soltanto perché ho eliminati tutti gli altri veleni dalla mia dieta, a partire dalla carne ai latticini agli zuccheri raffinati, fino a tè e caffè e alcool; ma per quanto mi riguarda non posso e nemmeno voglio sapere cosa comporti il consumo di glutine assieme a quello di tutti i veleni che la gente riesce a ingoiare quotidianamente. Per me oggi un panino equivale alla fetta di torta del comune goloso, che ci fa un pensierino dopo essersi intossicato abbondantemente a tutto pasto, vino compreso; e ripensando agli effetti inevitabilmente disastrosi di questo, che è il regime alimentare più comune, quello basato sulla Piramide della Morte, è per me inevitabile riconoscere la loro gravità diffusa a livello internazionale prima che si rendano manifesti a livello materiale, fisico, nella forma di una qualche malattia del corpo. Perché è un mondo di pazzi, questo lo abbiamo sempre saputo, ma oggi considero questo fatto come l'esito di una intossicazione cronica più o meno volontaria, e più o meno (in)consapevole, attraverso le peggiori abitudini possibili e immaginabili mantenute a tavola (e anche per strada!) nel corso dei secoli, generazione dopo generazione. Gente mentalmente predisposta a reiterare gli errori di padri e nonni e aviti tutti, gente genetica-mente contaminata dall'habitat e dall'habitus dei propri simili, a partire dai familiari. Non è un mondo malato, da che la cicatrice dell'umanità sulla terra impiegherebbe un istante dell'orologio cosmico per rimarginarsi, ma questa specie virale e dannosa per i pianeti che chiamano umanità, il "mondo dell'uomo" è composto di gente che si ammala e continua ad ammalare sé stessa ogni giorno, fino alla morte. E forse oltre ancora. Di conseguenza ogni tipo di attività che si compia è inevitabilmente compromessa da questa intossicazione abituale, a tal punto che soltanto oggi qualcuno sembra essersi fatta una idea chiara della condizione di schiavitù e di grande miseria morale e spirituale che affliggono il consorzio civile (idea della quale abbiamo avuto due esempi calzanti solo ieri attraverso i gruppi americani di Facebook); questo è il genere di "normalità" (sinonimo di rettitudine, ortogonalità) che io ho sempre guardata di traverso; e continuo a farlo.
Nessuno riuscirebbe mai a convincermi che tutto è a posto e che le cose vanno come dovrebbero, perché di questo tutti si lamentano, a quanto pare in ogni angolo del mondo; da quello che posso capire il Sistema provvede a mantenere uno stato di precarietà, di confusione e di instabilità che risultano patenti dalle cronache di quest'epoca sciagurata, in ogni singolo aspetto della vita sociale come in quelli psicologici di ogni individuo. Ma cosa dovremmo aspettarci da gente che è risaputa esser parte di una esclusiva casta di drogati irriducibili quanto intoccabili, di cocainomani all'ultimo stadio che godono tutti invariabilmente di una specialissima 'immunità diplomatica'? Non dovrebbero esser loro ad osservare una dieta priva di cadaveri, di zucchero, di alcool e di pane, invece di essere schiavi della droga-della-parola, che è la cocaina -- oltre che impregnati fino al midollo di ogni porcheria alimentare -che del resto costituisce la norma della nutrizione globale??
Possiamo considerare la cottura del cibo come uno spartiacque storico in ambito antropologico, come fece Lévi-Strauss (autore de Il crudo e il cotto) ma dobbiamo anche seriamente chiederci cosa ha portato l'uomo alla cultura della cottura, una volta che abbiamo ri-conosciuti gli infiniti benefici di una dieta cruda.
E ancora, non dobbiamo chiederci perché il diavolo NON fa i coperchi, ma in primo luogo perché sarebbe proprio lui a fabbricare le pentole di proverbiale memoria, e chi diavolo ha associate le pentole al diavolo del proverbio, senza contare il fatto che tutte le pentole vanno sul fuoco...
Giornata particolarmente calda oggi: mi sono cotto per un'oretta sotto il Sole
con le solite anomalie nuvolose, che ormai rappresentano la norma:
questa è soltanto suggestiva,
mentre questa dovrebbe essere una normale nuvola sopra la città:
però quando la fotografo mi sembra troppo triangolare;
un attimo dopo è rettangolare... qui invece
QUALCUNO potrebbe anche vederci una croce... qualcun altro, però;
dite quello che volete, per quanto posso ricordare io le nuvole non sono mai state così;
e tantomeno COSI':
!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per un serio guardatore di nuvole (regolarmente iscritto all'albo nel millennio passato) queste, ancor più degli avvistamenti UFO e delle scie chimiche, mi fanno pensare ai "prodigi celesti" delle antiche profezie; che nessuno ci presti la benché minima attenzione è un fatto più o meno scontato.
La vita delle genti è vissuta perlopiù nell'ombra, completamente all'oscuro di tutto ciò che accade realmente nel mondo. Così in alto come in basso.
Poi, cosa sia successo al telefonino quando ha fotografato questo:
in un cielo che molto più verosimilmente (rispetto al mio occhio) si presentava così:
è un vero mistero; ma è un mistero digitale;
le more urbane sono particolarmente dolci e succose quest'anno:
mentre il fiume è ridotto a un pantano dopo oltre un mese senza una goccia di pioggia (o forse una)
virgulti di una specie mai vista prima; il colore è inconfondibile:
conchiudo la galleria con un'occhiata (d)al mio carissimo amico Dante, che è sempre un piacere incontrare
dovunque; anche in un blog
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