martedì 18 novembre 2014

FlipPost

Prima di gettarlo, ho voluto immortalare questo schizzo:


che rappresenta l'intera fase creativa dedicata al concetto di "flip" (verbo to flip, voltare, girare) per un concorso su 99designs.com; la scelta di un carattere "bastone" (Futura Book/Black) simile a quello disegnato, la minima variazione della lettera "i" capovolta e l'impaginazione hanno richiesta (quella che ricordo come) una mezz'ora di tempo; upload, variazioni secondarie, totale un'ora di tempo; il design pubblicato su 99designs è risultato vincente, n.1 sulle 1013 proposte dei partecipanti, e scelto per rappresentare una collana di manualistica per il fitness, o roba simile; lo potete vedere ancora online qui:

https://d1g59660bd2z27.cloudfront.net/c8mwYtW2NfsJgzoOsKnvgsJOQJ4=/99designs-contests-attachments/37/37163/attachment_37163495
Mrs. Griesel (per inciso, ebrea di NYC e) autrice della collana, si è detta molto soddisfatta della mia opera per la quale ha sborsata la discreta sommetta di 450 U$ dollars; i "denari" (cifre virtuali all'interno di altri computers) sono stati molto rapidamente trasferiti sul mio conto Paypal, e utilizzati in parte per acquisti online, tra cui un (unico, ma) clamoroso errore commesso su Ebay; e questo merita un discorso a parte, perché le scarpe in generale meritano un discorso a parte. 

Le scarpe, così come in minor parte le calze, sono strumenti di una crudele tortura quotidiana, un supplizio atroce che potremmo ben definire autoflagellazione compulsiva, e perlopiù inevitabile per noialtri confinati nell'ombra delle Alpi; ne scrivo perché da poco ho sperimentata di nuovo la sensazione orribile di soffocamento, e un tipo di costrizione che sembra interessare anche la sfera mentale (per quanto paradossale possa sembrare) provata quando, dopo la breve e quasi-bella stagione, ho dovuto calzare i miei bellissimi scarponcini Demonia, l'equivalente di due scatole di cemento armato, ma in cuoio vegan (PVC).

Le scarpette da mezza stagione (inutili, come è noto...) acquistate online provenivano da un rivenditore Francese; all'interno, l'inevitabile marchio "made in PRC". Si sono rivelate un pessimo affare, e come predetto dai commenti controversi e contrastanti dell'utenza si sono rapidamente disgregate nel giro di una stagione; ma più in generale, le scarpe sono l'unico shopping che mi piace fare, solo perché è una cosa rara; internet ha estesa la vetrina del mercato a tutto il mondo, e puoi iniziare a comprare al mattino senza nemmeno alzarti dal letto; dopo un paio di settimane arriva il tuo pacchetto da qualche Paese del mondo, tutto regolare, merce intatta, la misura è giusta... e ti ritrovi con un paio di trappole mortali, come qualunque altro paio di scarpe mai comprate prima; non si tratta di qualità del prodotto, è l'azione stessa del portare qualcosa sopra i piedi, o meglio di tenere i piedi dentro qualcosa, che io considero una grave offesa al benessere generale dell'essere umano.


E la pensava così anche Hutch (Maurice Evans) il malcapitato amico di Rosemary Woodhouse
un uomo saggio, evidentemente

Le scarpe nuove sono una tortura duplice o triplice, e tra fiacche e cerotti piede e calzatura trovano un compromesso che può richiedere settimane o mesi di sconforto estremo. 
Gli stivaletti tipo "anfibio" comprati da un Californiano su Ebay portano il marchio Britannico Demonia UK, ma l'etichetta interna è la stessa del Francese: Made in China...
I Cinesi ci stanno comprando tutti, e a poco prezzo.

Il tempo, dicono, aggiusta tutto, ma grazie alla obsolescenza programmata (anche, e soprattutto) dei Cinesi questa realtà non è più valida nemmeno in questo settore; non appena le scarpe sono de-formate al punto giusto, comode come pantofole e decisamente sopportabili rispetto all'impatto iniziale, cominciano a cadere a pezzi, ed è il momento di buttarle. Il che è sempre stato vero in ogni caso, ma con qualche annetto di differenza rispetto a cose abominevoli, anti-animaliste, anti-ecologiche e del tutto insostenibili come le vecchie Doc Martens, che ho finalmente gettate nel cassonetto l'anno scorso... Dopo quasi un decennio.




Uno degli episodi più interessanti di Ted è quello di Rupert Sheldrake che attacca
l'establishment - o racket- della scienza accademica; e lo fa a piedi scalzi

Le uniche calzature che oggi sopporto volentieri sono le classiche DeFonseca, che dopo un'estate di turismo cittadino sono ormai delle vere ciabatte di pezza, sono consumate in ogni parte, e si tolgono facilmente. Ma ormai hanno le ore contate...
Le scarpe, come qualunque altro prodotto disponibile sul mercato globale, non valgono niente; per questo infatti si pagano con il denaro, il cui valore è completamente virtuale; cosa che ho constatata spesso in vita mia, e che si è resa oltremodo patente durante questa esperienza professionale online; in vario grado, lo stesso vale per ogni genere di bene che si possa considerare tale in quest'era di grandi mali, e questo esempio calzante, per quanto pedestre, valeva la pena di un post.

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