Sono i primi e secondi "tempi" dei films più recenti, e per "duri" non si intende qui "tosti", ma duri come il pane raffermo e come i sedili di legno del cinema dell'oratorio; genuinamente, grossolanamente duri, e maledettamente duri, come è testimoniato nel mio blog dalla penuria di titoli esaltanti nel corso dell'intera stagione; con l'intento di radunare i migliori titoli in questo post di fine anno, mi ritrovo con il più recente che è del 1988 (Kárhozat), e via indietreggiando, dal monumentale Ugetsu Monogatari
(il vincitore, con quattro smileys e un +)
del 1953 a Saikaku Ichidai Onna del '52 fino al preistorico e immortale Murder di Hitchcock, che è del '30... Il film del 2014 però è Boyhood, la grande conferma "matura" di Linklater; questi sono i titoli a quattro smileys del 2014, e non è un buon segno perché soltanto uno è del 2014; purtroppo la sorpresa più grande è stata quella di Stretch, e non è una sorpresa che piacerà al pubblico strettamente italofono;
(Ho apprezzato Boyhood ma vorrei vedere films più semplicemente divertenti come questo)
i migliori titoli tra i più recenti partono dalle tre faccine in giù, e sono pochi a meritarsi anche un "+"; di quest'anno sono soltanto Predestination e The Hobbit: The desolation of Smaug, tutto il resto è -più o meno- vintage;
anche quest'anno incredibilmente sono riuscito a pescare qualcosa di "buono" (l'aggettivo equivalente a 3/5) dal torrente del passato, ma i "buoni" con un punteggio di tre faccine sono tutti provenienti da quell'immaginario tempo che non è più; è stata una stagione metereologicamente e cinematograficamente disastrosa, al passo coi tempi, al livello minimo.
Ma è finita, o quasi.
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