20,000 days on Earth di I. Forsyth, J. Pollard (2014)
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che non conoscono il personaggio di Nick Cave, il rocker Australiano reso celebre nel mondo con la sua performance sul palco nel film di Wim Wenders Der Himmel über Berlin (Il cielo sopra Berlino, 1987); pertanto, coloro si potrebbero aspettare di vedere e sentire qualcosa di Nick che non hanno mai vista o sentita prima, altrove. E l'avranno; infatti 20,000 days on Earth è un ritratto estremamente sobrio, onesto, e anche modesto, di un serio professionista del mondo dello spettacolo, che dopo una mezza vita passata ai ceppi delle droghe si è sistemato a Brighton (UK) e ha messa sù casa, con tanto di moglie e due pargoli, con i quali mangia la pizza guardando la TV; il che non è affatto esaltante, credete a me. Ma se proprio ci tenete ad avere i particolari, il film viene proiettato oggi in 13 sale nel nostro Paese, e quindi se volete sapere chi si divertiva a vestirlo da donna durante la sua adolescenza, o il suo strano rapporto con le condizioni climatiche miserabonde del suo paese adottivo, o con la popstar Kylie Minogue -che appare in un breve cameo- ne avrete l'occasione durante la visione di questo titolo.
Nick qui parla spesso di una trasformazione, che egli persegue fin dalla sua adolescenza di travestista coatto, e bisogna ammettere che chi lo ha conosciuto per l'animale da palcoscenico che di fatto è non si potrebbe nemmeno immaginare un individuo tanto compito e ammodo, ormai quasi Britannico, come quello che si rivela qui dietro le quinte, nell'atmosfera piovosa della cittadina costiera Inglese, tra una seduta psicanalitica e un piatto di pasta con l'anguilla (YUK!). La scena madre del film è quella in cui una luce rossa si riflette sulle gocce di pioggia che imperlano l'automobile di Nick:
magistrale
e l'insistenza delle scene in cui egli appare come automedonte, al volante della sua macchina, non me l'hanno reso meno antipatico -malgrado la mia ammirazione- di quanto non lo fosse di default;
per quanto mi riguarda, dopo la mia recente e indescrivibile esperienza cinematografica, la cosa più singolare è stata vedere Nick Cave parlare dei vecchi tempi con Tubal Cain:
(Ray Winstone, as Himself)
Un film degno di nota è
Predestination di M. & P. Spierig (2014)
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tratto dal racconto di R. Heinlein -All you zombies- è un buon film del non-genere "mindfucker", basato sui viaggi nel tempo; la prova di entrambi i protagonisti
Ethan Hawke as Il barista e Sarah Snook as La madre non sposata
è notevole, e la regia dei F.lli Spierig, già elogiati (assieme ad Hawke) per il loro precedente Daybreakers (2009) rende giustizia all'idea di partenza e alle solide radici letterarie, con una storia estremamente interessante che può risvegliare nello spettatore ogni dubbio più o meno lecito sulla realtà del soggetto comunemente definito "tempo"; e ogni altra cosa esperita in questo contesto teorico:
un film denso e avvincente, malgrado -o grazie a- la estrema essenzialità della messinscena, una delle poche buone sorprese della stagione;
anche
Guardians of the galaxy di J. Gunn (2014)
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merita una nota, per quanto sia basato su un fumetto e non pretenda di essere altro, malgrado la necessaria abbondanza dell'impianto scenico, se non altro non è il solito fumetto, e riguardo l'originalità dei personaggi, dobbiamo ammetterlo, è piuttosto raro vedere un procione in azione nello spazio interplanetario. Per non parlare dell'uomo-albero, egregiamente doppiato da Vin Diesel, al quale tocca una singola battuta ripetuta in mille modi diversi; c'è qualcosa di divertente qui, che purtroppo non è una qualità troppo scontata in questo genere di divertissment; meglio approfittarne.
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