Harry Dean Stanton: Partly Fiction di S. Huber (2013)
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è stato uno dei pochi titoli visti questo Agosto; questo potrebbe essere l'ultimo film da me recensito su un blog; potrebbe essere anche l'ultimo film da me visto, cosa che di fatto è, ma potrei anche non vederne altri in seguito;
ma HDS: partly fiction non è poi così terribile, anzi gli ho concessa volentieri la sufficienza su IMDB e benché come documentario non sia entusiasmante si merita un paio di "sorrisini" perché dopo tutto il soggetto, il titolo vivente, l'Uomo, è abbastanza predominante in quest'opera da metterne ogni altra qualità in secondo piano; un film-intervista è qualcosa che anche una donna può far bene, e anche se si chiama Sophie;
nei suoi dialoghi apparentemente casuali con vari interlocutori (IMDB ricorda David Lynch, Kris Kristofferson e Debbie Harry, con interventi di Wim Wenders e Sam Shepard) HDS è evidentemente a suo agio, proprio come se fosse a casa sua... anzi, è proprio a casa sua -questa:
con questo stuoino sulla soglia
e questa interiorità crea un'atmosfera familiare in cui il personaggio fuori dal set si rivela finalmente per quello che è: ed è proprio come sul set;
vorrei poter scrivere tutto quello che è possibile scrivere di questo personaggio, ma questo film ribadisce ancora una volta il suo punto di vista a proposito: non c'è niente da dire. Impossibile controbattere, se è lui stesso a dirlo. Così, dopo un'oretta abbondante passata ascoltando dei suoi ricordi hollywoodiani, della sua filosofia anti-filosofica, del suo "nichilismo ottimista", e le inevitabili tristi canzoni country-mariachi
gorgheggiate con grande trasporto, e un tremolio invidiabile,
dopo il solito giro di bevute nella sua "seconda casa", Dan Tana's su Santa Monica Blvd.
e una chiacchierata con il proprietario, possiamo andarcene a letto tranquilli.
Non c'è molto da vedere, ma tutto da sentire; in corsivo; per chi ama il cinema, è un regalo inestimabile.
Non c'è molto da vedere, ma tutto da sentire; in corsivo; per chi ama il cinema, è un regalo inestimabile.
Almeno due battute da annotare:
"Everybody evolves in their own way, there's no answer to it"
(Tutti evolvono alla loro maniera, non c'è risposta a questo")
e la più laconica, la più drammatica, la più surreale e veritiera delle battute mai pronunciate in un film:
"It's all a movie"
(E' tutto un film)
P.S.: per il lettore distratto, il titolo è una parodia di questo.
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