mercoledì 16 luglio 2014

Gigiproiettato nel tempospazio

L'unica informazione concessa da Wiki su questo film (e confermata da IMDB) è che malgrado l'anno di produzione (1968) il film fu distribuito nelle sale per la prima volta nel 1974.
Invece la battuta che ne racchiude lo spirito, e che ricorre spesso durante la narrazione, è la risposta alla domanda di Anita (Tina Aumont) che ripete "Ma dove siamo?", alla quale Proietti risponde puntualmente "Anch'io." ( e "Tanto")


L'urlo di T. Brass (1968)
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Da non confondere con "L'australiano" di P. Weir (1978) che nella ver. Or. era The Shout... (L'urlo) l'opera brassiana ha l'inequivocabile pregio di comparire su Wikipedia in due sole lingue, quelle parlate nel film (con predominanza nostrana assoluta), ovvero Italiano Inglese; perché, come si usa dire, a buon intenditor.... Purtroppo solo quella Italiana pubblica una sinossi, in questi termini: "Una ragazza abbandona sull'altare il promesso sposo, rifuggendo così il mondo borghese che lui rappresenta. Scappa con un altro uomo con cui conduce un'esistenza libertina, contornata dalle più varie esperienze senza la benché minima inibizione."

Tutto chiaro


La narrazione prosegue con la voce "off" di Proietti, nel ruolo di Coso:

"...naturalmente, se questo film fosse una storia romanzata o un romanzo istoriato, a questo punto ci sarebbe una scena d'amore; siccome esso invece è un semplice documentario, una pura testimonianza, agli attori viene risparmiata la fatica di eseguire esercizi e manovre para-ipopeisessuali; la ginnastica di quelle mucose viene perciò lasciata -per ora- alla immaginazione più o meno sporca degli spettatori"; 

il che definisce con grande precisione i confini di questo conato di cinema dell'assurdo rivoluzionista e scollacciato;

con danze vodoo a go-go !!

dopo aver scandalizzati i passeggeri (compreso l'inevitabile clero) di un autobus londinese fuori rotta 

poi immolato sul set, nel nome di Point Blank

l'autostoppista Coso viene servito dalla sua amichetta  di una fellatio fuori quadro consumata sul sedile


alla quale controbatte subito con un cunnilingus altrettanto invisibile, e la sequenza dell'autostop finisce con la gag dei due che mingono sul parabrezza dell'auto, per supplire alla mancanza della "pompetta" tergicristallo; ironicamente, adesso sì che è tutto chiaro! Ma è solo l'inizio; 


Da qui in poi (dopo i titoli di testa=) L'Urlo rivela sempre più eccessivamente la sua natura orgiastica che in seguito renderà il nome del regista sinonimo di sporcaccionate, ed è un'orgia meta-sessuale, audiovisiva, linguistica e linguacciuta, che al di là del materiale umano esposto ad ogni piè sospinto

Happening, anyone?

comprende suoni, rumori, musiche disparate e spesso fuori tema, immagini semi-subliminali, spezzoni d'archivio


impronte digitali...


vari "omaggi" più o meno ovvi, scenografie "psichedeliche" e una grave carenza di coerenza, si pone tra il primo Jodorowski, con l'inevitabile "richiamo" al  maestro Riminese, tra Buñuel -- dove preti e suore entrano inevitabilmente in scena a rappresentare lo scempio morale

(appunto)

tra la (tanta) nouvelle vague Francese e il Free-Cinema londinese (compresi i bobbies velocizzati, à la Benny Hill), ammassando messaggi anti-borghesi e "rivoluzionari", ma spesso semplicemente insensati, triviali e/o "assurdisti" in una serie di episodi on ma anche off the road, in cui l'intento appare soprattutto quello di provocare lo spettatore con esiti non sempre felici, come nel caso del topolino schiacciato dal grassone con un pugno, o dell'oca decapitata in primo piano;

che lo rende definitivamente e assolutamente un film di genere horror -- e anche in quanto tale, pessimo

l'influenza del sottogenere "mondo" (la cui epoca d'oro era iniziata in quel decennio) è decisamente qualcosa che anche e soprattutto in questo pandemonio ci si poteva risparmiare, nell'avvicendarsi di gaie scenette sado-maso, gags "comiche", cannibalismo filosofico, necrofilia occasionale, intermezzi musicali, irruzioni militari, vana retorica anti-politica, "voci off" casuali, scenografie oniriche, trovate sceniche ad effetto, ed ogni possibile allusione sessuale che -per il momento, come si è detto- è lasciata alla nostra immaginazione; ma non c'è da sforzarsi troppo...


c'è persino Leda con il cigno

(almeno lui viene risparmiato dalla follia assassina)

ed è già piuttosto ovvio: nel cinema di Brass le tette nude non mancheranno mai; 


il film sembra doppiato sommariamente, con dialoghi più o meno improvvisati ed evidenti "fuori sync", il che è anche una caratteristica spesso trascurata dell'opera felliniana;


Il dialogo migliore del film:
Anita: "Ma chi era?"
Coso: "Era Trintignant! Dài, dài!"
(dopo aver incrociato J.L. Trintignant, lanciato in una corsa folle alla stazione)

dopo la fucilazione Coso/Proietti si applica del sangue di scena, preparandosi alla (breve, ma intensa) scena dell'agonia; 


a qualcuno ricorda il falso finale di INLAND EMPIRE? (a ME, forse?)

Le sparatorie a oltranza, tra Zazie e La Montaña Sagrada (guarda caso, anche cronologicamente!)



But what, IF....


???

Se ancora non fosse chiaro, in tutta la sua volgare, turpe, morbosa, invereconda e caotica bruttezza, L'Urlo offre un' esperienza filmica quantomeno generosa, oserei dire sontuosa --relativamente alla quantità-- all'utenza moderna, che potrà così constatare: il più delirante, sfrenato e provoca-nte/torio dei titoli del 1968 è troppo simile ad una qualunque serata di zapping televisivo del 2014 per non ispirare una riflessione indefinitamente più profonda di quella relativa alla non-storia non-narrata qui; 

il novello Diogene made in USA ha ovviamente il lanternino spento (questa è satira tagliente)

sono i soliti dettagli a denunciare l'origine estremamente ortodossa, meccanicamente (come le patate) matematicamente e storicamente predeterminata, di questa produzione come parte di una breve mareggiata epocale che modificò sensibilmente il panorama del cinema e della *ahem* "cultura" internazionale, ma non necessariamente in meglio; se possibile;


(notare la sovrapposizione con il triangolo, per levarci ogni residuo di dubbio)

nessun presunto intellettualoide ateo e sinistrorso infatti avrebbe mai utilizzato il berretto frigio come simbolo della rivoluzione, senza conoscerne le "origini moderne" che lo rendono oggi di fatto l'unico elemento riconoscibile di una uniforme internazionale (alcuni esempi dal mondo offerti da Wikipedia):


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f0/Seal_of_the_United_States_Senate.svg



https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/cc/Coat_of_arms_of_Nicaragua.svg

TUTTO IL MONDO E' RIVOLUZIONARIO!!! :-O

anche se di nuovo, puntuale come la morte stessa, è ancora Lui, il Führer in persona il --muto, anzi zittito-- testimonio d'accusa:


ripreso in uno dei suoi accorati discorsi all'amato popolo teutonico, e inframmezzato al Duce d'Italia Benito Mussolini, sembra implorare pietà in nome del blogger straziato, e ammorbato dalla romanità protagonistica; "A riecchece..."

(altra impronta digitale, e altro Eterno Alleato dell'Eterna Rivoluzione: il negroide)

Dunque la risposta alla eterna domanda della donna, "Ma dove siamo?", è consequenziale, e non è "Anch'io", ma "Nella Memoria"; in quel genere di memoria che i mass-media stanno cercando da sempre in ogni modo di rendere sinonimo di shoah, o "6 milioni di ebrei al forno", anche se la fede richiesta è la medesima richiesta dalla loro odiosa religione;

(il vecchio Tino Scotti, all'apice della popolarità grazie alla campagna di fluoridazione catodica nazionalpopolare, qui fa il custode beffardo -- o è il bidello? Proietti è sul baratro dell'overdose)

Dunque in questo frammento particolare della nostra memoria artistica, sociologica, culturale, multi-mediata, A.D. 1968, vediamo di nuovo il genio mosaico all'opera, instancabile, inesorabile, e qui particolarmente sfrenato, con il favore dei venti di una rivoluzione perlopiù teorica -e anche un tantinello psichedelica- in atto; questo "documentario" è la cronaca di un'altra rivoluzione vinta dall'orda rivoluzionaria, come previsto; come da copione; come sempre;


per questo oggi quando qualcuno fa zapping in TV può sembrarci di vedere un film di Tinto Brass del '68.
E viceversa.

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