venerdì 29 agosto 2014

Harry Dean, Harry Dean


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è stato uno dei pochi titoli visti questo Agosto; questo potrebbe essere l'ultimo film da me recensito su un blog; potrebbe essere anche l'ultimo film da me visto, cosa che di fatto è, ma potrei anche non vederne altri in seguito;


ma HDS: partly fiction non è poi così terribile, anzi gli ho concessa volentieri la sufficienza su IMDB e benché come documentario non sia entusiasmante si merita un paio di "sorrisini" perché dopo tutto il soggetto, il titolo vivente, l'Uomo, è abbastanza predominante in quest'opera da metterne ogni altra qualità in secondo piano; un film-intervista è qualcosa che anche una donna può far bene, e anche se si chiama Sophie


nei suoi dialoghi apparentemente casuali con vari interlocutori (IMDB ricorda David Lynch, Kris Kristofferson e Debbie Harry, con interventi di Wim Wenders e Sam Shepard) HDS è evidentemente a suo agio, proprio come se fosse a casa sua... anzi, è proprio a casa sua -questa:


con questo stuoino sulla soglia


e questa interiorità crea un'atmosfera familiare in cui il personaggio fuori dal set si rivela finalmente per quello che è: ed è proprio come sul set;


vorrei poter scrivere tutto quello che è possibile scrivere di questo personaggio, ma questo film ribadisce ancora una volta il suo punto di vista a proposito: non c'è niente da dire. Impossibile controbattere, se è lui stesso a dirlo. Così, dopo un'oretta abbondante passata ascoltando dei suoi ricordi hollywoodiani, della sua filosofia anti-filosofica, del suo "nichilismo ottimista", e le inevitabili tristi canzoni country-mariachi


gorgheggiate con grande trasporto, e un tremolio invidiabile,

dopo il solito giro di bevute nella sua "seconda casa", Dan Tana's su Santa Monica Blvd.


e una chiacchierata con il proprietario, possiamo andarcene a letto tranquilli.
Non c'è molto da vedere, ma tutto da sentire; in corsivo; per chi ama il cinema, è un regalo inestimabile.

Almeno due battute da annotare:

"Everybody evolves in their own way, there's no answer to it"
(Tutti evolvono alla loro maniera, non c'è risposta a questo")

e la più laconica, la più drammatica, la più surreale e veritiera delle battute mai pronunciate in un film:

"It's all a movie"
(E' tutto un film)

P.S.: per il lettore distratto, il titolo è una parodia di questo.

giovedì 21 agosto 2014

Sintesi sintomatica

Ancora una volta sfrutto la capacità di sintesi linguistica degli americani per diffondere concetti e problematiche che riguardano anche il lettore Italiano, e che in un contesto letterario tradizionale possono risultare ingombranti come intere librerie:


Trad.. "Mi dispiace che tu sia nato in un posto dove una pianta 
che combatte i sintomi di cancro, AIDS, dolore, etc. è illegale.
Ma il veleno prodotto dall' uomo che è nel tuo cibo è OK."

Per quanto mi riguarda, una someecard, un meme di internet qualsiasi, è altrettanto se non più valido di un articolo scientifico o del video della conferenza di un luminare, per diffondere simili problematiche che interessano tutti; e anche se interessano particolarmente i medici e i rappresentanti del settore sanitario industrial-militare, non possiamo negare che le questioni di salute potrebbero interessare in vario grado anche noi. Di tanto in tanto, almeno.

Ieri l'utente Jack Daw ha pubblicato su Facebook questo ritaglio, tratto da una versione comparativa dell'Apocalisse di Giovanni online, in Inglese con originale Greco; il Libro delle Rivelazioni è considerato essere una pietra angolare della Cabala ebraica e il più importante testo esoterico noto per la sua simbologia, ma il valore del suo contenuto profetico in quest'ottica "salutistica" potrebbe risultare oggi facilmente comprensibile anche per il lettore agnostico, grazie alla singola parola-chiave:



La versione Italiana del versetto recita: "Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra e tutte le nazioni dalle tue droghe furono sedotte." (http://www.bibbiaedu.it/testi/Bibbia_CEI_2008.Ricerca?Libro=Apocalisse&capitolo=18)  

Strano caso in cui è la versione Italiana di un testo a rendere l'ambiguità del termine "droghe" (pharmakeia) quando in genere l'Inglese "drugs" vale tanto per i farmaci (di sintesi) quanto per le "street drugs", cioè le temibili sostante illecite... E certo, "droghe" val bene quanto "stregonerie", perché la storia del "farmaco" è inestricabilmente legata a quella della magia. Così come lo è la sua attualità.
"Avvelenatore" e "guaritore" sono tutt'ora sinonimi, così come "veleno" e "rimedio"; basta utilizzare a proposito l'antico termine Argivo.

Wikipedia docet: "Più tardi il termine Pharmakos si trasformò in pharmakeus, che indica una droga, pozione magica, guaritore, avvelenatore, per estensione un mago o uno stregone. Una variante di questo termine è "pharmakon" (φάρμακον), che significa pianta curativa, veleno o droga. Da questa variante deriva il termine moderno "farmacologia"." [fine citazione]

Il concetto stesso del φαρμακός come appare ovvio già dalla sintesi wikipedica, è abbastanza antico, ramificato, stratificato, mutevole e controverso da poterci scrivere sopra all'infinito; per questo la formula della compressione jpg che è quella delle immagini condivise sui siti social ci evita uno sforzo ciclopico; ma aldilà delle ambiguità inevitabili e insormontabili, che riguardano alla stessa stregua il testo antico quanto la logosfera telematica moderna, l'utente Italofono medio non deve sforzarsi troppo per trovare qualche legame tra l'antico pharmakos, cioè il concetto propriamente magico del "capro espiatorio" che nel tempo è divenuto sinonimo di terapeutico, e che ricorre negli articoli della "informazione alternativa" di internet menzionato spesso in merito a "Big Pharma", i leviatani dell'industria chimica di morte che costituiscono una delle più potenti lobby nei governi dell'intero pianeta; questa gente oggi non deve corrompere nessuno al governo, mette semplicemente le persone giuste al posto giusto perchè ha tutti i soldi necessari per farlo. 
E se anche il più sprovveduto e disinteressato (in ogni senso) dei bloggers ha notizia di questo stato delle cose, non capisco come una questione che ci riguarda tutti indistintamente, nel caso della sanità, della "salute pubblica", e che sottintende un grado di corruzione non soltanto a livello politico, economico, legislativo, ma anche e soprattutto morale, civile, intellettuale e "spirituale", possa essere mantenuta in questa condizione vergognosa con la complicità di ogni "paziente" cliente dell' industria farmaceutica. E' una situazione che sarebbe ovviamente intollerabile, e di fatto non sarebbe tollerata da un'utenza consapevole, se mai potesse esistere un simile paradosso-in-termini come questo. Ma in effetti il fantomatico sistema militar-industriale ha creata innanzitutto una Utenza Globale, che nella stragrande maggioranza dei casi negli ultimi decenni è rimasta agli antipodi di ogni possibile idea di consapevolezza, durante il "boom economico", con l'esplosione disastrosa delle grandi industrie, con la migrazione in massa dalle comunità agricole ai centri urbani, e dalla salute eterna alla malattia cronica. 
Oggi ci troviamo a vivere questo paradosso estremo dell'evoluzione politica umana, in cui abbiamo tutta la tecnologia necessaria e la buona predisposizione d'animo, quasi-istintiva, verso la terra e la Terra tutta, che ci è rimasta in lascito da qualche avo bifolco meno intossicato di noi; ma il mondo dell'uomo, possiamo solo ammetterlo, è la città, e la convivenza stessa dell'uomo in un ambiente artificiale , la stessa polis da cui venne la politica e la polizia, è regolata oggi come sempre da un sistema di mafie tecnocratiche, un esercito sterminato di soldati che combattono ogni giorno per la propria sopravvivenza nel mercato azionario mondiale; la maggioranza di loro non porta una uniforme ma una divisa, perché sono tutti stati as/soldati da quella che Giovanni profeticamente descrisse come la madre di tutte le prostitute... Le vere profezie sono quelle che chiunque può dire valide in ogni momento della storia, e questa è sicuramente valida, al di là delle nostre preferenze religiose.

La ricerca a proposito del pharmakos in questo contesto è stata ispirata dalla didascalia di questo video, che ogni Utente Alimentare Anglofono dovrebbe guardare e ascoltare con la massima attenzione:



Non fate caso al titolo, il Dr. Blaylock non menziona gli Illuminati nemmeno per sbaglio, mentre presenta al pubblico le prove, i dati provenienti dalla sperimentazione e dalla ricerca umana, che dimostrano in part. la diretta correlazione tra la psicosi pandemica moderna e il consumo spropositato di zuccheri o "carboidrati", semplici o complessi come la semola di grano proposta in ogni variante, e in part. il mortale saccarosio, o zucchero raffinato; è una ulteriore evidenza scientifica del fatto che ogni sofisticazione, a partire dalla cottura, al trattamento industriale, fino alla ibridazione e alla modificazione genetica, costituisce un errore di varia entità nel quadro infallibile della natura, dell'organismo planetario, che è tutt'ora disposto a rifornirci di cibo E medicine, senza chiedere foglietti colorati in cambio. Malgrado tutto ciò che ci possono far credere.

(luogo e fonte di succose, dolcissime colazioni in Agosto: il Prunus Cerasifera sull'angolo della strada)

Non so se davvero sia esistito un tempo in cui l'homo sapiens si nutriva per sopravvivere in un mondo selvaggio e ostile, certo è che nel mondo ozioso e confortevole del 2014 questa specie in massa si nutre soprattutto per morire; e come poi ottiene questo notevole risultato, attraverso quale grado di corruzione e decadenza morale, fisica e mentale, semplicemente mantenendo invariate le proprie abitudini, è uno degli spettacoli più desolanti, e in qualche caso toccanti, a cui si possa assistere in fondo ai cieli.

mercoledì 13 agosto 2014

Piove sempre sul bagnato

Mercoledì, 13 Agosto 2014... Piove ancora, e molto, ed è una triste riconferma del record di bruttezza che si merita questa "estate" tra virgolette, durante la quale abbiamo visto poco Sole e tanta acqua; e un po' di ghiaccio, purtroppo anche fuori dai nostri bicchieri.


..."la mas fina" è "vegan fiendly"!!!
....ma purtroppo è anche un prodotto molto più tossico dell'alcool stesso*

Non si è ancora spenta l'eco dei lamenti internazionali per la scomparsa dell'attore Robin Williams, "ebreo onorario" che pur non essendo un eletto-da-dio conosceva bene lo yiddish, e si dice avesse partecipato a 14 Bar Mitzvahs in un anno, quando viene annunciata dalla stampa la notizia della morte di  Betty Joan "Lauren Bacall" Perske, la quale si è spenta ieri alla tenera età di 93 anni; la Bacall era più che ebrea, era cugina di Shimon Peres. In questo periodo mi sto rendendo conto della completa inutilità della mia opera di "revisore" cinematografico, il che coincide con un momento di estrema decadenza delle produzioni d'Oltreoceano, aggravato dalla consueta scarsità di valide alternative sul mercato cinematografico; gli ultimi titoli sono:


The Grand Budapest Hotel di W. Anderson (2014)
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sul quale cui ho scritto a suo tempo:

 Gli attraversamenti, le sezioni  sceniche nell'opera di Anderson sono la vera innovazione cinematica del XXI sec. e -come abbiamo già notato altrove- risalgono a memorie infantili e/o scolastiche dell'era cenozoica, dagli antichi prototipi grafici firmati da un altro eletto-da-dio come Joe Kaufman (da non confondere con il candidato della Florida soprannominato "Crazy Joe") autore di tante "esplosioni didattiche" degli anni '60 e '70 in tante edizioni di successo ;
probabilmente a sua volta Kaufman fu "ispirato" dal magico Richard Scarry per i suoi "esplosi abitati";

un "attraversamento" verticale

l'idea di trovarsi all'interno della costruzione filmica è continuamente rinnovata dagli esplosi virtuali (e mai digitali) delle scene che vengono attraversate dai personaggi così come dalla MdP; questa sorta di carrellata metafisica è la firma dell'autore, e per quanto mi riguarda l'unico aspetto davvero pregevole, nell'insieme dell'opera di Anderson, che con questo "movimento scenico", cioè passando da un set all'altro in ogni direzione e con ogni mezzo, ri-definisce ogni volta l'infinità del suo set

attraversamento pedonale, ma in interni lignei di ottima fattura;

è una evoluzione del "set infinito" nello spaziotempo di Rope (1948), poi assurto alla sublime esperienza oniromimica della steady cam di Russian Ark, e che vediamo abitualmente, parzialmente, ma in ogni contesto possibile, rivelato nei films di Anderson come nelle sezioni grafiche degli autori di libri per bambini (grandi e piccoli); 


con i suoi dialoghi finemente cesellati, dove l'oratoria cortese ed erudita e la dizione impeccabile di Fiennes, che ricordiamo improvvisamente Shakesperiano di gran fama (Tony Award per l'Amleto a Broadway) è tanto più spassosa quanto più è fuori luogo


e le sue inquadrature di alta pasticceria visiva

appunto

sostenuto da un ritmo avvincente codificato in melodie frenetiche e a tratti sincopate, TGHB è una gioia inattesa, che è il genere migliore di sorpresa anche in campo cinematografico; il miglior Anderson, oserei dire, dai tempi di Zissou;

(un attraversamento aereo)

ma purtroppo è anche la ennesima celebrazione dell'ebreità stessa, liberamente adattata da due lavori di Stefan Zweig, e incarnata da Fiennes as M.Gustave, che di fatto un personaggio simbiotico, o mosaico; è un vecchio trucco giudeo che funzionò con l'antico e il nuovo testamento, e fra gli innumerevoli esempi di più recente memoria non possiamo dimenticare il successo del "cult movie" The Big Lebowsky dei Coen, vero e proprio mosaico filmico "molto liberamente ispirato" da due racconti di Marlowe;


purtroppo è la solita ammucchiata di delizie strettamente kosher, dove Fiennes -il raro Gentile di buon casato e ottima educazione (probabilmente l'unico Gentile nel cast)- nei panni dell'avventuriero e direttore dell'impresa del titolo, è la reincarnazione della loquacità corrosiva e della battuta cronometrica delle vecchie screwball comedies Americane, cosa che ovviamente TGBH non è; 


è un film di Wes Anderson, nè americano, nè tantomeno screwball; Anderson è sempre il primo della classe, i suoi film sono (quasi) tutti precisi e impeccabili come teorie di carillons animati la cui azione si svolge con esattezza millimetrica durante il film, tra costumi sgargianti e panorami acrilici, tableaux vivents post-modernistici, puri esercizi di stile che sono un piacere da guardare, da ascoltare, finanche da seguire, e soltanto con i titoli di coda si palesa la tragica verità, che per due ore sei stato a guardare un altro carillon animato di Wes Anderson;



l'eccezione delle risate che strappano alcune sequenze conferma la regola delle commedie di Anderson, che possono farti sorridere e spesso anche ridacchiare, ma è assai raro che un umorismo tanto raffinato, tanto "geek",  possa indurre lo spettatore ad emettere una reale, rumorosa (LOL) e volgare risata; se non che sia un genuino geek di qualche genere, e nel caso del blogger "cinema" e "computer" sono ugualmente validi come attributi dell'epiteto; ma qui c'è poco da ridere anche per me;

un "attraversamento prospettico"

il film attraversa la nostra mente con il suo dedalo di preziose cornici riempite di personaggi balzani 






che ribadiscono la quasi-esclusività kosher del menù, e vedute di un microcosmo vintage, glassato, completo di modelli in scala e "

Così si conclude la nota critica del blogger, che proseguo ora: "dopo aver  passate due ore a guardare un altro carillon animato di Wes Anderson, potresti anche evitare di buttare altre due ore scrivendo di quanto ti sia apparso disperatamente inutile questo evento". Non che la utilità sia un fattore indispensabile nella mia economia filosofica, ma questa è sempre la peggiore delle attività a cui si possa dedicare non dico lo scrittore, ma l'utente alfabetico in generale; e non è un caso che mi ci sia dedicato per tanto tempo, tralasciando completamente le mie velleità artistiche anche in questo settore dell'immaginario; l'esperienza di questa visione, come di ogni Anderson è paragonabile a quella di un film di Sirk; difficilmente si possono trovare dei motivi di vero interesse nella narrazione, o nel tema trattato, e non è quel tipo di difficoltà che uno spettatore qualunque dovrebbe affrontare; 
ancora a proposito di comici che non fanno più ridere perché sono morti:

Los Enchiladas! di M. Hedberg (1999)

è, più che un film vero e proprio, un reperto audiovisivo che testimonia l'unica esperienza registica di Mitch Hedberg, stand comedian surrealista noto per la sua grave tossicodipendenza cronica, puntualmente ribadita durante i suoi show con la battuta "I used to do drugs. I still do, but I used to, too" (Wikipedia) che potete riascoltare facilmente su Youtube in uno dei tanti video con le sue performances. Quello di Hedberg (figlio di una Schimscha) non è quello che chiamerei "genio comico", ma piuttosto la conseguenza più o meno comica, e più o meno tragica, di un serio tossicomane e tossicofilo, all'interno della faceta industria dell'intrattenimento Americano; anche la morte prematura (V. John Belushi) per abusi continuati è un fattore contemplato nel quadro; 


come è sempre stato, il vero talento dello stand comedian si può apprezzare sempre e soltanto quando sta -appunto- in piedi su un palco a parlare, e questo è vero anche nel caso di Hedberg, che purtroppo non è più qui con noi a condividere le cose buone della vita; tra le quali non includo il suo "film". Consiglio quindi a chiunque possa essere interessato al personaggio di cercare il suo nome su Youtube, evitando questo conato filmico;

infine la cosa più interessante della vita di Hedberg è che dopo il rinvenimento del suo corpo in un hotel del New Jersey, avvenuto il 29 Maggio 2005, la notizia del decesso fu diffusa il 1° Aprile e, inevitabilmente, nessuno la prese "sul serio". Questa è forse in assoluto la migliore uscita di scena per un "personaggio comico".

Di

La Vénus à la fourrure di R. Polansky (2013)

ho già scritto fin troppo.


*) purtroppo questo illuminante articolo di foodbabe.com arriva tardi, dopo almeno 6 birre bevute in Agosto... ma non è troppo tardi per smettere di berla. 
Fidatevi solo del vostro birraiolo locale!


martedì 12 agosto 2014

Shin on you!

Ieri, 11 Agosto 2014, è stato rinvenuto il corpo (privo di vita) dell'attore Robin Williams, vittima di suicidio per asfissia (appendimento); il mio post non è per ricordare il personaggio in sé, ma il sistema che lo ha reso un personaggio universalmente noto all'Utenza multimediale; è il medesimo sistema che ha imposto nella mente del pubblico internazionale il famoso saluto "alieno" del suo Mork -nella serie "Mork & Mindy"- 


come quello di Spock nella serie "Star Trek" --già nota come "Jew Trek" nell'ambiente


che è addirittura -come racconta l'attore Leondard Nimoy in un'intervista- un "gesto sacro" compiuto dal rabbino nel momento più solenne del rito, quando gli astanti devono chiudere gli occhi; con questa "simbologia inversa" ovviamente i produttori televisivi non hanno mai "nascosta" la natura dei loro prodotti e dei loro ideali "poco Gentili", ma al contrario l'hanno sempre OSTENTATA come ha sempre fatto questa gente durante la storia dell'umanità, secondo l'ideale dell'essere chutzpah; è sotto gli occhi di tutti, e nessuno se ne rende conto; o meglio pochi; troppo pochi; 
l'origine del saluto "vulcaniano" e del "na-no na-no" dei due serials TV sono esposti in questo articolo su Yahoo Movies; ovviamente non è un "mistero" più di quanto sia misteriosa l'origine stessa di Hollywood e dello star system, mistero è sinonimo di "ignoranza"; ma essendo i conoscitori della ritualità giudaica quantomeno scarsi nel numero dei Gentili utenti televisivi, questo si può definire l'ennesimo esempio di schadenfreude che la mentalità yiddish considera chutzpah;
oggi, quando Star Trek è una serie globalmente nota (un successo recentemente rinnovato dal nuovo patriarca dei produttori hollywoodiani, Abrahams)  non ha più molta importanza che Nimoy si sia sbottonato pubblicamente e che abbia rivelate le origini "occulte" del suo famoso saluto, che sarà sempre e comunque associato a quel personaggio, e di riflesso a quello di Williams, e anzi se consideriamo la vastità del fenomeno, che ha generate orde di "trekkies" in tutto il globo terracqueo, direi nessuna importanza;
nell'articolo si menziona il fatto che il gesto imita la lettera "shin" o "sin" dell'alfabeto ebraico, e al di là di ciò che dovrebbe risultare ovvio per i Gentili americani, ovvero la imposizione simbolica del "SIN" (che in Inglese significa "peccato") per il linguista appassionato è altrettanto ovvia l'omonimia della deità Accadica chiamata Nanna, altresì nota come Sin presso i Sumeri, una deità inesorabilmente, e anche etimologicamente lunare per noi italofoni, come in origine sembra fosse pure lo YHWH dell'antico testamento;


http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Khashkhamer_seal_moon_worship.jpg


E' così che voglio ricordare Robin Williams, come il portavoce Gentile della fabbrica delle stelle che si considerava "ebreo onorario" (inevitabilmente, data la sua professione) e come secondo famosissimo alieno televisivo a ribadire il concetto della Alienità del popolo eletto, pubblicamente e con grande successo, rivivificando la "simbologia vivente" propria della logosfera cristiana, senza che questa nozione fosse nota al pubblico prima dell'avvento di internet. E adesso è troppo tardi.

mercoledì 6 agosto 2014

Hey Joe

Ho già scritto qualcosa su Jordan Maxwell, anche in questo blog; oggi Maxwell ha 74 anni, qualche problema di salute, e grazie a qualche losco individuo al quale ha affidata la gestione dei suoi siti web si ritrova senza un soldo (penniless) a dormire nei motels, spogliato anche della sua proprietà intellettuale; l'ultimo sito rimasto a supportarlo, paradossalmente, è jordanmaxwellshow.com --un triste spettacolo invero--  dove è altresì possibile fare una donazione a favore del pover'uomo. Fatela, se potete.
Come ho scritto in precedenza, Maxwell è "uno dei pochi personaggi devvero interessanti d'OltreOceano", e il mio termine di paragone con l'Altro americano interessante, Charles Hoy Fort (1874-1932) non è casuale, né fuori luogo; infatti (soltanto ieri ho scoperto che) il primo lavoro letterario di Maxwell fu un libro dedicato all'opera fortiana; nel video ascoltato questa sera, ospite di Gnostic Warrior Radio di San Diego


Mr. Maxwell dà una interessante definizione dello gnostico --dal Gr. γνωστικος, da γνῶσις, conoscenza-- ovvero del "conoscitore", la cui figura è immortale e mortalmente opposta alla fede nel dogma; lo gnostico, ci ricorda Maxwell, è chi "non vuole credere, e vuole conoscere". Così è ed è sempre stato da principio, lo gnosticismo è stata la conseguenza più immediata del dogma religioso, è nato ed è evoluto assieme alla religione e oggi, quando la chiesa è l'onnipotente Industria Religiosa Criminale che tutti conosciamo, la Mafia di tutte le Mafie, lo gnostico deve utilizzare la propria conoscenza per diffondere quelle che sono le nozioni di base, il minimo indispensabile affinché la sua continua opera di apprendimento non sia del tutto vana;
ancora una volta Maxwell qui ricorda la artchitettura stratificata del governo USA, dove il nazionalismo e il socialismo (marxismo-leninismo) sono inaccettabili separatamente dai moderni americani, ma l'unione di questi odiosi ideali tirannici è ben accetta dagli elettori, certi della loro scelta per un governo democratico; come ha ricordato qualcuno, il connubio di nazionalismo e socialismo dovrebbe in teoria dar vita ad una sorta di nazionalsocialismo ma, essendoci un presidente di colore alla Casa Bianca, possiamo ben credere che il risultato sia una democrazia, e questo nulla toglie al fatto che il termine stesso in origine significava violenza del popolo; ci ricorda ancora che i burattini del teatrino politico (the political circus) posti in lizza per rappresentare gli interessi delle banche e delle grandi corporations, sono una "scelta" fra virgolette, parafrasando Jordan: "they can elect them, not s-elect them" -- cioè possono eleggerli, non sceglierli;

la Treccani ci dà una definizione "filosofica" della gnosi, che ne evidenzia il carattere elitario; convengo sul fatto che questo tipo di conoscenza possa essere coltivata nel tempo soltanto da chi è disposto ad accettare i risultati della propria ricerca a discapito della sua stessa vita sociale, perché se non è dalla tendenza ascetica dell'individuo che sorge il moto gnostico in un modo o nell'altro è così che tende a finire (Mr. Maxwell lo ricorda ancora qui, è un uomo solo al mondo, e a una certa età la cosa si può rivelare incomoda);
 i rudimenti primari di una conoscenza che si possa propriamente definire gnostica -ovvero che contempli in sé l'origine indubitabilmente misterica delle dottrine gnostiche-portano il "cercatore di conoscenza" a dubitare di ogni cosa che dalla stragrande maggioranza è comunente accettata come oro colato, e in primis di ogni concetto religioso in quanto tale; 

la filosofia metafisica secondo qualcuno è l'unica vera filosofia e, per qualcun altro, l'unica vera metafisica è l'escatologia; non c'è niente di cui preoccuparsi, dobbiamo solo aspettare... 

Le comunità Gaeliche in Irlanda salutano i loro cari scomparsi che "intraprendono il viaggio verso la Verità";  possiamo soltanto adoperarci per conoscere la vera natura di tutto ciò che lo precede.