Nell'ultimo episodio (della serie "Quei pazzi, pazzi film post-veristi" di Harmony Korine) abbiamo vista della gente fottere i rifiuti per la strada; qui la situazione in origine è più o meno ribaltata, ma il risultato non è altrettanto esasperato e inguardabile da sembrare artistico, nemmeno per un istante;
Spring Breakers di H. Korine (2012)
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è una sorta di telefilm lisergico e collettivo, dove quattro femmine liceali (compresa la moglie del regista) rapinano un locale e partono per la loro indimenticabile vacanza primaverile in Florida
dove avranno modo di essere arrestate e poi riscattate (in qualità di bitches) dal gangsta rapper "Alien" James Franco
un incrocio fra il Gary Oldman di True Romance e l'Eric Bana di Chopper --o, come dice lo Hollywood Reporter, tra la Bo Derek di 10 e il Richard Kiel di Moonraker-- ma in ogni caso James Franco (bravissimo quando la sitazione è disperata, come in 127 Hours) anche se ricoperto di tatuaggi non è certo Gary Oldman, e tantomeno Eric Bana (ma nemmeno Richard Kiel...) e anche per un italiano (attento) il suo accento "southerner mutha" suona tremendamente posticcio;
forse l'idea di Korine era di rappresentare quello che i genitori si immaginano sia lo spring break delle loro figlie, ovvero un'orgia ininterrotta di sesso, droga e (non so se sia stato ufficialmente dichiarato defunto, ma il rock'n'roll non si sente da un pezzo) "musica", con un qualche sparatoria e qualche morto ammazzato per colmare la misura filmica;
lo ha fatto con la sua solita vulcanicità moderata, sguinzagliando il talento dinamico del DoP Francese Benoît Debie (Irréversible) per le locations più esotiche e fluorescenti della Florida, in luogo dei soliti sobborghi fatiscenti di Nashville, saturando assieme ai colori la colonna sonora con suoni, voci, rumori e musiche, e riempiendo lo schermo il più possibile di gioventù tendente al nudo, tutti colorati, urlanti, strafatti e scatenati...
e credo infine che quello sia l'unico possibile target di questo titolo; alla larga dagli sperimentalismi corrosivi e anomali di Gummo e Julien Donkey Boy, la cui inclassificabilità ne fa oggetto di studio o di culto, indifferentemente, per ogni possibile cinefilo di ogni età, Spring Breakers mi è risultato più o meno insopportabile già dopo la prima mezz'ora, e la trasformazione del sogno apologico (è costante il riferimento alle quattro protagoniste come "bitches", cioè cagne) in un brutto trip tarantiniano in stile quasi-manga è uno spettacolo inutilmente penoso, che certamente non avrei mai voluto veder messo in scena da un autore originale, che mi è sempre sembrato sul punto di esplodere; invece, come si diceva un tempo da queste parti, è scoppiato;
questo potrebbe anche significare il successo per lui (costato 5 milioni, ne ha guadagnati 14) in un processo di standardizzazione americana dove la presenza delle armi da fuoco e delle loro conseguenze è inevitabile quanto lo "scoppiamento", ma per quanto mi riguarda, ovviamente, è un'altra solenne delusione;
che poi il pubblico possa apprezzare le protagoniste in virtù della loro "piccolezza" è, più che deprecabile, decisamente illecito.
Un altro (brutto) film perragazzi, vietato ai minori; un altro titolo tratto da una lista dei "migliori del 2013" che riconferma quello che già sapevamo: il 2013 è stata una pessima annata per i cinefili.
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