Dalla fine dello scorso Novembre (2015) ho smesso questo Word-Wide (We)Blog per dedicarmi alla Questione Più Fondamentale trattata nel mio nuovo blog, a titolo VerOrizzonte.
Dal momento che non prevedo di scrivere nulla che non riguardi la Grande, Grande Palla in tale sede, ma da tempo immemorabile desidero pubblicare una pagina dedicata esclusivamente ai miei Grandi, Piccoli Amici, ovvero tutti i miei concittadini prigionieri dell'umanità urbanizzata con cui mantengo i più stretti e più Cari rapporti -che siano di minuti, ore, giorni o anni- mi sono risolto infine di aggiungere qui un capitolo finale con le loro immagini, che sia d'esempio per chiunque considera simili creature "animali", confondendo la triste realtà della Bestia Umana con il favoloso mondo dei bipedi alati, dei quadrupedi, degli insetti e persino dei pesci (!)
E' soprattutto grazie a loro se oggi ho ancora la possibilità di scrivere qualcosa, principalmente perchè ritengo che non siano necessarie attività letterarie una volta abbandonato il vascello scrivente, ed è alquanto probabile che privato della compagnia per quanto occasionale, sporadica, o accidentale di tutti e ognuno di loro avrei già da tempo preferito affrontare direttamente in prima persona la questione escatologica piuttosto che dedicare un altro istante alle innumerevoli e costanti, cocenti delusioni procurate puntualmente soltanto dalla specie homo sapiens. Se poi guardiamo la faccenda dal punto di vista dell'attuale blogger "geocentrista", possiamo avere un'idea ancora più chiara della mia situazione personale in una società composta in gran parte di pallonari, più o meno inconsapevoli, e più o meno colpevoli della propria inconsapevolezza.
Ma bando alle ciance, QUESTI sono i miei più grandi amici, coloro i quali in nessun modo, e MAI potrebbero deludermi o tradire la mia fiducia essendo sempre e soltanto ciò che sono, ciò che sono sempre stati e che sempre saranno, senza alcuna delle pretese di cui soltanto la "persona" (dal Lat. "maschera teatrale") del terricolo umanoide è capace. Li ho divisi per classi -- proprio come fanno a scuola.
O in famiglie, come ce ne sono in tutte le case.
O in famiglie, come ce ne sono in tutte le case.
C'è sicuramente un valido motivo per cui inizio da questa Classe; non so esattamente quale esso sia, ma so che non è un caso.
Mi sono chiesto spesso da quanto tempo conosco il mio adorabile vicino di casa, soprannominato Gedeone (il piccione) e spesso mi sono trovato a pensare che sia in effetti da sempre, ovvero da che la mia famiglia si è trasferita in questo mucchio di scatole di cemento che chiamano città, all'inizio degli anni '80; secondo alcune fonti l'aspettativa di vita del comune "piccione" (Columba livia) è di soli 15 anni, pertanto se ciò corrispondesse a verità i miei vicini avrebbero battuto di gran lunga ogni record conosciuto a memoria d'uomo; più probabilmente, "Gedeone" e la sua tenera, anonima ma inseparabile compagna vivono sotto le tegole del tetto qui accanto "soltanto" dagli anni '90 (se mai è esistito un simile decennio) ma comunque sia, data la inverosimile frequenza e la consistenza delle loro nidiate essi sono i genitori della stragrande maggioranza dei piccioni attualmente viventi in questa città; avendo contribuito per quanto possibile, e quando possibile, al loro sostentamento (malgrado l'odiosa ostilità dei miei familiari, vittime delle antiche leggende urbane riguardanti le "malattie" che porterebbero) sono orgoglioso del mio grado acquisito in una simile sterminata parentela, in quanto "zio" putativo di uno stormo formato da un numero incalcolabile di individui. L'ultima nidiata di cui abbia notizia -dell'estate 2015- contava 11 pargoli; la Sig.ra Gedeone era ancora molto evidentemente "gonfia" di uova fino alla settimana scorsa, per cui in questo periodo cerco di procurar loro quanto più nutrimento possibile; quella dei "piccioni" è una delle tre specie note di "uccelli" che 'allattano' i loro pulcini, assieme ai fenicotteri e ai pinguini.
Mi sono chiesto spesso da quanto tempo conosco il mio adorabile vicino di casa, soprannominato Gedeone (il piccione) e spesso mi sono trovato a pensare che sia in effetti da sempre, ovvero da che la mia famiglia si è trasferita in questo mucchio di scatole di cemento che chiamano città, all'inizio degli anni '80; secondo alcune fonti l'aspettativa di vita del comune "piccione" (Columba livia) è di soli 15 anni, pertanto se ciò corrispondesse a verità i miei vicini avrebbero battuto di gran lunga ogni record conosciuto a memoria d'uomo; più probabilmente, "Gedeone" e la sua tenera, anonima ma inseparabile compagna vivono sotto le tegole del tetto qui accanto "soltanto" dagli anni '90 (se mai è esistito un simile decennio) ma comunque sia, data la inverosimile frequenza e la consistenza delle loro nidiate essi sono i genitori della stragrande maggioranza dei piccioni attualmente viventi in questa città; avendo contribuito per quanto possibile, e quando possibile, al loro sostentamento (malgrado l'odiosa ostilità dei miei familiari, vittime delle antiche leggende urbane riguardanti le "malattie" che porterebbero) sono orgoglioso del mio grado acquisito in una simile sterminata parentela, in quanto "zio" putativo di uno stormo formato da un numero incalcolabile di individui. L'ultima nidiata di cui abbia notizia -dell'estate 2015- contava 11 pargoli; la Sig.ra Gedeone era ancora molto evidentemente "gonfia" di uova fino alla settimana scorsa, per cui in questo periodo cerco di procurar loro quanto più nutrimento possibile; quella dei "piccioni" è una delle tre specie note di "uccelli" che 'allattano' i loro pulcini, assieme ai fenicotteri e ai pinguini.
Per qualche motivo, sono portato a pensare che il nostro vicino abbia un cognome piuttosto diffuso in questa zona del Settentrione Occidentale del Belpaese, e che il suo nome completo sia quindi Gedeone Colombo.
Soltanto rivedendo dopo anni la seguente fotografia, scattata nell'agosto 2010 mi sono reso conto di quanto sia cambiato il Vecchio Gedy (a sinistra -- quello a destra è uno dei suoi innumerevoli eredi); ma dopo tutto è sempre in gamba;
Una particolarità poco nota, e invero anche piuttosto penosa, dei columbidi urbani, è che essi tendono a perdere molto facilmente le dita delle zampe, le quali -probabilmente durante la nidificazione- vengono costrette in maniera irreparabile dai fili di vari tessuti accumulati e impedendo la circolazione del sangue finiscono per causare l'amputazione. In questa immagine sopra Gedy mostra la zampa alla quale oggi manca un dito mentre l'altra -qui nascosta- è intatta; alla sua povera mogliettina, che io chiamo semplicemente "Mamy", resta ormai un solo dito della zampa destra.
Ancora Gedeone in uno scatto recente -- qui è visibile il dito mancante
Stranamente, l'unica foto trovata nel mio archivio della sua eterna compagna non è stata scattata nei pressi di casa ma sulla strada, dove in realtà incontro molto raramente i miei vicini pennuti; questa dunque è la Sig.ra Colombo a spasso per il centro:
riconoscibilissima, oltre che per la sua livrea, per l'unico dito rimasto alla zampa destra
Pranzo di una delle tante "famiglie Colombo" che si sono sucedute sul terrazzo -- questa è del 2013
Gedeone e Signora sulla soglia della cucina (non ditelo alla mamma! =)
Quando passo per la piazza con un pacchetto di crackers è festa grande per tutti (io compreso =)
e mi piace pensare che tra di loro ci sia un certo numero degli "Eredi Colombo"... perchè sicuramente è così! Soltanto di recente è comparso in città un "comune piccione" completamente bianco; questa ne è la (finora unica) prova fotografica
(Agosto 2014)
Il fiume cittadino, che per decenni è stato utilizzato come canale si scolo di varie industrie lungo il suo corso, tanto da esser noto per le sue colorazioni innaturali e i suoi odori nauseabondi, negli ultimi anni è tornato ad essere un fiume in piena regola, popolato di pesci ed evidentemente anche della micro-fauna ittica (gasteropodi e molluschi) necessaria al nutrimento del germano reale (Anas platyrhynchos) che si sta riproducendo a più non posso anche nel tratto di fiume che attraversa la città:
Nondimeno, lungo le sponde vivono un numero imprecisato di polli (Gallus gallus domesticus)
Inevitabile per me la sosta quotidiana su qualche ponte per osservare le pacifiche attività di entrambe le specie, compreso l'occasionale battibecco tra le due, che è comunque un evento inconsueto; questa è l'unica foto che abbia mai scattata di una famigliola che si era avventurata a livello della strada, intenta a far merenda con i miei immancabili crackers (cibo da "animali", ma in genere apprezzato da qualunque specie urbana -- umanoidi compresi, benchè io non li offra mai a questi ultimi):
Le sorprese offerte dal fiume risorto a nuova vita non smettono mai di stupire il passante attento, e di questo mi accorsi circa tre anni fa quando, intento ad osservare i germani da un ponte, vidi passare sotto di me un magnifico esemplare di airone cenerino (Ardea cinerea), che da allora si è stabilito oltre il vecchio ponte ferroviario, in un tratto irraggiungibile dal terricolo umano. Malgrado la sua visione in volo sia sempre entusiasmante, non sono mai riuscito a catturarla in una foto; in compenso l'estate scorsa, durante una piena del fiume, ho avuta la rara occasione di prendere questo bel ritratto del nuovo cittadino che passeggiava sul terrapieno, in attesa di poter tornare alla sua abitazione:
ed eccolo di nuovo, dall'altra parte della città, in compagnia di alcuni germani:
Soltanto nel 2014 infine ho avuta la rara fortuna di vedere un nuovo ospite della fauna fluviale del tutto inatteso, il martin pescatore (Alcedo atthis), protagonista di un' "Ora del mistero" descritta in questo post.
La mia peculiare affinità con la classe degli Aves si estende anche nella logosfera virtuale del web, o videosfera dove da un lustro a questa parte la mia identità "social" su Facebook corrisponde al mio ID anglossassone di JackDaw, che corrisponde all'italiano, cacofonico "taccola" (Coloeus monedula); per qualche motivo infatti, e malgrado la relativa, perenne distanza dello stormo cittadino che abita nella torre campanaria, un certo giorno del 2011 sentii l'improvviso obbligo di cambiare la mia identità virtuale che per anni era stata quella di Jasper Thompson (come tale avevo anche firmata la traduzione di The Emperor Wears No Clothes di Jack Herer, poi distribuita gratuitamente via web) in questo "gioco di parole" adeguato alla nostra video-sfera multi-linguistica, per cui il nome della taccola in lingua Inglese sembra il nome e il cognome di un essere umano; ma, ovviamente, NON lo è =)
In ogni caso, da allora questo è il mio nome all'interno di questa dimensione estremamente virtuale dell'olografia universa che per molto tempo, da che divenni il primo "webmaster" di questa cittadina ai confini del mondo conosciuto, è stata per me paradossalmente più "reale" di quella "fisica", e spesso anche la più frequentata. L'unica alternativa accettabile, ancora oggi, è quella di cui il lettore si potrà fare un'idea con questo post.
La mia peculiare affinità con la classe degli Aves si estende anche nella logosfera virtuale del web, o videosfera dove da un lustro a questa parte la mia identità "social" su Facebook corrisponde al mio ID anglossassone di JackDaw, che corrisponde all'italiano, cacofonico "taccola" (Coloeus monedula); per qualche motivo infatti, e malgrado la relativa, perenne distanza dello stormo cittadino che abita nella torre campanaria, un certo giorno del 2011 sentii l'improvviso obbligo di cambiare la mia identità virtuale che per anni era stata quella di Jasper Thompson (come tale avevo anche firmata la traduzione di The Emperor Wears No Clothes di Jack Herer, poi distribuita gratuitamente via web) in questo "gioco di parole" adeguato alla nostra video-sfera multi-linguistica, per cui il nome della taccola in lingua Inglese sembra il nome e il cognome di un essere umano; ma, ovviamente, NON lo è =)
In ogni caso, da allora questo è il mio nome all'interno di questa dimensione estremamente virtuale dell'olografia universa che per molto tempo, da che divenni il primo "webmaster" di questa cittadina ai confini del mondo conosciuto, è stata per me paradossalmente più "reale" di quella "fisica", e spesso anche la più frequentata. L'unica alternativa accettabile, ancora oggi, è quella di cui il lettore si potrà fare un'idea con questo post.
Sono cresciuto in compagnia dei gatti; da tempo immemorabile c'è sempre stato un felino in casa nostra, e per gran parte della mia vita ho snobbata ogni altra specie, più o meno domestica, per cui sono sempre stato un "tipo da gatti" opposto al "tipo da cani" in cui si divide spesso impropriamente l'umanità; soltanto negli ultimi anni mi sono reso conto che l'unica specie da evitare come la peste è soltanto quella a cui appartengo mio malgrado ma inevitabilmente, data la mia lunga carriera di gattofilo, è rimasta in me una certa preferenza per la classe Felidae, di cui ancora una volta soltanto ieri ho potuta constatare per l'ennesima volta la differenza più fondamentale a livello sensorio: i cani puzzano, i gatti profumano.
E non c'è nulla al mondo di paragonabile al profumo di un gatto.
E non c'è nulla al mondo di paragonabile al profumo di un gatto.
Comunque sia, dopo aver vissuta praticamente tutta la mia vita in compagnia di uno o più gatti, mi sono trovato improvvisamente SOLO in questa casa, perchè l'assenza di un felino è un vuoto immane che nessun individuo di altre specie è in grado di riempire. Ma del resto, vista tragica sorte delle ultime ospiti di quest'abitazione, stroncate entrambe da un tumore cerebrale causato molto, ma molto probabilmente dal fumo delle maledette sigarette che erano costrette a respirare quotidianamente, e in mancanza di un'altra casa adeguata alla loro ospitalità, infine mi sono rassegnato volentieri a mendicare la loro compagnia in giro per le strade cittadine, cosa di cui peraltro tutti i miei nuovi A-Mici sparsi per l'urbe sembrano contentissimi.
Sullo stesso letto dal quale sto raccontando questi tristi fatti oggi trascorse con me i suoi ultimi giorni la stupenda, piccolissima e anzianissima Signora AU, che dopo una vita passata tra il cortile e le scale di questo edificio era stata finalmente accolta in famiglia; il periodo finale di questa mitica creatura, che ha vissuti i suoi ultimi giorni letteramente sulle mie gambe, è stato qualcosa che non dimenticherò finchè avrò vita, e credo di avere assorbite tutte le sue fusa costanti e il suo tepore che resteranno con me per sempre. Il suo comodo giaciglio sulle mie cosce fu costantemente insidiato dall'ultima sopravvissuta al massacro fumogeno dopo la tragica scomparsa della povera Giannina, per cui ogni momento in cui mi trovava "libero" ero preso d'assalto dalla abulica, quasi-assente Polpetta; anche lei venne a mancare poco dopo, ma i loro spiriti aleggiano in questa stanza, tutt'altro che inquietanti; sono le eco di fusa immortali.
Qualche tempo dopo la scomparsa di entrambe, solo per qualche giorno, fu nostra ospite questa meraviglia di orfanella che poi avrebbe trovato rifugio presso un'altra famiglia, in un'altra città; malgrado avessimo la possibilità di riempire il Grande Vuoto, fui proprio io a sconsigliare con tutto il cuore e con tutta la mia volontà di condannare anche lei al destino delle precedenti, dal momento che malgrado tutto c'erano ancora tre fumatori accaniti in casa, e ovviamente anche per lei non ci sarebbero state alternative alla cattività costante in questa prigione affumicata di cui ora sono prigioniero io. Questa è una delle rare immagini della piccola senza nome, inevitabilmente sistemata sulle mie gambe come le precedenti:
e quest'altra immagine la dice lunga sul nostro breve, ma intenso rapporto
Non dimenticherò mai nemmeno lei, ovviamente
MAI, e poi MAI
Infine, come accennato prima, non mi è rimasto altro che il randagismo urbano, in cerca di quelle speciali vibrazioni sonore e spirituali che soltanto la sottospecie Felis silvestris catus può offrire al sapiens.
E le ho sempre trovate, naturalmente, perchè dopo tutto, malgrado il mio amore cosmico per le altre specie (distinte da questa "mia"), è inevitabile per me essere un tipo da gatti. I miei incontri con i più disparati individui felini all'interno delle mura cittadine sono avvenuti negli angoli più impensabili, e in ogni caso è sempre stata una felice occasione che ho sempre vissuta come il ritrovare A-Mici che non vedevo da un tempo immemorabile, perchè di fatto non li avevo MAI visti prima, ma non di meno li ho sempre conosciuti tutti, indistintamente. E tutti loro mi hanno sempre ri/conosciuto all'istante, come ho constatato soltanto l'altro ieri per l'ennesima volta, incontrando questo tizio nascosto sotto un cespuglio durante il mio consueto tour pomeridiano delle visite a tutti i miei cari prigionieri sparsi per le vie cittadine:
Simili incontri si sono ripetuti spesso nel corso dei decenni, ovunque andassi (ricordo ad es. i giochi in un rifugio di montagna con un "blotched tabby", razza felina che da allora divenne un'ossessione per me) e quelli che presento nelle seguenti immagini sono soltanto alcuni di quelli avvenuti quando avevo una qualche macchina fotografica con me:
Questa bella signorina, incontrata in un cortile all'estrema periferia nel 2010, fu fotografata con una "vera macchina fotografica", nel periodo in cui ritrassi tutti i più Grandi Alberi in città; restai a lungo ad ascoltare le molte cose che aveva da dirmi, prima di lasciarla ai suoi affari gatteschi; anni dopo, di passaggio in quella zona, non la ritrovai allo stesso posto;
Anche lui fu ripreso con la stessa macchinetta, nello stesso cortile davanti al quale spesso mi incontravo con la povera Maby; come si vede qui, aveva un collarino rosso e un campanellino al collo; oggi al suo posto c'è un antipaticissimo cagnaccio che sa soltanto abbaiare furiosamente al mio passaggio; in compenso, a pochi passi da qui abita Attila (V. sotto) che è invece il Cane Simpatico per Eccellenza;
Ecco infatti l'adorata Maby (conobbi il suo nome dalla sua ospite umana, incontrata una sola volta) che si sdraiava volentieri sulla strada per farsi accarezzare il pancino quando passavo di lì; questa foto fu scattata il primo Luglio 2012 con la stessa machinetta;
Questa, del Novembre dello stesso anno, fatta con il cellulare; qualche tempo dopo trovai su quello stesso cancello un foglio con la sua foto che diceva "SCOMPARSA - offresi ricompensa," etc.; purtroppo non l'ho mai più rivista. La Maby mi manca ancora moltissimo :-(((
La mitologica Sandra è tutt'altro che una conoscenza occasionale, ma purtroppo non la vedo da molti anni; lei abita in genere -o dovrebbe- presso i vicini di casa in montagna, ma si fa spesso ospitare di giorno e di notte dai miei genitori, che ormai trascorrono lassù la maggior parte del loro tempo.
Ho vissuta un'esperienza davvero speciale con Sandra, la notte in cui la incontrai per la prima volta, presso il vecchio cimitero; ero disperato, e avevo bevuto, e ancora una volta fu un individuo di un'altra specie a ridarmi quella fiducia che per me è sempre più rara, ormai quasi introvabile, tra gli Homo Sapiens; la Sandra è una micia amorevole e particolarmente loquace. Questa fotografia risale al 29 agosto 2010, scattata con la stessa macchina fotografica di cui sopra;
Ho vissuta un'esperienza davvero speciale con Sandra, la notte in cui la incontrai per la prima volta, presso il vecchio cimitero; ero disperato, e avevo bevuto, e ancora una volta fu un individuo di un'altra specie a ridarmi quella fiducia che per me è sempre più rara, ormai quasi introvabile, tra gli Homo Sapiens; la Sandra è una micia amorevole e particolarmente loquace. Questa fotografia risale al 29 agosto 2010, scattata con la stessa macchina fotografica di cui sopra;
Un'altra foto del 2010, stessa macchina; questo bel tomo mi si avvicinò proprio nell'istante immortalato qui, con tutte le intenzioni di diventare il mio migliore A-Micio, anche se evidentemente abitava lungo quella strada, ospite di umanoidi. Aveva una grande ferita suturata su un fianco che si stava rimarginando, ma per il resto stava benone e aveva solo voglia di fare quattro chiacchiere con me; ho amato moltissimo questo signorino, e sono ritornato spesso su quella strada per incontrarlo di nuovo negli anni seguenti, ma inutilmente.
Foto del 2012, scattate con il cellulare; le due micie Bianchenere erano entrambe piuttosto selvatiche, ma amichevoli quanto bastava da lasciarsi rotolare un poco sull'asfalto in cambio di un po' di fusa
Ancora oggi percorro spesso quella che è la mia via preferita in città, ma da parecchio non le vedo
Altra foto del 2012, con l'unico Siamese mai conosciuto in vita mia; per anni e anni l'ho incontrato su quell' angolo, di fianco alla casa in cui era ospitato da umani (?) ma ormai da qualche anno non lo vedo più, e temo proprio che ci abbia lasciati; come si suol dire, "aveva la sua bella età". Era semplicemente adorabile, e non ho mai saputo come si chiamasse.
Foto-cellulare scattata nel 2013; non ho la minima idea di chi fosse, e non l'ho mai più rivisto/a, ma certamente valeva la pena di uno scatto, e di qualche coccola;
Foto del 2014; costui non si è mai lasciato avvicinare, ma è sempre rimasto a guardarmi dall'alto incuriosito; non è detto che prima o poi non riesca ad accalappiarlo e riempirlo di baci =)
Altra foto del 2014; in pieno centro, zona pedonale, lei è saltata fuori da un cortile e si è immediatamente arresa all'irresistibile richiamo delle coccole che sono piovute abbondanti e generose prima e dopo il ritratto; poi ho lasciato il posto ad una coppietta di passaggio, evidentemente intenzionata a finirla a quattro mani.
Questo, chiunque sia, non l'ho più rivisto:
E purtroppo non ho più rivisto nemmeno lui, che è un vero gatto; e si vede:
ma non è poi così feRino come sembrerebbe a prima vista:
Anzi:
Costui, signori, è Franco;
il gatto Franco mi ha incontrato per la strada e mi ha detto subito "Miao!" senza pensarci due volte; tutti i gatti sono fantastici, ma è comunque raro incontrare un individuo con tanta personalità, per non parlare di tanto nome (inciso su una targhetta che portava appesa al collarino). Dopo avergli lisciato il pelo per qualche decina di minuti, non ho mai più incontrato Franco, purtroppo. Questo mi ricorda che gli umani sono essenzialmente stupidi, ma a volte la loro stupidità può essere divertente. A volte.
Finalmente un po' di alta risoluzione:
il Pellegrino, come lo chiama la sua occasionale ospite Sig.ra Cornelia, è uno dei pochi, veri gatti in circolazione nell'intera provincia; uno dei pochi, forse l'unico che abbia mai visto dormire acciambellato nell'erba incolta di un prato in pieno inverno. Il Pellegrino non ha tetto nè legge, non ha padroni ed evidentemente non ne vuole così come non ne ha mai voluto uno in vita sua; ma se si parla di croccantini, allora... Spesso ricompare dopo settimane segnato nell'aspetto e nel fisico; il mese scorso aveva una bella ferita-da-combattimento dietro l'orecchio, ma già l'altro ieri era tornato a posto. Io AMO questo gatto, in maiuscolo. Infatti, eccolo qui ancora; come si può vedere, gli manca anche un pezzettino d'orecchio:
E ancora:
Quanto lo AMO!!!
L'altra ospite -ma fissa, eternamente rinchiusa- della Sig.ra Cornelia è lei, di cui dimentico continuamente il nome; è una gatta norvegese ormai attempata, che è stata "recuperata" da una condizione scomoda:
ma in tanti anni sono riuscito ad "accarezzarla" una volta soltanto, e solo perchè stava passando sotto la mia mano. E' assolutamente intoccabile, e non oso nemmeno immaginare il perchè!
I mici al ponte chiuso sono stati sfrattati quando hanno deciso di riaprire il ponticello, iniziando i lavori di restauro; ancora oggi il ponte resta chiuso, ma ovviamente i mici sono spariti dalla circolazione. Ho fatto in tempo a servire loro solo un paio di porzioni di "Crock and Soft", ma non è mai mancato il supporto di qualche concittadino caritatevole, fino all'inizio dei lavori. Credo di averne avvistato uno sulle rive del fiume, quest'estate. La foto è dell'agosto 2015.
Non l'ho mai visto per intero, ma solo oltre questa grata; tutto quello che so di lui è che ha la voce più sottile che abbia mai sentita uscire da un gatto; altra foto dell'agosto 2015, scattata in centro città. Emetteva una specie di pigolìo felino.
Questa è uno degli scatti degli unici due rullini utilizzati con la mia Canon A1, prima di scoprire che la pellicola fotografica è tutt'altro che "vegan"; è stata scattata nel 2010 e il soggetto è Il Biondino, uno dei mici più dolci e amorevoli mai conosciuti
Ho sempre incontrato Il Biondino (come lo chiamavo io) nel cortile di un amico, steso in qualche angolo o più spesso sul cofano o sul tettuccio di tela di qualche auto parcheggiata; per molto tempo, dopo che era divenuto uno dei miei più grandi A-Mici mi seguiva sù per cinque piani di scale e passava un po' di tempo con noi; nella foto infatti è sdraiato sulla terrazza dell'amico; e qui è sul tavolo della sua cucina, in una foto (digitale) del 2010:
Un giorno notai che aveva un rigonfiamento sopra la bocca, e lo feci presente all'amico, che a sua volta lo riferì ai suoi ospiti umani, abitanti nello stesso cortile; il veterinario disse che aveva un brutto male, e di lì a qualche giorno ci lasciò. Ho sempre pensato che se i suoi 'padroni' (brutta parola, invero) se ne fossero accorti prima, forse Il Biondino sarebbe ancora qui con noi adesso...
Il Biondino mi manca moltissimo ancora oggi.
Il Biondino mi manca moltissimo ancora oggi.
Il suo compare, abitante nello stesso cortile, era lui:
e anche lui se n'è andato, poco tempo dopo.
Mi accorgo solo ora di non aver mai fotografato il terzo elemento del trio che bivaccava assieme a loro, il gatto più statico che ricordi, fu l'ultimo a scomparire. Oggi quel cortile è mortalmente vuoto.
Chissà chi è costui; la foto è del 2015, ma non sono in grado nemmeno di riconoscere lo sfondo!
Una conoscenza relativamente recente è lei, di cui non conosco il nome; la signorina ha un peculiare makeup accanto gli occhi, come si vede qui:
Anche se i felidi non mancano mai di esprimere la loro simpatia nei miei confronti, è piuttosto raro che lo facciano invitandomi al gioco, come ha fatto lei la seconda -e al momento ultima- volta in cui l'ho incontrata, in un parco alla periferia della città.
Eccola mentre impersona il gufo durante il suo scalmanato, folleggiante giocherellarmi attorno;
Eccola mentre impersona il gufo durante il suo scalmanato, folleggiante giocherellarmi attorno;
Giocare con un gatto è sempre qualcosa di proporzioni oniriche
(sì, quella è la mia gamba, inevitabilmente decorata di peli)
Anche in questo caso, non so fornire un singolo dettaglio a proposito della location, o del soggetto,
a parte la sua ovvia bellezza.
Durante il mio eterno pellegrinaggio alla ricerca di pace extra-urbana, un giorno mi trovai al confine dei boschi, dove ebbi la straordinaria fortuna di incontrare lui, il quale come vediamo in questa foto mi si presentò molto formalmente, prima di iniziare ad aggredirmi nel più irresistibile attacco mai subìto nella mia carriera di gattofilo:
All'epoca era poco più di un cucciolo.
Lui è l'altro unico caso di un bisogno irresistibile di attività ludiche, di cui sono stato fortunato socio per qualche mezz'ora di gioia infantile; o meglio, "animale";
durante il secondo -e finora ultimo- incontro ho scoperto che tenendo le sue vellutate, gommose manine tra le mie il giovane micio cadeva in uno stato di estasi, trasmessa al soggetto umanoide attraverso quel magico contatto; in questa foto ho immortalata la prova dei fatti:
In un Novembre (2015) particolarmente primaverile, sulla mia strada verso la Grande Quercia che è ormai da anni il punto d'incontro della allegra brigata di cui scriverò più avanti, ho incontrata lei, in una stradina privata. Come si può vedere dalla foto, anche per lei il contatto con le mie mani aveva qualcosa di irrresistibile:
perchè devo ammetterlo, anche se soltanto i cittadini non-umani sono in grado di riconoscerlo attraverso i loro sensi "soprannaturali", queste mani sono probabilmente le più innocenti e più pulite a questo mondo;
(anche se in questo periodo di siccità estrema sono incredibilmente aride); nel caso particolare di questa raffinata Sig.ra Persiana di altissima classe, trovata nascosta in una delle viuzze più "in" della città, è evidente dalle immagini il suo bisogno d'affetto espresso in modo alquanto spartano, e decisamente gattesco:
E' un Mucchio Di Amore Peloso
Un'altro della serie "Scomparse Misteriose" è lui/lei,
ritratto in questa curiosa immagine del 2010; ormai da anni non lo/la incontro più in questo angolino
Sempre nei dintorni della Grande Quercia, il punto di riferimento che mi è più caro qui in città, vedo spesso la micia che abita nello stesso giardino della mia grande amica Biba (V. sotto)
Lei non si fa problemi a dormire sull'erba ai bordi della strada, ma a parte questa unica occasione (del Giugno 2015) tende a evitare il mio contatto; forse è soltanto gelosa della adorabile cagnolona...
Dal lato opposto del quartiere c'è lei, dall'adorabile sguardo eteroforico nei suoi splendidi occhi celesti:
Riconoscibile dai capelli "sfumati", e dalla coda completamente scura in un mantello quantomeno "originale"; ho già raccontato di lei il giorno stesso del nostro primo incontro incontro, in questo post, da cui prendo questa foto:
Era il 31 Maggio 2015
Fra i tanti incontri occasionali, i più toccanti sono senz'altro quelli con i prigionieri della clinica veterinaria che durante le stagioni calde si avvicendano alla finestra in cerca di aria fresca e fortunatamente, di tanto in tanto, trovano anche l'umano di passaggio che li rinfranca con le sue paroline dolci, e nei casi più fortunati con qualche croccantino trovato in tasca:
ovviamente, di loro non so nient'altro
???
anche dell' immagine qui sopra, del Giugno 2014, ho una sola certezza:
è sicuramente un gatto; su una strada
è sicuramente un gatto; su una strada
Infine, c'è lui:
visto una sola volta, nel 2013, e molto distante dal centro in cui vivo, in un paese confinante, all'epoca fu l'incontro più entusiasmante che possa ricordare, tanto per la scomparsa improvvisa e tragica di cui parlerò in seguito, e il conseguente Vuoto Incolmabile lasciato in me, quanto per la incredibile dose di affetto che egli seppe elargirmi, tutta in una volta, durante quel breve e indimenticabile incontro.
Sono tornato innumerevoli volte su quella strada da allora, nella speranza di poterlo rivedere almeno una volta. Ma, nisba. (Ci sono tornato ancora proprio l'altroieri)
Sono tornato innumerevoli volte su quella strada da allora, nella speranza di poterlo rivedere almeno una volta. Ma, nisba. (Ci sono tornato ancora proprio l'altroieri)
Finalmente, posso trattare di quello che è decisamente un consorzio di genere Fantasy, e che per l'occasione potrei descrivere qui come
LA COMPAGNIA DELLA
GRANDE QUERCIA
(anche se preferire un font più in tema per questo titolo)
(foto del Settembre 2015)
Ma non racconterò di avventure particolarmente avventurose, o drammatiche, o incredibili, più di quanto non possano essere le innumerevoli soste e le occasionali merendine condivise con i miei più cari A-Mici in questo angolino pacifico della città, nei pressi del parco in cui sono stato parcheggiato per anni, dopo il mio ritorno forzato in centro città. Non è un appuntamento fisso, ma è sicuramente il più atteso, e l'occasione più lieta che questo desolato cittadino sia in grado di vivere, dal momento in cui feci conoscenza con i componenti di questa allegra brigata di gente magicamente soffice, dalle vibrazioni infinitamente positive, che più di ogni altro essere vivente in questa sorta di teatro di posa a cielo aperto hanno saputo esprimermi un sentimento di A/Micizia, di benessere e di benevolenza, nel mondo che mi risulta ormai inesorabilmente estraneo, alieno, artificiale, dove sono rinchiusi -ognun per sè- i cittadini umanoidi.
Devo premettere però che nessuno di loro, come del resto nessun altro del lungo elenco qui sopra, è stato in origine "adescato" o attratto in qualche modo dall'incomprensibile (per me) seduzione esercitata da quei puzzolentissimi, morbosi croccantini, che soltanto di recente ho deciso di acquistare regolarmente e portare con me durante la mia quotidiana ricerca di pace, che puntualmente posso trovare solo al di fuori del centro cittadino, e al contatto con tutti i miei amici non-umani. Di fatto, così come i suddetti, tutti loro si sono avvicinati a me molto spontaneamente, uno dopo l'altro, sbucando dai giardini attorno alla Grande Quercia come accade nei sogni; e nel tempo tutti loro mi hanno rivelata la fantastica realtà di questo sogno solido in cui siamo costretti Qui e Ora, soltanto attraverso la loro vicinanza, e loro A/Micizia che è l'unica completamente sincera, disinteressata, e che non richiede una sola parola, oltre l'antica formula magica del Miao.
Stranamente, la prima della nostra Compagnia a saltar fuori dal giardino dei suoi ospiti per presentarsi allo scrittore è stata anche la meno di compagnia in seguito, molto più raramente presente durante i nostri incontri presso la Grande Quercia, e soltanto da che ho iniziato a portare i miei omaggi solidi, e fetenti, ha cominciato a partecipare alle riunioni; da quanto ho potuto capire, la sua relativa 'timidezza' è dovuta ad una sorta di annoso rancore con la Super Micia di cui dirò in seguito, oppure soltanto per la gelosia di quest'ultima. Nessuno mi ha mai rivelato il suo nome, pertanto l'ho soprannominata con la composizione più o meno poetica di micia bigia, ovvero Migia:
Proprio in una situazione simile a quella immortalata qui nel 2014, sbucando dall'alto del muro di cinta, la Migia mi assalì come una vera belva, avventandosi sul mio cuore e procurandomi una ferita inguaribile di cui fortunatamente lei stessa è l'unico rimedio efficace, e insostituibile;
La sua ospite umana mi ha poi rivelato, in uno degli incontri accidentali che per me sono inevitabili, dei suoi vari e drammatici trascorsi clinici, per cui ha rischiata la vita in seguito a un parto difficile; è stato ovvio da subito per me che c'era qualcosa di speciale in questa gattina minuta, dall'aria fragile, irradiante amore a distanza, ma del resto è difficile per chi ama i felini andare oltre l'amore-a-prima-vista, e trovare un motivo particolare per la nostra A-Micizia profonda;
Qui sopra, la Migia ritratta la scorsa estate durante una delle nostre merendine di gruppo; ovviamente evito di spargere il loro cibo prediletto -per quanto fetido- sulla nuda terra, come in genere fanno gli umanoidi;
Ancora la Migia in un bel ritratto ad alta risoluzione dell'Ottobre 2015, uno degli autunni meno autunnali a memoria d'uomo, e a quanto dicono dell'anno più caldo mai registrato nella storia;
Un altro scatto in "HD" della Migia, in cui è apprezzabile il suo mantello bicolore; il telefonino di penultima generazione mi permette di fare dei ritratti più dettagliati dei miei soggetti preferiti e più frequenti, anche se devo confessare che il mio sogno proibito resta quello di una vera macchina fotografica con un vero bazooka per potere catturare i soggetti più inavvicinabili e più difficili da scorgere, che in genere rimangono nascosti tra i rami degli alberi...
La Super-Micia di cui sopra è lei, chiamata dagli umani "Milla":
Inutile aggiungere altro sulla sua ovvia bellezza quasi-soprannaturale, e sulla particolarità del suo manto estremamente variegato, in cui alle aree bianche e rossicce sono intersecate delle zone grigie dove sono visibili delle striature, che rendono l'impressione generale di un mantello ottenuto mettendo insieme diversi gatti; ma probabilmente è proprio così; c'è qualcosa di estremamente inafferrabile nella Milla, anche se il suo rapporto con lo scrittore è ovviamente e inconfutabilmente diretto e sincero, come risulta evidente dalle immagini seguenti:
Qui la Milla mi pesta un piede, nel Marzo 2015;
Contatto magico, avvenuto nell'Agosto 2015
Qui sopra è visibile il mantello che suggerisce l'idea di una "personalità multipla" della Milla
Uno scatto del Maggio 2014, in cui si può vedere la reazione irresistibile della Milla alle mie carezze, che dopo un po' le fanno "perdere la testa", per cui è costretta ad artigliarmi il braccio e "scalciare" la mia mano come soltanto i gatti possono fare; i primi tempi ero spesso segnato dai nostri incontri, ma di certo non me ne lamentavo =)
E del resto, di fronte a questo genere di invito, è impossibile per me resistere al richiamo del pancino
L'ennesimo scambio di affettuosità tra la Milla e lo scrittore dello scorso Settembre; da notare qui le grinfie che stringono la mia mano, come a dire "Non ti mollo..."
Il "palmo della mano" di Milla, che rivela la sua natura estremamente variopinta in ogni dettaglio
Mentre in questo scatto in "HD" -ottenuto dopo 1000 tentativi per catturare la sua lingua- ne apprezziamo l'aspetto più "selvatico", che del resto è evidente anche dalla sua corporatura tigresca, la quale non ha nulla da invidiare ai maschi della sua specie:
Un dettaglio invisibile della Milla è che ai tempi in cui la incontrai soffriva di una persistente tossetta, che da quanto riuscii a capire in seguito era data dal suo vizietto dei tubi di scappamento, un brutto vizio invero, e che non di meno è tutt'altro che raro tra i gatti di città. Ultimamente la Milla non tossisce più come allora, e spero solo che si sia liberata definitivamente dalla sua dipendenza dal benzene; lo sappiamo tutti cosa fa quella robaccia, non è vero?...Automedonti?
Un altro bel ritratto in HD della poderosa Milla tra le foglie della Grande Quercia nell'autunno 2015;
Un curioso scatto in cui solo le sue orecchie sembrano muoversi; non credo che sia così...
Altra foto della Milla in cui è evidente, esaltata dalla prospettiva, la possenza delle sue zampe, assieme alla particolarità unica del manto policromo; forse esistono, o sono esistite, micie simili, da qualche parte, ma sicuramente io non ne ho mai vista una; per quanto mi riguarda lei è molto più unica che rara;
In questo ultimo scatto della serie dedicata a lei, la perfetta coincidenza del profilo più distante dall' obbiettivo assieme al contrasto con lo sfondo creano un particolarissimo effetto 3-D della Milla sul cofano di una macchina, tanto che sembra quasi ritagliata; solo la sua ombra assieme a quella del fotografo "svelano" il trucco. Va anche detto di lei che il suo passatempo preferito -me lo ha dimostrato diverse volte- è quello di passeggiare accanto a me, che cammino sulla strada, mentre lei cammina oltre le cancellate dei giardini, in particolare proprio su questo muretto qui sopra. Non so perchè, ma sembra che le piaccia davvero tanto; "Chissà cosa le passa per la testa..." ? =)
Anche oggi, come sempre, dopo pranzo e prima di risprofondarmi nella virtualità di questo blog, ho fatto il mio consueto giro alla larga dal centro, che era insolitamente poco trafficato a causa della giornata davvero pessima. Il resoconto della mia solita spedizione pomeridiana mi offre l'occasione per ribadire le differenze fondamentali tra felidi e canidi, che come si è già detto prima si possono ridurre sensualmente alla nudità e alla crudezza dei fatti, per cui i gatti profumano (di gatto) e i cani puzzano (di cane), ma non basta. Presso la Grande Quercia oggi c'era soltanto Joe (o Gio?) di cui parlerò tra poco, che suo malgrado si è lasciato sbaciucchiare sonoramente il pancino, emanando tutto il suo sublime effluvio gattesco senza smettere un attimo di fare le fusa, nemmeno mentre si sgranocchiava la sua merendina a base di (fetentissimi) croccantini-per-gatti. Data l'insistenza del suo uggiolare, ho dovuto elargire qualche crackers al povero Willy (V. sotto) che ci osservava da dietro le sbarre del suo giardino-prigione con l'acquolina in bocca.
Improvvisamente però Joe si è stancato, e come soltanto un gatto può fare è sgattaiolato tra le sbarre della cancellata, per poi restare fisso in mezzo al prato del giardino a fare un bel nulla, altro comportamento tipico ed esclusivo dei felidi. Mentre mi allontanavo ho sentito Willy che continuava ad uggiolare, ma non era -e non è ancora adesso- una giornata "da passeggio", per cui ho tirato dritto, malgrado la stretta al cuore, voltandomi solo un attimo per salutarlo con la mano.
Dall'altro lato del quartiere poco dopo ho trovata la Biba --della quale pure tratterò più avanti, nella sezione dedicata ai canidi-- come sempre abbandonata a sè stessa, e intenta al suo passatempo preferito che è il pisolare. Sono dovuto restare a lungo accanto a lei, carezzandola e parlandole di vari e interessanti argomenti di cui non tratterò qui, perchè oggi si sentiva evidentemente più sola del solito, e come si sa c'è un valido motivo per cui esiste il detto "solo come un cane", e non "come un gatto"...
Anche la povera cagnolona ha preso ad uggiolare mentre mi allontanavo, per cui sono tornato per consolarla ancora per qualche cinque minuti, e infine ha addirittura abbaiato -cosa perlomeno insolita per lei- quando infine mi sono deciso a riprendere la via di casa. Anche in questo caso, ho dovuto costringere me stesso ad ignorare i lamenti della Biba, perchè non è una cosa piacevole il restare accovacciati sul lato di una strada deserta in una foschia malsana come questa di oggi, senza nemmeno poter esprimere liberamente l'affetto per la prigioniera, attraverso le sbarre metalliche della sua -seppure spaziosa- prigione a cielo aperto... Senza contare il fatto che oggi la povera Biba puzzava più del solito, e con tutta la sua adorabile e insopprimibile canità mi aveva già impregnate le mani e le maniche di giacca e maglione di un inconfondibile lezzo graveolente, il cui solo antidoto consiste di un ciclo completo in lavatrice.
Quindi infine queste sono le differenze sostanziali, che non si limitano evidentemente a una questione olfattiva; il motivo per cui anche l'umano si può -più o meno propriamente- dire "solo come un cane" è lo stesso per cui al contrario non si sentirà mai "solo come un gatto", perchè è chiaro, un gatto non è mai "solo". Un gatto semmai può essere solitario, come del resto lo sono io da sempre, ma non è proprio la stessa cosa. E soprattutto, in quanto "animale domestico", oppure anche "da compagnia", il gatto non è mai completamente prigioniero dei propri ospiti come invece lo sono, senza possibilità di scelta, i tanti cani che ho conosciuti nella mia annosa carriera di pellegrino e mendicante di felinità, trascorsa lungo le strade più o meno deserte, e più o meno ammorbate da puzze ben peggiori di quelle canine, di questo anonimo borgo alla periferia dell'universo conosciuto. Un gatto può sempre sgattaiolare; cosa che ho dovuto imparare a fare anch'io, mio malgrado, per non "sentirmi solo come un cane"...
Detto questo, proseguiamo la nostra galleria fotografica con il protagonista di questa breve "avventura", l'Aulentissimo Joe:
Anche oggi, come sempre, dopo pranzo e prima di risprofondarmi nella virtualità di questo blog, ho fatto il mio consueto giro alla larga dal centro, che era insolitamente poco trafficato a causa della giornata davvero pessima. Il resoconto della mia solita spedizione pomeridiana mi offre l'occasione per ribadire le differenze fondamentali tra felidi e canidi, che come si è già detto prima si possono ridurre sensualmente alla nudità e alla crudezza dei fatti, per cui i gatti profumano (di gatto) e i cani puzzano (di cane), ma non basta. Presso la Grande Quercia oggi c'era soltanto Joe (o Gio?) di cui parlerò tra poco, che suo malgrado si è lasciato sbaciucchiare sonoramente il pancino, emanando tutto il suo sublime effluvio gattesco senza smettere un attimo di fare le fusa, nemmeno mentre si sgranocchiava la sua merendina a base di (fetentissimi) croccantini-per-gatti. Data l'insistenza del suo uggiolare, ho dovuto elargire qualche crackers al povero Willy (V. sotto) che ci osservava da dietro le sbarre del suo giardino-prigione con l'acquolina in bocca.
Improvvisamente però Joe si è stancato, e come soltanto un gatto può fare è sgattaiolato tra le sbarre della cancellata, per poi restare fisso in mezzo al prato del giardino a fare un bel nulla, altro comportamento tipico ed esclusivo dei felidi. Mentre mi allontanavo ho sentito Willy che continuava ad uggiolare, ma non era -e non è ancora adesso- una giornata "da passeggio", per cui ho tirato dritto, malgrado la stretta al cuore, voltandomi solo un attimo per salutarlo con la mano.
Dall'altro lato del quartiere poco dopo ho trovata la Biba --della quale pure tratterò più avanti, nella sezione dedicata ai canidi-- come sempre abbandonata a sè stessa, e intenta al suo passatempo preferito che è il pisolare. Sono dovuto restare a lungo accanto a lei, carezzandola e parlandole di vari e interessanti argomenti di cui non tratterò qui, perchè oggi si sentiva evidentemente più sola del solito, e come si sa c'è un valido motivo per cui esiste il detto "solo come un cane", e non "come un gatto"...
Anche la povera cagnolona ha preso ad uggiolare mentre mi allontanavo, per cui sono tornato per consolarla ancora per qualche cinque minuti, e infine ha addirittura abbaiato -cosa perlomeno insolita per lei- quando infine mi sono deciso a riprendere la via di casa. Anche in questo caso, ho dovuto costringere me stesso ad ignorare i lamenti della Biba, perchè non è una cosa piacevole il restare accovacciati sul lato di una strada deserta in una foschia malsana come questa di oggi, senza nemmeno poter esprimere liberamente l'affetto per la prigioniera, attraverso le sbarre metalliche della sua -seppure spaziosa- prigione a cielo aperto... Senza contare il fatto che oggi la povera Biba puzzava più del solito, e con tutta la sua adorabile e insopprimibile canità mi aveva già impregnate le mani e le maniche di giacca e maglione di un inconfondibile lezzo graveolente, il cui solo antidoto consiste di un ciclo completo in lavatrice.
Quindi infine queste sono le differenze sostanziali, che non si limitano evidentemente a una questione olfattiva; il motivo per cui anche l'umano si può -più o meno propriamente- dire "solo come un cane" è lo stesso per cui al contrario non si sentirà mai "solo come un gatto", perchè è chiaro, un gatto non è mai "solo". Un gatto semmai può essere solitario, come del resto lo sono io da sempre, ma non è proprio la stessa cosa. E soprattutto, in quanto "animale domestico", oppure anche "da compagnia", il gatto non è mai completamente prigioniero dei propri ospiti come invece lo sono, senza possibilità di scelta, i tanti cani che ho conosciuti nella mia annosa carriera di pellegrino e mendicante di felinità, trascorsa lungo le strade più o meno deserte, e più o meno ammorbate da puzze ben peggiori di quelle canine, di questo anonimo borgo alla periferia dell'universo conosciuto. Un gatto può sempre sgattaiolare; cosa che ho dovuto imparare a fare anch'io, mio malgrado, per non "sentirmi solo come un cane"...
Detto questo, proseguiamo la nostra galleria fotografica con il protagonista di questa breve "avventura", l'Aulentissimo Joe:
qui in un ritratto stradale del Settembre scorso, in cui sono già evidenti le sue caratteristiche precipue, in e primo luogo il fatto che egli sia balzano; cosa che in genere si dice degli equini, ma non mi risulta che esistano termini specifici per i gatti, che del resto hanno tutto il diritto di avere "mani" e "piedi" bianchi a dispetto del resto del loro mantello. Dopo la scomparsa dell'adorato Biondino, che a sua volta era stato un vero sollievo dopo la scomparsa del mio unico, e irripetibile Beniamino, a cui dedicherò una sezione speciale a chiusura di questo articolo, e dopo il breve, unico incontro di cui sopra, Joe apparve dal nulla, un giorno qualsiasi, presso la Grande Quercia, in uno degli episodi più inenarrabili mai vissuti, non tanto a cagione di fatti particolarmente bizzarri o inspiegabili, oltre la sua stessa apparizione, quanto per la naturalità dell'evento, per cui egli sembrò comprendere immediatamente (com'era già successo nel 2013, nell'episodio di cui prima) ed esattamente COSA - o meglio, CHI- era venuto a mancare nella mia vita, e non fece altro che abbandonarsi al mio più incondizionato e sfacciato amore per lui; rimase lì acciambellato sulle mie gambe per un tempo indefinito, quel pomeriggio -che oggi mi sembra di 100 anni fa, ma doveva essere all'inizio del 2014- facendo le fusa a più non posso mentre io, seduto al bordo della strada come il povero mendicante che ero, trattenevo a stento le lacrime, ma non il sorriso, che probabilmente mi restò stampato in faccia per giorni dopo il nostro incontro.
Va notato che in seguito Joe (o Jo, o Gio, comunque sia, preferisco chiamarlo così) non si è più dimostrato altrettanto affettuoso e "coccolone" nei miei confronti, ma durante quel primo incontro sembrava fosse stato inviato dal cielo soltanto per consolarmi un poco con la sua più completa disponibilità, come un vero peluche vivente, e con un motorino per le fusa super-potenziato. Stranamente, anche se mi ero già fermato spesso in compagnia della Milla su quello stesso angolo di strada presso la Grande Quercia, Joe non si era mai fatto vedere neanche per un secondo, e pertanto la sua apparizione mi sembrò tanto più "miracolosa" quanto era inaspettata.
Come ho già ricordato allora, per anni, ogni mattina, ho condivisa la focaccia della mia colazione con loro, che ho sempre visti attraverso queste sbarre; e dopo anni, quando torno solo occasionalmente nel paesino in cui abitano, il nostro incontro è sempre emozionante. Non ho mai conosciuti dei cagnolini tanto affettuosi.
--sì, sono tutti prigionieri, per la maggior parte del tempo--
Qualche volta ha una mise più sbarazzina del solito, come questa:
Va notato che in seguito Joe (o Jo, o Gio, comunque sia, preferisco chiamarlo così) non si è più dimostrato altrettanto affettuoso e "coccolone" nei miei confronti, ma durante quel primo incontro sembrava fosse stato inviato dal cielo soltanto per consolarmi un poco con la sua più completa disponibilità, come un vero peluche vivente, e con un motorino per le fusa super-potenziato. Stranamente, anche se mi ero già fermato spesso in compagnia della Milla su quello stesso angolo di strada presso la Grande Quercia, Joe non si era mai fatto vedere neanche per un secondo, e pertanto la sua apparizione mi sembrò tanto più "miracolosa" quanto era inaspettata.
Joe sotto la Grande Quercia
Il tappeto di foglie porta all'inevitabile conclusione:
Perchè l'attività preferita del blogger non è tanto il ritrattismo cellulare, ma nemmeno il nutrimento dei miei A-Mici, quanto la loro manipolazione digitale:
(Milla & Joe)
Immagini del 30 Agosto 2015 -- questo è il mio tipo di 'selfie'
Una particolarità quasi-soprannaturale di Joe, è qualcosa che avevo notata per un breve periodo anche nel mio Beniamino, che pure aveva un mantello modello "Europeo", biondo-rossiccio, ma con gli occhi ambrati anzichè verdi; solo ques'estate anche l'iride di Joe presentava una evidente eterocromia centrale, che ho cercato diverse volte di catturare in fotografia, ma di cui purtroppo questo è il risultato migliore:
Il fatto che un umanoide eterocromatico-centrale (com'è evidente nell'immagine del mio 'profilo' qui su Blogger.com) incontri dei 'gatti rossi' che poi, per un periodo più o meno breve, presentano la stessa caratteristica 'anomalia cromatica' nei loro occhi, è senz'altro degno del mio più grande interesse, come del resto è la stessa eterocromia centrale di cui tratto nel mio più vecchio sito internet --risalente alla fine degli anni '90, e dove ancora compare il mio antico "nome d'arte" Jasper Thompson-- ma ancora più interessante, dal momento che riguarda gli individui di un'altra 'specie', ed estremamente interessante, dal mio punto di vista, dal momento che si tratta dei miei (più grandi) A-Mici;
Nelle foto a bassa risoluzione questo è praticamente invisibile
solo nella "realtà" la cosa è molto più evidente
Alcuni dei momenti più lieti dell'anno passato (14 Set. 2015) con Milla & Joe all'ora di merenda
Joe e la Migia si contendono i tremendi Soft&Crock, sotto la Grande Quercia nel Novembre 2014
Sempre loro, in attesa del mio omaggio chimico nel Settembre 2015
Ritratto in "HD" della Milla con Joe di sfondo, sotto la Grande Quercia
Solo quest'inverno --la prima foto che ho scattata è del 1 Novembre 2015-- infine la Micia Biancanera ha deciso di unirsi alla Compagnia Della Grande Quercia, dopo mesi o anni in cui l'ho sempre vista solo di lontano, attraverso le sbarre di qualche giardino lì attorno; non conosco il suo nome, ma nemmeno se ne ha uno, e in ogni caso sarebbe un nome inventato dagli umanoidi, che non ha praticamente nessuna importanza, è soltanto una parola; così come io avevo 'battezzato' (gran brutto verbo, anche fuori dal contesto religioso) il mio Beniamino così soltanto perchè era di fatto il mio "beniamino", chiamerò qui per l'occasione la micia Biancanera per ovvi motivi; ma non ci sono parole adatte per chiamare lei, o nessun altro dei miei A-Mici, oltre "Miao":
Dopo tanto tenersi alla larga da me, quando ha deciso di avvicinarsi -forse attratta dal richiamo dei soliti biscottini chimici- si è comportata come la più tenera delle micie, e come in genere fanno tutti i miei A-Mici al nostro primo incontro; inutile aggiungere altre parole sulla bellezza unica del suo manto, e tantomeno del suo sguardo. Eccola in un ritratto a figura intera:
Così oggi la Compagnia Della Grande Quercia conta quattro componenti, oltre l'umanoide scrivente, e le riunioni del gruppo al completo, come quella dell'altro giorno, sono fonte di curiosità per il passante occasionale; al bambino che chiede alla mamma "come fa a chiamarli tutti?" la mamma risponde "è il cibo..." Ma cara signora mamma, dubito seriamente che se lei avesse una bustina -ma nemmeno un SACCO- di croccantini in mano sarebbe circondata dai miei A-Mici così come lo sono io... il cibo è soltanto un pretesto per radunarli attorno a -o finanche sopra di- me, e date le circostanze dei nostri primi incontri so per certo che non è per quello che ci siamo incontrati lungo le nostre strade...
Mi chiedo ancora cosa potrebbero mai dire i loro rispettivi ospiti (quelli che non ho mai visti) di queste immagini, di queste parole, delle mie "strane" abitudini --dal momento che non sono una vecchia pazza vestita di stracci-- e delle mie esclusive A-Micizie; se quanto scritto finora non bastasse, e non bastassero nemmeno le fotografie, aggiungo qui che di noi posso dire soltanto che siamo tutti, indistintamente, dei tipi solitari, che questa è la nostra natura, e che queste occasioni d'incontro collettivo, che per me sono indefinitamente più frequenti e più apprezzate di tutte quelle con i sapiens, rappresentano un diversivo per tutti noi che sicuramente non porterà mai nulla di negativo per nessuno -- a parte forse un pancino più rotondo del solito.
Infine, questa è di fatto l'unica vera compagnia che io frequenti, o abbia mai frequentata tanto a lungo durante tutto il periodo della mia annosa prigionia nella cittadina ai confini dell'universo; potrei continuare ad affidarmi al 'caso', alla fortuna, se vogliamo, per conoscere gente altrettanto simpatica e amichevole come quella mostrata più sopra, ma per quanto mi riguarda oggi non potrei ritenermi più fortunato del poter scrivere di questa particolare compagnia, la quale del resto non potrebbe avere un punto di riferimento meno significativo, o meno magico, della nostra amata Grande Quercia. E poi, chi diavolo se ne impipa di quello che hanno da dire gli stupidi umanoidi.
Con questo, ho esaurito l'argomento Felidi, l'unico che nel nostro mondo-di-parole, che è essenzialmente un continuo e inesorabile gioco-di-parole, giustifichi la scelta di un termine come A-Mici; ma le mie conoscenze non-umane come si è già visto prima non si limitano a questa Famiglia, alla quale mi sento di appartenere spesso molto più che non a quella dei mammiferi bipedi; è giunto infatti il momento di trattare di un'altra famiglia, a suo modo non meno amichevole nei miei confronti, che è quella chiamata (dagli umanoidi)
CANIDAE
Un post speciale in questo blog, e nel mio cuore, se lo meritano i miei più vecchi amici di questa Famiglia, i cui nomi estremamente Importanti ho scoperti soltanto nell'estate 2010, quando lo comunicai al mondo virtuale in quest'altro post; loro sono Dante e Beatrice:
Come ho già ricordato allora, per anni, ogni mattina, ho condivisa la focaccia della mia colazione con loro, che ho sempre visti attraverso queste sbarre; e dopo anni, quando torno solo occasionalmente nel paesino in cui abitano, il nostro incontro è sempre emozionante. Non ho mai conosciuti dei cagnolini tanto affettuosi.
Dante nel 2012
Dante in HD nel 2015.. il tempo non sembra essere passato per loro
L'unica volta in cui non ho visto Dante attraverso le sbarre è stata quando me lo trovai davanti sulla strada, il mattino del 16 Aprile 2013; evidentemente era riuscito a sgattaiolare fuori dal giardino, come in genere possono fare solo i felini. Non ho persa l'occasione di immortalare l'evento in questo scatto:
Credo che Dante sia un Pembroke Welsh Corgi, che scopro solo oggi significare "cane nano" in Gallese, e non potrebbe essere più adeguato; è davvero piccolino!
La sua inseparabile compagna Beatrice invece dev'essere un West Highland White Terrier, più o meno delle stesse dimensioni;
La sua inseparabile compagna Beatrice invece dev'essere un West Highland White Terrier, più o meno delle stesse dimensioni;
loro formano la coppia canina più adorabile che abbia mai vista, e dopo tanti anni temo che potrò soltanto cosa potrebbero mai essere i loro cuccioli, perchè purtroppo evidentemente non ne hanno mai avuti.
Beatrice in HD, ritratta nell'Ottobre 2015
L'adorabile coppietta nel 2005
Mi rendo conto solo ora di avere molti amici stranieri, e perlopiù Inglesi; oltre ai due qui sopra, entrambi di origine Britannica, anche la cara Briciola appartiene alla razza West Highland White Terrier , resa famosa dal logo del whisky Black&White:
Briciola è l'unica tra i prigionieri che conosca a chiamarmi da lontano mentre passo dalla sua via, nel caso mi dimenticassi di lei... Ma questo ovviamente non succederà mai.
--sì, sono tutti prigionieri, per la maggior parte del tempo--
Briciola è sempre particolarmente curata e spesso sfoggia una toilette corta durante la bella stagione, come in questo scatto dello scorso Novembre, che come si è già detto prima è stato il più primaverile mai registrato nella storia:
Qualche volta ha una mise più sbarazzina del solito, come questa:
E nel Giugno 2014, quando le ho chiesto di posare per una foto, invece di fargliela a tradimento, lei ha fatto questo:
!!!!
(Briciola con briciole di cracker)
Anche le piccole che incontro spesso -quasi ogni giorno- sulla via della Grande Quercia sono due "Westies":
e anche loro non disdegnano i crackers che però -scopro adesso- sono di origine Americana
Come per i Felidi, anche i Canidi che presento qui non sono stati 'adescati' con il cibo, ma anche in questo caso ho presa l'abitudine di portare con me una merendina durante il mio giro di visite quotidiano, cosa che ovviamente tutti loro accettano molto volentieri, assieme alle mie carezze:
almeno loro non dovrebbero aver problemi di intolleranza al glutine! Le due scatenate Westies sono spesso ricoperte di terra, malgrado siano acconciate alla moda, un indizio del loro carattere giocoso; di fatto, in mancanza di qualcosa di meglio da sgranocchiare si accontentano delle mie mani =)
Mercoledì 8 Luglio 2011 -riporta l'EXIF della foto- ho incontrati questi altri due simpatici Westies a zonzo in una zona piuttosto fuori mano
Allora non avevo ancora l'abitudine di portarmi dei crackers in tasca, ma nondimeno i due mi seguirono per un bel pezzo, dopo aver fatta la mia conoscenza, fino a che le nostre strade non si separarono.
Un altro doggie anglosassone che ho incontrato molto raramente, e sempre oltre le sbarre del cancello, è questo giocoso Airedale Terrier:
qui ritratto proprio nell'occasione (il 6 Aprile 2015, per la precisione) in cui trovai un intero sacchetto di tortine alla crema fresche e appena sbocconcellate abbandonato su un muretto; il motivo per cui l'avevo raccolto -come si sarà già immaginato il mio lettore a questo punto- era proprio di dividerle tra i miei amici prigionieri, l'unica ragione possibile per toccare quella roba a mani nude...
Questo, di cui ho accennato prima nella sezione Felidae, è Willy, un Golden English Cocker Spaniel
che abita sulla stessa strada della Grande Quercia, e come si è detto partecipa spesso -ma oltre le sbarre che qui non sono visibili- alle merendine della nostra compagnia di A-Mici.
Ho visto Willy sempre e soltanto da solo nel suo giardino-prigione, cosa che evidentemente lo rende molto triste:
glielo si legge negli occhi, ma i suoi uggiolii sono ben più strazianti...
Ancora un altro Inglese della serie è Attila, "il cane simpatico", un Jack Russell Terrier:
a cui ogni tanto porto uno spuntino; qui è nudo, ma in genere porta un giubbotto; in questa occasione unica l'ho immortalato mentre dividevo con lui un pacchetto di patatine --che non compro praticamente mai; il giorno era il 24 Agosto 2013
Anche lui è un Jack Russell, decisamente più slanciato di Attila, che ho conosciuto solo di recente, la foto è del 21.12.15; anche lui terribilmente solo, rinchiuso in un cortile del tutto sprovvisto di verde:
per il momento non conosco il suo nome, ma non ne sento il bisogno
Costui è Otto, un veterano di cui non saprei identificare la razza:
ma anche in questo caso, chi se ne importa; siamo amici, e questo basta ad entrambi
Di lui invece non so dire altro che la data dell'incontro, la stessa del "Jack Alto" di cui sopra, 21.12.2015:
So esattamente dov'è rinchiuso, ma non l'ho più visto da allora in quel giardino
Scooby, che si mette "sull'attenti" -come in questa immagine dell'Agosto 2012- ogni volta che mi vede, è diventato per così dire "strano" di recente; infatti è sempre ben disposto a lasciarsi carezzare, ma da un momento all'altro può tentare di mordermi, o perlomeno quella sembra la sua intenzione... L'ho evitato per un pezzo, e l'ultima volta che l'ho incontrato -pochi giorni fa- l'ha fatto di nuovo... Non so cosa pensare a questo proposito, ma l'unica cosa che posso immaginare è che trascorrere la maggior parte del tuo tempo in uno spazio di 1 metro x 3 può danneggiare seriamente il tuo sistema nervoso, a qualunque specie tu appartenga. Per questo, posso solo provare una gran pena per lui, senza alcun rancore.
Azzurra, che ho conosciuta quando era stata appena stata trasferita nel suo giardino-prigione, è un altro caso in cui la cattività ha resa inevitabilmente cattiva una cucciolona dolce e affettuosa, con la quale divisi -con il permesso speciale del suo "proprietario"- un pacchetto di Gusto, nel 2014. Da allora l'ho rivista in compagnia di un altro cane, simile a lei, ma invece di avvicinarsi in cerca di affetto si avventano entrambi sulle sbarre della cancellata abbaiando furiosamente, prede di una rabbia cieca, e apparentemente senza alcuna memoria di quei momenti di amicizia. In quest'ultimo ritratto, scattato il 2 Agosto 2014, quand'era ancora ben disposta nei miei confronti, è visibile il "gusto" al suolo, che non riuscì a mangiare a causa delle sue evidenti condizioni, per cui poi la imboccai molto volentieri. Povera Azzurra... Gli umani riescono sempre a rovinare tutto.
Di Corrado ho varie foto, ma sono state scattate tutte la stessa notte di capodanno del 2012:
e anche a causa della luce soffusa non sono granchè;
del resto c'è poco da dire di costui, se non che è un bouledogue français, che Wikipedia riporta correttamente essere di "carattere buono e dolce"; in effetti, era più o meno inanimato, malgrado l'occasione festiva in cui lo conobbi. Uno dei tipi più simpatici mai incontrati ad una festa, ma purtroppo non l'ho più rivisto da allora.
Rivedere Molly invece è sempre una gran gioia:
e anche in questo caso Wikipedia descrive correttamente la sua razza, il Samoiedo, come quella di una cane "bianco, soffice e allegro"; della sua sofficità estrema, surreale, ho questa prova fotografica:
La Molly è in pratica una nuvola con le zampe, fortunatamente sempre molto ben curata, come si conviene ad un esemplare di questa razza che -Wiki docet- è caratterizzata da "eleganza, vigore e agilità", e alla quale pure appartengono cani "estremamente docili e incredibilmente affettuosi"; sono tutti aggettivi adeguati per descriverla, anche se ovviamente per il legame particolare con il blogger non esistono parole; alla fine, anche lei è una prigioniera, e il contatto con il "mondo esterno" che io rappresento orgogliosamente è sempre un'occasione lieta per entrambi:
Perchè altrimenti, anche per i cani dalla indole più allegra, c'è soltanto la gran tristezza della solitudine
Ad una scenetta di gusto surreale con la dolce Molly protagonista, ho assistito qualche anno fa quando, passando per il suo cortile, e vedendola alzarsi e correre come sempre felice e scondinzolante verso di me, le toccai il naso con un dito; immediatamente, in una frazione di secondo, lei fece un giro completo su sè stessa, ritornando con il muso di fronte alla mia mano, letteralmente in un batter d'occhio; le toccai di nuovo il naso, e lei lo fece di nuovo, immediatamente, quasi che fosse una reazione automatica provocata dalla pressione di un bottone. Ho pensato che fosse soltanto un suo modo di scherzare, per farmi ridere, e devo dire che ci era riuscita perfettamente...
L'ombra delle sbarre incombe inesorabile sul candore niveo della Molly
Ho fatto appena in tempo a conoscere questa bella Dobermann, rinchiusa in un giardino in pieno centro città, e a diventare un suo buon amico, prima che i suoi ospiti umani traslocassero:
Il suo ritratto -unico- è dell'Aprile 2015; mi è dispiaciuto di non rivederla più, ma posso accontentarmi del fatto che almeno i suoi "proprietari" non le abbiano fatto quell'odioso lavoretto alle orecchie...
Ad una "razza" che al contrario è del tutto inconoscibile, almeno per me, appartiene lei:
di cui non conosco (ancora) il nome, ma che si è subito mostrata estremamente affettuosa e benissimo disposta nei miei confronti quando ancora -come in ogni altro caso- non le avevo offerto il solito cracker.
All'epoca era un mucchio di pelo ambulante
mentre la casa dei suoi ospiti umani era in via di restauro; più avanti l'ho rivista tosata e pettinata, e anche in compagnia di bambini, cosa che mi ha rassicurato sulla sua sorte... Mi chiedo, come si può reagire ad una simile richiesta:
(il 17 Maggio 2015)
mentre la casa dei suoi ospiti umani era in via di restauro; più avanti l'ho rivista tosata e pettinata, e anche in compagnia di bambini, cosa che mi ha rassicurato sulla sua sorte... Mi chiedo, come si può reagire ad una simile richiesta:
???
E questa è la mia puntuale risposta:
Data la sua acconciatura, ancora piuttosto arruffata, sono solito chiamarla "ricciolina"
Della Tilly, una tipetta estremamente popolare in città, potrei raccontare molto, da che l'ho vista crescere da questa misura in avanti:
ma in fondo so bene che è una cagnolina fortunata, e immagino che il suo stato di cattività urbana sia comunque preferibile anche per lei alla 'libertà selvaggia' alla quale era stata condannata in origine...
O almeno, lo spero.
O almeno, lo spero.
Queste due simpatiche cagnoline
di cui non ricordo i nomi -data l'importanza che do a questi dettagli- le ho incontrate una sola volta, malgrado io passi spesso e volentieri davanti al loro giardino; in particolare, lo sguardo della piccola a destra, a cui manca una zampetta, era qualcosa di indimenticabilmente umano -- ma in senso buono, se possibile.
Di Niala, questo raro Weimaraner ho già parlato in questo post del 31 Maggio scorso, in cui decantavo "il suo magnifico pelo grigio cangiante che ricorda il velluto";
Non ho mai vista tanta sofferenza e tanta tristezza nello sguardo di un animale, come in quello della "Lupa Solitaria"; di cui non conosco il nome, se mai ne ha uno.
Di Niala, questo raro Weimaraner ho già parlato in questo post del 31 Maggio scorso, in cui decantavo "il suo magnifico pelo grigio cangiante che ricorda il velluto";
e ancora -mi cito- "la sua giocosità travolgente (letteralmente), è uno dei cani con la più forte "personalità" che abbia mai avuto il piacere di conoscere; soltanto oggi su Wikipedia ho scoperti quei retroscena che un animalista non vorrebbe mai scoprire, e che determinano le caratteristiche comportamentali e fisiche di questa simpaticissima belva sanguinaria le cui qualità negative potevano derivare soltanto dall'imposizione della più letale belva sanguinaria al mondo, la quale per sua sfortuna è anche il suo unico possibile padrone. A cos' altro poteva mirare l'ammaestramento del maestro di morte...
Occasione più unica che rara, per me, di vedere l'esemplare di una razza eccessivamente costosa, un altro paradosso che si perpetua nel tempo malgrado l'abbondanza di "randagi" che affollano i canili del mondo"
Concordo con me stesso, e ribadisco quanto scritto allora
Al principio della via che porta ai boschi, dove ho incontrato il giovanotto felino che mi ha "aggredito" per coinvolgermi in un gioco scatenato di cui ho scritto prima, sono rinchiusi questi poveretti:
i quali sono tre, malgrado ne abbia fotografati soltanto due
Dal giorno in cui li ho conosciuti, attraversando il prato incolto che separa la strada di terra battuta dal cortile, non ho mai vista l'ombra di un essere umano che se ne prendesse cura, anche se evidentemente il posto -una ditta- è frequentato, e del resto non manca loro una cuccia, e presumo anche del cibo quotidiano; non di meno, la loro condizione di cattività e perenne solitudine è tanto ovvia che può far male anche al passante sensibile...
Questa è Biba, di cui ho accennato prima; è di razza Bovaro del Bernese, una cinquantina di chili di cucciolo gigante:
che malgrado viva in un bel giardinetto, ospite di una bella famigliola, ho sempre incontrata al mio passaggio, nel 99% dei casi, irrimediabilmente sola, a giacere in qualche angolo come un vecchio peluche abbandonato;
La mia mano serve come proporzione per le dimensioni del molossoide
Biba in un ritratto del 5 Ottobre scorso;
se già la condizione della Biba può mettermi a disagio, quella della "Lupa Solitaria" è talmente penosa che spesso evito -paradossalmente- di andare a visitarla soltanto per non provare un'altra fitta al cuore, che per me è inevitabile vedendola ridotta in simili condizioni:
Anche lei sempre sdraiata a sonnecchiare in completa solitudine, è però evidentemente trascurata ben oltre i limiti della decenza, ed emette un lezzo malsano avvertibile a distanza;
Le condizioni igieniche e psicologiche di questo bel Pastore Tedesco sono sempre state talmente drammatiche e penose da indurmi a chiedere aiuto a qualche ente per la protezione animali; la loro email di risposta mi assicurò che avrebbero inviato qualcuno per verificare la situazione, ma ancora dopo mesi, l'altro giorno, l'ho ritrovata nelle medesime condizioni, semplicemente disperate. Oltre alla puzza tremenda, la povera lupa fatica anche a muoversi, ed è facile capire perché eviti anche di alzarsi, vedendola barcollare verso di me quando le porto qualcosa da sgranocchiare...
Il 1 Luglio 2015 (dice l'EXIF) ho trovato per la strada questo "delizioso", o perlomeno freschissimo panino al prosciutto perso da qualcuno... A chi avrebbe mai potuto donarlo, il blogger vegano? Un indizio:
Non ho mai vista tanta sofferenza e tanta tristezza nello sguardo di un animale, come in quello della "Lupa Solitaria"; di cui non conosco il nome, se mai ne ha uno.
E' l'unico caso -non soltanto per quanto riguarda gli 'animali'- che abbia mai suscitato in me, oltre l'inevitabile e insopprimibile compassione, un istinto altrettanto forte di mania omicida, ovviamente nei confronti dei suoi 'padroni'... Chiunque permetta che una creatura dolce e sensibile come questa giaccia per tutta la sua vita in simili condizioni non meriterebbe di vivere; ma infine se ne occuperà qualcun altro... con il karma non si scherza...
Con queste dolenti note si chiude la galleria dedicata ai canidi; purtroppo non sono altrettanto numerose le mie conoscenze nella famiglia degli
nè tantomeno sono così frequenti le occasioni dei miei incontri con queste nobili creature prigioniere dell'uomo, che puntualmente richiamano alla mia memoria il popolo degli Houyhnhnms del capolavoro di Swift, i cavalli intelligenti e giusti, opposti agli Yahoos, gli umani stolti, selvaggi e brutali. Ma finirei anch'io per esser bandito dalla loro isola felice, proprio come il vecchio Lemuel, preso per uno degli odiosi Yahoos; mi devo contentare di pubblicare queste uniche due (buone) immagini degli adorati equini:
questa scattata al maneggio, del 5 Agosto 2009
e questa del 1 Marzo 2015, ricordo del triste -e significativo- episodio già narrato in questo post all'epoca
Sicuramente avrò di meglio in un prossimo futuro, ma altrettanto sicuramente non lo pubblicherò qui. Per la cronaca, io "possiedo" un cavallo, o perlomeno posso cavalcarlo liberamente (e senza sella), anche se purtroppo questo non è mai accaduto durante lo stato di veglia. Il "mio" cavallo-da-sogno è un leardo.
E' ora di un bel tuffo rinfrescante nel microcosmo:
Raro, quasi-unico avvistamento di un Papilionide al parco cittadino -- foto del 1 Luglio 2015
Questo per me rappresenta l'unico rapporto fisico con il possibile individuo del sesso opposto esperito su questo scenario tipicamente frequentato da coppie della medesima specie, invariabilmente grandi primati;
e per dirla tutta, è anche l'unico tipo di seduzione a cui non abbia potuto resistere in questa stessa location, fin dai remotissimi anni '80... Pertanto, questa è l'unica immagine che sia reperibile del blogger parcheggiato in compagnia di una femmina e appartato, come si conviene, su una panchina:
Il mio rapporto con gli insetti e in generale con le creature più piccole non è meno amichevole di quello con i vertebrati; spesso negli anni passati, quando lavoravo in un'officina, mi interrompevo quando qualche 'animaletto' entrato accidentalmente nel mortale macrocosmo rischiava la vita, per riportarlo al sicuro lontano dal pericolo costante che l'umanità rappresenta per tutti loro. Più di recente, facendo le pulizie ho riservato lo stesso trattamento a un'infinità di piccole creature, in particolare quest'estate, durante una breve invasione di cimici (Palomena prasina) e con una particolare attenzione per i ragni, che date le loro caratteristiche fisiche sono ancor meno visibili delle minuscole formiche. Mi sono reso conto di avere un debole per gli aracnidi, e che la mia simpatia è ricambiata quando, avvicinando loro un dito, essi allungano una zampetta per toccarlo, e invece di fuggire restano in quella posizione finchè non me ne vado. Potrà forse sembrare incredibile, ma come si vedrà in seguito questa reciproca attrazione non si limita a questa classe di artropodi.
Un simpaticissimo ragno saltatore (Phidippus audax) portato in salvo fuori dalla cucina nel Novembre 2014
Tutti i miei incontri con gli individui di questo tipo sono stati occasione di riflessioni finanche più profonde e interessanti di quelle derivate dai rapporti con le creature più grandi di qualunque specie; potrei dire infine che il mio interesse per tutti loro è inversamente proporzionale alle dimensioni, da che essi rappresentano una sorta di mistero infinitamente affascinante, come gli abitanti di una dimensione appena visibile, che in genere passano inosservati e che possono rivelare invece una bellezza immensa per l'osservatore attento.
Tutto è relativo, ma se consideriamo le proporzioni degli esapodi rispetto alle loro capacità, ci rendiamo conto di quanto sia straordinario questo microcosmo, anche trascurandone gli aspetti estetici che paradossalmente per molti risultano incomprensibili, e quindi addirittura repellenti; ma, ad esempio, un solo uomo nella storia è riuscito a sollevare quasi 500 Kg., e dopo una vita intera passata a sviluppare i muscoli necessari a farlo ha compiuta questa impresa unica per quei pochi secondi in cui è riuscito a trattenere il bilanciere sopra di sè.. alzando un peso pari a quasi 5 volte il suo peso corporeo. Ogni formica (Formicidae) delle centinaia appartenenti ad un qualunque formicaio è in grado di sollevare 10 volte il proprio peso per un tempo indeterminato; ma avete mai visto i "muscoli" di una formica?
Oppure ancora, citando Wikipedia: "La ragnatela risulta particolarmente resistente, il suo carico di rottura è confrontabile all'acciaio di alta qualità, pari a circa 1.3 - 1.65 GPa. Tuttavia la tela dei ragni è molto meno densa dell'acciaio; ed il rapporto tra carico di rottura e densità è 5 volte maggiore e 3 volte maggiore rispetto a fibre sintetiche come il Nylon."
Questi sono solo alcuni aspetti "superficiali" delle meraviglie del mondo degli insetti, ma credo che possano dare un'idea relativamente efficace, anche per il lettore meno sensibile alla loro bellezza, della emozione che essi riescono a trasmettere al blogger, senza per questo utilizzare alcunchè della loro incredibile potenza fisica. Sta di fatto che per me toccare un ragno è un'esperienza esaltante quanto potrebbe esserlo -se mai potessi farlo- carezzare una balena.
Tutto è relativo, ma se consideriamo le proporzioni degli esapodi rispetto alle loro capacità, ci rendiamo conto di quanto sia straordinario questo microcosmo, anche trascurandone gli aspetti estetici che paradossalmente per molti risultano incomprensibili, e quindi addirittura repellenti; ma, ad esempio, un solo uomo nella storia è riuscito a sollevare quasi 500 Kg., e dopo una vita intera passata a sviluppare i muscoli necessari a farlo ha compiuta questa impresa unica per quei pochi secondi in cui è riuscito a trattenere il bilanciere sopra di sè.. alzando un peso pari a quasi 5 volte il suo peso corporeo. Ogni formica (Formicidae) delle centinaia appartenenti ad un qualunque formicaio è in grado di sollevare 10 volte il proprio peso per un tempo indeterminato; ma avete mai visto i "muscoli" di una formica?
Oppure ancora, citando Wikipedia: "La ragnatela risulta particolarmente resistente, il suo carico di rottura è confrontabile all'acciaio di alta qualità, pari a circa 1.3 - 1.65 GPa. Tuttavia la tela dei ragni è molto meno densa dell'acciaio; ed il rapporto tra carico di rottura e densità è 5 volte maggiore e 3 volte maggiore rispetto a fibre sintetiche come il Nylon."
Questi sono solo alcuni aspetti "superficiali" delle meraviglie del mondo degli insetti, ma credo che possano dare un'idea relativamente efficace, anche per il lettore meno sensibile alla loro bellezza, della emozione che essi riescono a trasmettere al blogger, senza per questo utilizzare alcunchè della loro incredibile potenza fisica. Sta di fatto che per me toccare un ragno è un'esperienza esaltante quanto potrebbe esserlo -se mai potessi farlo- carezzare una balena.
Questo è un altro saltatore portato in salvo, che invece di cercare subito rifugio sul nostro gelsomino decise di esplorare il resto del mio corpo, fino a che non lo convinsi a ...saltare giù; l'evento fu immortalato nel Marzo 2014
Il 15 Maggio 2013 -secondo l'EXIF- salvai alcune api (Apis mellifera) destinate ad annegare in una bacinella sul terrazzo di un amico; ecco due prove fotografiche della mia eroica impresa:
Le piccole impiegarono lunghi minuti ad asciugarsi, con l'aiuto del solleone, ma infine ripresero il volo in perfetta forma... Salvataggio riuscito!
Questa invece è una vespa (Vespidae) trovata semi-congelata sul pavimento del reparto surgelati di un supermercato in città; la raccolsi, e dopo aver pagato alla cassa tenendola in una mano la portai con me nel parcheggio, dove infine la lasciai a scongelare tranquillamente su una foglia:
la data della straordinaria impresa è 10 Ottobre 2015
Una minuscola cavalletta verde (Tettigoniidae) rilasciata nel suo ambiente naturale (cioè, il verde =) il 24 Giugno 2013:
Anche le qualità cromatiche degli insetti non cesseranno mai di stupirmi, e di fatto come iscritto a svariati gruppi di estimatori degli insetti su Facebook sono costantemente, quotidinamente meravigliato dalla infinità di specie e sottospecie di cui il cittadino medio non può nemmeno immaginare l'esistenza; ogni giorno è l'occasione per scoprire qualcosa di nuovo e stupendo, e sarebbero necessarie varie vite per poter anche solo conoscere superficialmente tutte le specie esistenti, che secondo Wikipedia sono oltre un milione, pari a 5/6 dell'intero regno animale (!). Ancora, riguardo l'incredibile varietà delle forme e dei colori, anche soltanto il pensiero che esista qualcosa come una Subcoccinella vigintiquatuorpunctata, ovvero una piccolissima coccinella che reca sulle elitre gialle ventiquattro puntini neri --mai ventitrè, o venticinque, ma sempre e solo 24!-- può sembrare qualcosa di totalmente fantastico; eppure, malgrado la scarsa risoluzione del telefonino, e l'inevitabile fuori fuoco, sono riuscito a fotografarne una:
per la precisione, il 1 Luglio 2015 (lo stesso giorno in cui vidi il Papilionide di cui sopra, e in cui trovai il panino al prosciutto! .. che giornata indimenticabile!)
E che dire di questo coleottero verde "metallizzato" (Cetonia aurata) immortalato il 6 Novembre 2012?
La Vanessa Atalanta, altresì nota in Italia come Vulcano, e nel mondo anglofono come "Red Admiral" (Ammiraglia Rossa) è spesso la prima e l'ultima farfalla a transitare a queste infelici latitudini durante la bella stagione, e talvolta ben oltre, quando ci si immagini che le farfalle non volino affatto; tant'è vero che ne ho viste diverse di passaggio in volo durante tutto l'inverno, e anche l'altro giorno, quando infine (tra Gennaio e Febbraio) le temperature sono discese abbastanza da esser prese per un leggero sintomo dell'inverno.
Il loro comportamento abituale nei miei confronti, che mi coinvolge emotivamente in una sorta di frenesia amorosa durante i loro giochi aerei, nei pomeriggi assolati al parco cittadino, non è tanto raro quanto pensavo, da che questa specie è nota per dimostrarsi amichevole con l'uomo, posandosi su di lui -come su di me =)
Una Atalanta su una foglia secca, ritratta il 7 Novembre 2013
(02.10.2014)
L'amica Vanessa sulla mia spalla, sullo sfondo del parco (29 Settembre 2014)
Questo per me rappresenta l'unico rapporto fisico con il possibile individuo del sesso opposto esperito su questo scenario tipicamente frequentato da coppie della medesima specie, invariabilmente grandi primati;
e per dirla tutta, è anche l'unico tipo di seduzione a cui non abbia potuto resistere in questa stessa location, fin dai remotissimi anni '80... Pertanto, questa è l'unica immagine che sia reperibile del blogger parcheggiato in compagnia di una femmina e appartato, come si conviene, su una panchina:
Se per il mio lettore è ancora diffile credere che gli aracnidi possano 'stringermi la mano', come di fatto accade abitualmente, non posso dargli torto in quanto non ho prove fotografiche da produrre a sostegno di questa meravigliosa realtà; in compenso, il giorno 29 Settembre 2014 ho scattate queste a riprova del fatto che ciò è avvenuto con una Atalanta posata al suolo, un evento già descritto in questo post all'epoca. Ecco infatti il magico momento in cui, anzichè involarsi in cerca di salvezza dal gigantesco umanoide, la stupenda creatura ha allungata la sua zampetta --organo di gusto-- per assaggiarmi:
E sicuramente le sono piaciuto abbastanza da permettermi di scattare quest'altra foto ravvicinata:
Può apparire strano che un mondo pieno di tanta meravigliosa bellezza, da potersi paragonare ad un paradiso, possa facilmente essere esperito come un vero e proprio inferno dal cittadino moderno, ma non ho mai avuti dubbi sulla completa artificialità delle nostre più comuni abitudini imposte da tempo immemorabile e generalmente accettate in massa dagli occupanti di un habitat affatto innaturale, del tutto alieno rispetto all'armonia cosmica di cui partecipano tutte le "altre specie" viventi sul piano terreno -- o terrestre. Già soltanto il fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini mondiali mantengano nel corso dei decenni della loro esistenza le più deleterie e malsane abitudini di una dieta alimentare "saprofita", che contempla il consumo regolare di cadaveri, senza contare le innumerevoli varietà di veleni posti in vendita dalla 'industria alimentare', con i suoi cibi preconfezionati, precotti, preparati nei peggiori modi possibili e immaginabili, dall'uso comune e ovviamente assurdo di nutrirsi del latte di una specie differente, rifilato subdolamente in ogni sorta di 'prodotto alimentare', dall'accettazione in massa dei mezzi di trasporto meno 'eco-sostenibili' e meno "intelligenti" che si possano immaginare, fino a quella di una perenne schiavitù vissuta ripetendo attività che infine, ognuna in vario grado ma tutte indistintamente, non possono che mantenere invariato, generazione dopo generazione, questo abominevole stato delle cose, sono tutte prove inconfutabili del fatto che soltanto la eterna abulia e la mera rassegnazione del gregge cattolico sono di fatto la sola causa possibile del paradossale orrore quotidiano, di questo paradiso trasformato in un inferno terrestre.
E per concludere il discorso con la prova più evidente e incontrovertibile della insensibilità che non è in alcun modo giustificabile con l'estrema ignoranza massiva della moderna Utenza Globale, convinta di vivere su un gigantesco pallone rotolante in uno spazio infinitamente vuoto come tante teste umane, vado a terminare questo post interminabile con i due esempi che più di ogni altro dimostrano la realtà di un immenso paradosso rappresentato dal dominio dell'"homo sapiens" (nome che appare più che mai ironico in questo contesto) sullo scenario di un mondo devastato dalla sua innegabile stupidità;
Al contrario di tutte le specie viste finora, questa per me non rappresenta una rarità soltanto e soprattutto nell'ambiente urbano della mia cattività a cielo aperto, ma in generale, nel corso della mia intera vita, ho avute ben poche occasioni di incontrare qualche individuo di questa famiglia, condannata da sempre e letteralmente al giogo dall'essere umano, per divenire la vittima preferita dell'industria alimentare e a sua volta la condanna del consumatore saprofita e necrofilo che oggi del resto ha tutta la conoscenza necessaria per evitare gli esiti nefasti delle "carni rosse", denunciate di recente dall'OMS come causa dei peggiori mali. Nel paradosso costante e inesorabile vissuto quotidianamente dal cittadino, i rappresentanti della specie che viene allevata e sistematicamente sterminata nell'ordine delle centinaia di milioni ogni anno è altresì la meno presente all'interno del suo habitat artificiale, e questo ovviamente è un gran vantaggio per la potentissima industria dell'allevamento dal momento che la bontà dei bovini sarebbe apprezzabile e ovvia innanzitutto al contatto con la creatura vivente, integra e respirante, prima di essere scannati e fatti a pezzi per essere ingurgitati dai consumatori, che dal canto loro trovano i loro resti mortali ridotti a misura delle loro fauci in pratiche, asettiche confezioni nei frigoriferi del supermarket, e tendono a mantenere costante la loro madornale ignoranza sulla realtà invariabilmente ripugnante e inumana (di fatto, esclusivamente umana) che soggiace all'orrendo mercato delle carni di ogni genere.
Purtroppo in questa occasione più unica che rara (vissuta domenica scorsa, il 31 Gennaio 2016) non avevo con me un telefonino degno di ritrarre questi miti colossi con una definizione adeguata alla loro bellezza, ma del resto posso considerare l'evento abbastanza fortunato, occorso al momento giusto per completare questo post con le immagini di stupende creature che mai prima d'ora, nei confini di questa città, avevo viste per intero.
Questo bel "vitello" in particolare, era piuttosto curioso nei miei confronti, ma anche abbastanza diffidente da non accettare la mia offerta di fieno che avevo strappato per lui
Sarebbe certamente una lezione importante per ogni 'cucciolo d'uomo' in età scolastica, quella in cui potesse rendersi conto personalmente e direttamente che quella "qualità di carne" che ha sempre conosciuta come 'vitello' corrisponde, nella realtà di quei fatti esclusi dal suo habitat artificiale, ai resti di un bellissimo cucciolo di mucca dal pelo morbido vellutato come questo... Come può qualcuno voler mangiare qualcosa che io potrei solo -come si usa dire- "mangiare di baci"?
Eppure, devo ammetterlo, l'ho fatto anch'io per tanti anni, semplicemente ignorando più o meno completamente la realtà, evitando di pensarci per un solo istante; e in fondo quell'istante basterebbe per chiunque, per prendere coscienza di quanto sia più che sbagliato, del tutto irresponsabile, una vera follia.
Bastano solo pochi minuti circondati da queste creature evidentemente buone, calme e remissive, timide ed elusive, per rendersi conto dell'immenso errore che corrisponde all'orrore dei mattatoi, la tappa finale e inevitabile di una vita di reclusione nelle mani della bestia antropomorfa. E' un'esperienza rara, che consiglierei a tutti gli irriducibili cittadini carnivori di questo mondo, abituati da sempre a 'cogliere' le loro bistecche dagli scaffali come se fossero i frutti di un magico albero del male che infine non mancheranno di causare nei loro organismi tutte le sofferenze che ognuno di loro si merita, soltanto per avere negata a sè stesso la conoscenza della pura e semplice bellezza condannata alla distruzione dalla sua ignoranza, più o meno inconsapevole, della realtà naturale che permane invisibile oltre le mura delle città di tutto il mondo.
Bastano solo pochi minuti circondati da queste creature evidentemente buone, calme e remissive, timide ed elusive, per rendersi conto dell'immenso errore che corrisponde all'orrore dei mattatoi, la tappa finale e inevitabile di una vita di reclusione nelle mani della bestia antropomorfa. E' un'esperienza rara, che consiglierei a tutti gli irriducibili cittadini carnivori di questo mondo, abituati da sempre a 'cogliere' le loro bistecche dagli scaffali come se fossero i frutti di un magico albero del male che infine non mancheranno di causare nei loro organismi tutte le sofferenze che ognuno di loro si merita, soltanto per avere negata a sè stesso la conoscenza della pura e semplice bellezza condannata alla distruzione dalla sua ignoranza, più o meno inconsapevole, della realtà naturale che permane invisibile oltre le mura delle città di tutto il mondo.
La visione finale del pastore, con il suo tipico bastone, che radunava il gregge al seguito del piccolo branco di vacche mi ha ripiombato, dopo qualche decina di minuti di estasi bucolica, alla cruda realtà di tante creature innocenti ignare del loro destino, poichè è ovvio che nè costui nè altri allevatori al mondo si "prendano cura" del proprio bestiame soltanto per godere della loro compagnia... Lo sappiamo tutti, ci sono "animali da compagnia" e "bestie da macello"... Dopo averle tenute prigioniere e spremute per una vita intera, fino al momento deciso dal volere e dalla necessità del 'padrone', finiranno tutte indistintamente allo stesso modo, nei piatti dei consumatori ben lieti di fagocitare un prodotto 'biologico', come se invece tutto il resto provenisse da fabbriche di carni sintetiche... Ma perchè invece questi non vengono etichettati come prodotti 'tanatologici', che è un termine decisamente più adeguato alla realtà delle cose?
Con tutta la loro possenza
(questo bove scornato era alto quanto me)
i docili giganti insieme agli ovini si lasciavano condurre dall'omino con il suo temibile pezzo di legno nella mano, che mi ha ricordato inevitabilmente il così detto pastorale dei preti, il "bastone simbolico" con il quale i "vicari di dio" menano il loro gregge - o branco- lungo la via del peccato più grave e più imperdonabile al mondo, quello della ignoranza e -peggio ancora- della negazione della realtà di questo 'paradiso proibito' che l'umanità trasforma quotidianamente in un inferno per miliardi di innocenti e infine anche per sè stessa, condannata agli effetti collaterali di una dieta mostruosa e all'esistenza sintetica di una schiavitù imposta su basi completamente artificiali e naturalmente inaccettabili da chiunque non sia disposto a sottomettersi ad una 'autorità' presunta, la quale può esistere solo nelle menti più malate e più perverse che siano mai esistite sulla faccia della Terra.
Ma non c'è limite alla follia dell'uomo, e purtroppo all'ultima voce del mio post corrisponde la più estrema perversione possibile, il più chiaro, lampante sintomo di una demenza totale e irrimediabile, le cui vittime sono tanti, innumerevoli, sfortunati individui appartenenti al "Gruppo" chiamato
Ed è un paradosso-nel-paradosso, quello che presento qui, in un mondo dove mangiare carne di pesce non è più o meno comune del mangiare quella di svariate specie di vertebrati terrestri, per cui lo stesso discorso di cui sopra vale per i divoratori di cadaveri di questi e di quelli indistintamente; ma tutto ciò non basta, e l'estremo paradosso dei pesci rossi, come del resto di ogni 'pesce da acquario' è più che mai significativo per illustrare la completa idiozia di chi, ormai completamente estraniato dall'armonia naturale, può in qualche inspiegabile modo "godere" della vista di una creaturina costretta in un vaso d'acqua quando il suo ambiente naturale sarebbe un fiume o un intero lago. Questo -tra milioni- è anche il caso di Arturo
che appartiene appunto alla specie dei così detti "pesci rossi" (Carassius auratus) e che sono costretto a vedere una volta alla settimana, per "motivi di lavoro"...
Per quanto sarebbe molto meglio per me cercare di ignorarlo, per non riprovare ogni volta una fitta al cuore, è inevitabile per me pensare che malgrado tutto anche quei pochi istanti della mia vicinanza siano per lui una effimera alternativa alla vita di eterna solitudine a cui è costretto, all'interno di quella vaschetta con l'unica compagnia di una pianta di plastica. E in effetti il povero Arturo sembra gradire la mia compagnia quando, infilando il dito nell'acqua egli si avvicina per lasciarsi sfiorare il dorso, accettando di buon grado le mie "carezze" digitali. Fortunatamente non conosco nessuno che tenga un canarino, o altri volatili in gabbia, che è un' altra follia ingiustificabile per chiunque si ritenga un individuo ragionevole, dotato di facoltà mentali, ma l'estremo paradosso del pesce, che al contrario non vive nel nostro stesso elemento per cui è necessario mantenerlo in una vaschetta piena d'acqua, è ancor più calzante come esempio della nefandezza che è unica e caratteristica dell'uomo.
Pensavo di concludere questo post con il peggiore esempio possibile e immaginabile, ma proprio oggi, durante il mio consueto giro di visite ai miei amici prigionieri, ho avuta la sfortuna di vedere il corpicino di uno scoiattolo bruno che giaceva bocconi sul lato della strada, evidentemente stirato da un'automobile. E' il secondo, dopo l'orrenda visione avuta la scorsa estate del cadavere straziato di quello rosso, che avevo soprannominato appunto Fulvio, e che per tanti anni avevo ammirato saltellare sui prati e arrampicarsi sugli alberi del parco; con questo, temo proprio che i piccoli, magici abitanti di quell'unico angolo di pace in città siano definitamente estinti, e con loro è morto un intero mondo, l'unica piccola illusione rimasta di una zona neutrale, di un possibile compromesso tra l'artificio urbano e la natura, rinchiusa in un grande giardino pubblico. Sono tornato a casa per finire di scrivere questo in uno stato di depressione totale, attraversando le strade come sempre gremite di automobili, semplicemente disperato; perchè sembra davvero non esserci alcuna speranza, per chi accetta ogni giorno come ha sempre fatto questa forma di cattività che è inevitabilmente sinonimo di cattiveria...
Mentre ancora il pubblico tele-vedente, il telespettatore e consumatore di tutto, di prodotti dell'industria alimentare come di quella dell'"intrattenimento", teme l'invasione più che improbabile di "alieni" a bordo di macchine dotate di raggi distruttori, il mondo è interamente invaso da gente alienata, piloti di macchine che appestano l'ambiente e schiacciano -accidentalmente, per carità!- le più meravigliose creaturine rimaste... Ormai la maggioranza degli abitanti di questo mondo non mi sembra altro che il contenuto delle automobili, così come delle scatole di cemento in cui si nutrono, dormono e si riproducono, in simbiosi con i loro televisori e i loro iphones, non sembrano essere altro che robot programmati da principio per svolgere qualunque genere di attività ideata per mantenere invariato il peggiore degli stati possibili sulla Terra, per divorare cadaveri, ammalarsi e vivere una intera vita malata, in cui produrre una infinità di cose inutili in cambio del denaro che poi spenderanno in una infinità di cose inutili, e perlopiù dannose per loro come per chiunque.
Questo "inferno" urbano per me è evidentemente ogni giorni più infernale, aggravato ulteriormente dalla 'invasione silenziosa' di ogni sorta di gentaglia da ogni angolo del mondo, che è altrettanto e ancor più disposta ad accettare ogni assurdità della 'globalizzazione', o 'americanizzazione' convinta di migliorare il proprio status rispetto al residuo di umanità da cui per un motivo o per l'altro sono fuggiti... e intanto il "paradiso" permane intatto, immacolato, alla larga dagli orrori mutanti dell'antropizzazione, che è sinonimo di industrializzazione, e sempre più distinto e più distante da qualunque cosa potesse mai significare, in qualche tempo che non è Qui e Ora, l'essere semplicemente, naturalmente umani.
Come premesso, concludo con un'immagine del mio unico, insostituibile, e indimenticabile Beniamino:
Mentre ancora il pubblico tele-vedente, il telespettatore e consumatore di tutto, di prodotti dell'industria alimentare come di quella dell'"intrattenimento", teme l'invasione più che improbabile di "alieni" a bordo di macchine dotate di raggi distruttori, il mondo è interamente invaso da gente alienata, piloti di macchine che appestano l'ambiente e schiacciano -accidentalmente, per carità!- le più meravigliose creaturine rimaste... Ormai la maggioranza degli abitanti di questo mondo non mi sembra altro che il contenuto delle automobili, così come delle scatole di cemento in cui si nutrono, dormono e si riproducono, in simbiosi con i loro televisori e i loro iphones, non sembrano essere altro che robot programmati da principio per svolgere qualunque genere di attività ideata per mantenere invariato il peggiore degli stati possibili sulla Terra, per divorare cadaveri, ammalarsi e vivere una intera vita malata, in cui produrre una infinità di cose inutili in cambio del denaro che poi spenderanno in una infinità di cose inutili, e perlopiù dannose per loro come per chiunque.
Questo "inferno" urbano per me è evidentemente ogni giorni più infernale, aggravato ulteriormente dalla 'invasione silenziosa' di ogni sorta di gentaglia da ogni angolo del mondo, che è altrettanto e ancor più disposta ad accettare ogni assurdità della 'globalizzazione', o 'americanizzazione' convinta di migliorare il proprio status rispetto al residuo di umanità da cui per un motivo o per l'altro sono fuggiti... e intanto il "paradiso" permane intatto, immacolato, alla larga dagli orrori mutanti dell'antropizzazione, che è sinonimo di industrializzazione, e sempre più distinto e più distante da qualunque cosa potesse mai significare, in qualche tempo che non è Qui e Ora, l'essere semplicemente, naturalmente umani.
Come premesso, concludo con un'immagine del mio unico, insostituibile, e indimenticabile Beniamino:
che ha vissuto con me sotto tre tetti diversi nel corso degli anni, nelle più piacevoli e nelle più spiacevoli condizioni possibili e immaginabili, e anche nelle più inimmaginabili. Lui è stato molto più di un semplice amico, ma soltanto dopo la sua scomparsa ho potuto comprendere che magici personaggi come lui rappresentano per gli uomini dei grandi cicli di cambiamenti, di crescita, di una evoluzione interiore che non potrebbe aver luogo senza la loro presenza al nostro fianco. Anche se vivono tanto poco rispetto a noi, i periodi trascorsi con loro corrispondono ad epoche, sono vite all'interno della nostra vita, e tra tutte quelle degli umanoidi che l'attraversano lasciando ricordi belli e brutti, motivi di lacrime e di sorrisi, cicatrici e vecchie fotografie, le loro memorie sono le più care e le più inestimabili perchè, proprio come durante il loro breve soggiorno con noi sulla Terra, non ci sono letteralmente parole per esprimere i nostri legami.
Perchè non servono.
Addendum (8.05.16)
Addendum (8.05.16)
"Non hai vissuto oggi fino a che non hai fatto qualcosa per qualcuno che non potrà mai ripagarti."
Sarà vero? Una cosa vera è che faccio molto poco per i miei amici, ma è molto più di quanto facciano gli altri, in generale. E poi è sempre una questione di punti di vista; per qualcuno anche quel poco può essere tutto.\